La presa di posizione di un collega Infermiere dopo la partecipazione di Barbara Mangiacavalli (IPASVI) alla trasmissione di La7.
Carissimo Direttore,
Tagadà è una trasmissione di La7 che mi piace molto perché tratta temi di attualità mettendo a confronto professionisti e profani da cui scaturiscono discussioni interessanti. Tagadà ha offeso la classe infermieristica (di cui io faccio parte) perché sostiene che gli infermieri non hanno le dovute competenza per assegnare un codice di priorità per gli accessi al pronto soccorso. Io però non mi sento offeso perché credo che il dovere di ogni giornalista sia quello di fare domande, mentre il dovere del potere è rispondere. Sulla carta almeno.
Oggi a Tagadà è ospite Barbara Mangiacavalli, presidente della federazione nazionale Ipasvi. Non certo la massima espressione del potere in questo paese, ma che sicuramente ne fa parte.
La signora Tiziana Panella, che conduce la trasmissione, ha incalzato con il suo eloquio e la sua attitudine a fare domande la Mangiacavalli che alla fine non è riuscita a convincere sul fatto che l'infermiere triagista viene formato adeguatamente per svolgere quel compito, avvalendosi di adeguati protocolli di valutazione. Ha tartagliato, ha parlato di leggi e si è fatta mettere all'angolo. Non ha saputo tenere testa alla giornalista. Se fossi stato un semplice cittadino avrei probabilmente sposato la tesi della signora Panella e avrei preferito che a valutarmi, al mio ingresso in pronto soccorso, ci fosse un medico e non un infermiere, ma io so che non è così e so anche che la verità è molto più complessa di quella che vuole far apparire la giornalista di La7: medico e infermiere sono entrambi fallibili e possono commettere errori di valutazione, ma ciò non dipende dal valore del titolo quanto dal grado di esperienza e da una moltitudine di attitudini personali che non si possono insegnare ne apprendere. Esistono ottimi medici e ottimi infermieri così come esistono medici mediocri e infermieri incompetenti.
La bravura di un dirigente sanitario consisterebbe nell'individuare le eccellenze e destinarle ai posti chiave perché è evidente che se affidi una Ferrari nelle mani di un pilota scarso arriverà sempre tra gli ultimi infondo alla griglia.
Ritornando alla Mangiacavalli, eviti di andare in TV a parlare di "applicazione rigorosa dei protocolli" perché non interessa proprio a nessuno, e se non è capace di spiegare con parole semplici ad un pubblico di profani perché sia un infermiere a fare la valutazione sulla porta allora è meglio restare a casa.
Della Legge del 90 e dei protocolli il cittadino medio se ne infischia, vuole solo la risposta ad una semplice domanda: perché cavolo devo aspettare 6 ore per capire da cosa proviene questo dolore intenso alla schiena che mi affligge?
E già che c'è spieghi a tutti noi perché bisogna pagare tra i 50 e 60 euro all'anno, a prescindere dal fatto che una persona lavori o meno, per un collegio che non serve a nulla se non a fornire un pezzo di carta da allegare ad una domanda di concorso.
Francesco, Infermiere
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