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LA MELA E L’UVA. Il valore di una “e”.

di Redazione

Abraham-Maslow

Belli i tempi nei quali pensavamo con certezza che le persone diabetiche dovevano mangiare le mele e non l'uva. La mela soddisfa il bisogno, l'uva il desiderio individuale che non va assecondato.

BERGAMO. Insegnavamo agli infermieri che la pianificazione di assistenza infermieristica doveva in primis chiarire la divergenza tra bisogno e desiderio e procedere verso il primo senza indugio. Si sa, le certezze non sono mai buona cosa e, per fortuna, prima poi si incrinano facendo scoprire strade nuove.

Non c’è infermiere italiano che non abbia incontrato nella sua formazione o nelle sue letture Abraham Maslow (1908/1970). Un po’ di confusione nelle traduzioni di letteratura infermieristica statunitense degli anni ottanta ha fatto addirittura pensare che egli fosse stato un infermiere e molto si è fatto dire a lui senza che questo dire si trovi nei suoi scritti originali.

PiramideAbraham Maslow

La piramide di Abraham Maslow.

La società americana, subito dopo la seconda guerra mondiale, è la prima a crescere in complessità e a porre in crisi il cosiddetto algoritmo risolutivo centrale, invece, nelle due grandi scuole psicologiche del tempo (neocomportamentismo  e Gestalt). Vi era bisogno di una terza via di interpretazione del vivere e della risoluzione dei problemi; nacque così la psicologia umanistica chiamata anche, appunto, la terza psicologia. Maslow, con Murray, ne fu artefice e padre. Il suo lavoro di studio e di classificazione dei bisogni dell’uomo  nonché della modalità per risolverli, è oggi da considerarsi approccio storico poiché la conoscenza scientifica del vivere umano rispetto al bisogni ha fatto, anche in ambito infermieristico, numerosi e diversi passi, ma lo portiamo qui alla ribalta per una suggestione che egli ebbe che sembrò quasi profezia dell’oggi.

Nel suo testo fondante Motivazione e Personalità (1954) oltre a identificare la nota gerarchia di prepotenza relativa dei bisogni si trovò a non riuscire a catalogare alcuni atteggiamenti che pose a margine del suo studio. Non tutte le persone si muovevano infatti nella chiara direzione che va dai bisogni fisici verso i bisogni di autorealizzazione; qualcuno sovvertiva l’ordine inserendo atteggiamenti che allora nulla avevano a che fare con il concetto di bisogno.

In altre parole se la gerarchia maslowiana postulava  come  le persone per poter studiare dovessero prima aver mangiato e dormito, apparivano singolari casi in cui, per poter comprare trucchi e belletti o abiti di firma,  le persone rinunciavano a mangiare. Fatto allora scandaloso che sovvertiva l’ordine delle cose e che apriva domande che vennero tenute ben confinate.

Appariva il mondo del desiderio chiamato a scontrarsi col mondo del bisogno.

Maslow lo notò negli anfratti del suo lavoro (bisogni estetici) e la prima attività teorica infermieristica che attinse dalla psicologia umanistica ne occultò l’esistenza.

Sono passati sessant'anni dalla visione della psicologia umanistica e grandi scienziati infermieri (Orem, Cantarelli, Rizzo Parse, Watson) hanno intrapreso altre vie esplicative che oggi trovano compimento.

Il continente europeo, come tutte le società post-industriali, ha oggi superato i propri confini di salute oggettiva e quantitativa aprendo orizzonti del concetto di salute che la storia mai ha conosciuto.

I mutamenti epidemiologici e demografici del nostro paese lo portano tra le vette della classifica mondiale della salute come benessere orientata alla personalizzazione e alla attenzione qualitativa.

Celebriamo, per la prima volta nella storia di occidente, una separazione del concetto di salute e di sanità e la salute sempre meno appartiene ai professionisti sanitari.

Non esiste più il bisogno, ma il mio bisogno. Nasce il desiderio, che dapprima relegato nei meandri della psicologia diviene realtà quotidiana del vivere.

Ogni gerarchia è sovvertita e l' oggettivo incontra il soggettivo.

Lo spiraglio che Maslow aveva intravisto diviene vita comune.

La mela e l' uva trovano una relazione, una “e” che ammette una possibilità di dialogo.

In un epoca come la nostra il senso delle cose è più racchiuso nella relazione tra i concetti che nei concetti medesimi..

Durante la crisi economica che ha colpito il paese negli ultimi anni, vi sono mercati che hanno meno sofferto di altri o che addirittura non sono stati toccati in diminuzione: i cosmetici e la cura del corpo, le attrezzature molto sofisticate di cucina, la tecnologia soprattutto di comunicazione.

Siamo donne e uomini disponibili a mettere in discussione alcune  cure cliniche pur di possedere lo smartphone appena arrivato sul mercato.

Il concetto di priorità perde la sua definizione originale, e mette a dura prova il sapere dei professionisti sanitari..

Nella comparsa di questo nuovo dualismo interpretativo tra bisogno e desiderio la scienza infermieristica è, tra le scienze sanitarie, la più pronta ad affrontare questa evoluzione del vivere.

Pronta in senso teoretico per la sua concezione di uomo; pronta per la ricchezza teorica verso i costrutti teorici del divenire; pronta perché ha dimostrato di saper con-prendere gli esuberi empirici che demografia ed epidemiologia propongono.

L'assistenza infermieristica, al di là del bisogno, sa di dover far fronte al desiderio di cura, che è altro e oltre il bisogno.

Ad esempio, Marisa Cantarelli, superando definitivamente l'obsoleto universo hendersoniano, con il Modello delle Prestazioni Infermieristiche, coniuga al meglio bisogno  e desiderio, identificando quali componenti del Bisogno di Assistenza Infermieristica, la componente bio fisiologica ( ovvero il bisogno oggettivo in senso stretto), la componente psicologica e la componente socioculturale ( definenti la soggettività percettiva e quindi il desiderio).

Cosi tutti i lavori teorici di Rizzo Parse e di Watson che permettono un confronto con l’alterità solido e efficace.

L’esperienza di ricerca e di studio maturata dentro tante associazioni infermieristiche  specializzate verso l’assistenza di alcune categorie di persone con malattie croniche ( persone stomizzate, persone diabetiche, persone disabile, persone dializzate, ….) ha ben saputo sviluppare conoscenza capace di giungere al bisogno per tramite del desiderio.

La maggiore autodeterminazione nelle cure delle persone prese in carico, il cambiamento della relazione tra l infermiere e il cliente, la ricerca del concetto di salute come divenire, la definizione di fragilità e cronicità come condizione esistenziale di tenute persone, la comparsa di stati di disagio che aprono nuovi malesseri, sono tutti segni della volontà e necessità di trovare un nuovo equilibrio tra il bisogno oggettivo e il desiderio soggettivo.

La disciplina infermieristica ha costrutti teorici capaci di contemplare la complessità dell'umano: rispondere attraverso la migliore evidenza scientifica e i sistemi di classificazione tassonomica alla oggettività e standardizzazione necessaria e, nel contempo, aprire la trascendenza del possibile soddisfa do quel desiderio personale di evolvere in un percorso di senso.

Questo è lo Scopo (tèlos) della Disciplina Infermieristica oggi. Assumere solo una di queste sue vie non ė possibile.

Lasciando perdere ogni assoluto concentriamoci sulla “e”.

Esiste la mela ed esiste l'uva. L'avvicinamento dell'uva alla mela - nel paradigma classico della persona diabetica- richiede un percorso di senso per la persona stessa e questa è una delle più affascinanti attività dell'infermiere.

Il primo passo è ammettere che il bisogno non richiede uguaglianza, ma differenza sulla necessità di ognuno.


Edoardo Manzoni

Direttore Generale

Istituto Palazzolo, Bergamo

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