Negli ultimi anni abbiamo assistito all’evoluzione dell’organizzazione e delle professioni sanitarie, in primis il ruolo degli infermieri quale una professione autonoma con una solida base formativa, che ha assunto incarichi e responsabilità crescenti. Questo però non sempre si riflette in un giusto riconoscimento a livello lavorativo. Leggiamo l'esperienza di Sergio, infermiere, che ha faticato molto sui libri e che ha visto infrangersi il suo sogno per "esigenze organizzative".
La storia di Sergio, infermiere, e del suo sogno infranto
Oggi si parla spesso di modelli assistenziali innovativi (Cronic Care Model, Patient Engagement), insomma di ospedali che cambiano e di articolazione della rete ospedaliera in hub & spoke con poli di assoluta eccellenza in tutti i campi che può avere successo solamente con una organizzazione multi-professionale basata sull’interdisciplinarietà dell’assistenza (si vedano i PDTA).
Ne consegue che nell’ottica dell’ottimizzazione delle risorse in un ambito così complesso come quello sanitario e focalizzando l’attenzione sulle politiche sanitarie, che impongono alle strutture ospedaliere un rigoroso controllo della spesa, mi chiedo quanto possa crederci una struttura ospedaliera hub del Meridione nella valorizzazione del personale.
Da sempre sappiamo come le Aziende Sanitarie facenti parte di regioni virtuose come Emilia Romagna, Toscana, Lombardia e Lazio abbiano investito, e continuino a farlo, nella formazione.
Occorre un’iniezione di cambiamento culturale in alcuni vertici aziendali per meglio comprendere che solamente il management delle competenze e la costante formazione rappresentano un fattore strategico per il funzionamento organizzativo.
I professionisti sanitari, in particolare giovani ambiziosi altamente qualificati, non dovrebbero essere visti dai direttori generali come una minaccia nell’assetto organizzativo, bensì una nuova risorsa che possa rispondere alle richieste degli utenti sempre più esigenti.
E così, dopo anni di sacrifici sui libri per poter conseguire master e corsi di perfezionamento, finalmente la prestigiosa Agenas mi propone un incarico, ovviamente a seguito di concessione di un periodo di aspettativa.
Ebbene, è il sogno di migliaia di infermieri. Ci siamo, ce l’ho fatta!
Ed invece no. Risultato: sogno infranto da un’aspettativa non concessa dall’amministrazione di appartenenza per esigenze organizzative.
Siamo numeri... solamente numeri!
Sergio Guarente, infermiere, dottore Magistrale
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