Si è già visto come, nei fatti, il Documento di programmazione economico-finanziaria per il 2019 (DEF) del governo giallo-verde, per la sanità pubblica, nella sostanza, apporti un taglio di circa due miliardi di euro. Scelta discutibile, che fa preoccupare, ma soprattutto impone una lettura attenta alle molte voci della manovra.
Manovra finanziaria, una visione infermieristica
È il caso del raddoppio della tassa Ires per le associazioni di volontariato, dal 12 al 24%, che pone una forte pregiudiziale su tutto il mondo del non-profit nazionale, chiamato molto spesso a sopperire alle tante carenze strutturali del nostro stato sociale, mentre viene abbassata al 5% la tassa sui tartufi freschi (o refrigerati), prevista una Iva agevolata per cracker e pane anche arricchiti di spezie, cereali, saccarosio e grassi industriali ed un taglio del 40% delle accise per i micro-birrifici.
Alla fine, sembra che sarà più conveniente mangiarsi una tartina ai cereali in salsa tartufata, gustandosi una birretta artigianale, che andare alla mensa dei poveri della Caritas.
L'ironia è d'obbligo dato che, ancor prima di essere promulgata, la legge veniva fatta oggetto di promesse governative - in merito all'Ires del non-profit - di cambiamenti da apportare al primo passaggio istituzionale disponibile.
Come dire: 'Azz! Ce siamo sbagliati, ma adesso rimediamo. Tranquilli! Si tratta di aspettare un … attimino
. Speriamo che non finisca come per le accise per la benzina.
In realtà quello che deve preoccupare è l'assenza manifesta di una chiara visione d'insieme dei problemi del paese, dato che le risposte di sostegno economico sembrano più frutto di un assistenzialismo improvvisato, con milioni di euro dati un po' qua e un po' la senza una logica prospettica chiara, che sembra rivelare anche una mancanza di senso della misura e delle proporzioni come tali.
Nonostante la numerosità delle varie voci relative agli emolumenti governativi legati al Def, gli esempi fatti possono bastare per tracciare il quadro disfunzionale della legge di programmazione più importante di un governo, in cui viene a mancare una idea composita di progettazione, di programmazione, di metodologia di governo con obbiettivi definiti da sviluppare. I critici di questo governo potrebbero dire che gli obiettivi della maggioranza sono abbastanza chiari, ma in realtà la questione da dipanare è un'altra, specifica sia per la professione infermieristica moderna sia per tutta la Pubblica Amministrazione.
Nello specifico come infermiere appartenente alla baby boom generation ho dovuto ascoltare, per almeno un quarto di secolo, sermoni e rimbrotti vari fatti proprio con parole quali: programmazione, progettazione, responsabilità, risorse, e metodologia.
Tutte riferite poi alla strettoia logica degli obiettivi da mostrare, descrivere, ricercare, ottenere. Vuoi più personale? Più ore di straordinario, maggiori attrezzature, un locale nuovo, etc. etc.? Va bene, qual è il tuo obiettivo? Ricordati che il tempo dell'assistenzialismo è finito
.
Ecco a questa domanda sia il sottoscritto che molte altre migliaia di colleghi sanitari e del mondo del welfare italiano molto spesso rispondevano dicendo che avevano bisogno di risorse, di personale, di materiali nuovi perché così non si riusciva ad andare avanti. Ma la risposta che ottenevano era drasticamente dura: Questo non è un obiettivo. Se vuoi un elettrocardiografo nuovo, devi dimostrarmi che fai un numero sufficienti di ECG, altrimenti c'è benissimo il servizio Tale cui è meglio appaltare
.
Insomma, cose note a tutti che hanno fatto ingoiare rospi e risentimenti per anni, con la domanda pervicace che scavava dentro relativa al fatto di non essere in grado di rivendicare obiettivi chiari. In tutto ciò, scorrendo gli interventi programmati dallo stato, e i tagli fatti al welfare (due miliardi alla sanità, quattro alla scuola, più diverse altre cosucce), viene da chiedersi quale sia l'obiettivo futuro verso lo stato sociale di questo paese. O peggio come sia potuto ritornare in voga un certo assistenzialismo, a favore di qualcuno e a danno di molti altri, per anni demagogicamente condannato.
Come infermiere la risposta rischia di essere troppo facile e banale
È quella che ogni collega può darsi cercando ogni giorno di mantenere un intervento all'altezza dei bisogni della popolazione, nella consapevolezza che quando andrà in pensione questo o quel medico, o infermiere, o oss, o altro professionista, non verrà sostituito. Nella consapevolezza che deve dare un giro di cerotto in più attorno al cavetto dell'elettrocardiografo perché sa che non glie lo sostituiranno. Verrà dichiarato il fuori uso dello strumento e poi finirà lì.
Sono mesi che devono riparare quella porta, quella finestra, o quell'ascensore? L'intervento immediato è stato di metterci un cartello di fuori-servizio, poi più niente.
Sono mesi, anzi anni, che si aspetta e si tira avanti per ritrovarsi un'ennesima manovra fatta di tagli e di sprechi, che non può essere che letta come un'offesa a chi cerca ogni giorno di tirare avanti la baracca del sistema sanitario nazionale italiano e del suo stato sociale.
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