La Legge di Bilancio 2024 approvata il 29 dicembre 2023 è ora in vigore, ha introdotto importanti novità per le lavoratrici madri. Uno degli elementi chiave di questa legislazione, contenuto nei commi 180-181, è rappresentato da uno sgravio contributivo "rafforzato" destinato alle donne con almeno due figli.
Sgravio contributivo per lavoratrici a tempo indeterminato
Le lavoratrici madri assunte a tempo indeterminato con almeno due figli beneficeranno di uno sgravio totale dei contributi previdenziali (nel limite massimo annuo di 3.000 euro riparametrato su base mensile), pari al 9,19% della retribuzione imponibile.
Questa misura mira a incentivare l'occupazione femminile e a fornire un supporto alle famiglie. La legislazione prevede due diverse misure, valide per il periodo dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre 2026:
- esenzione del 100% per lavoratrici madri con tre o più figli
- sgravio di pari importo, ma limitato all'anno 2024, per coloro che hanno due figli
Tuttavia, è importante considerare le limitazioni, come il fatto che l'incentivo si applica solo alle lavoratrici a tempo indeterminato, escludendo i rapporti di lavoro domestico. Inoltre, l'aumento del netto in busta paga dovuto allo sgravio contributivo comporterà anche maggiori imposte.
Come ottenere il Bonus Mamme
Con circolare datata 1° febbraio 2024, l'Inps sottolinea che l’agevolazione riguarda tutte le dipendenti del settore pubblico e privato (anche agricolo, in somministrazione e in apprendistato) con contratto a tempo indeterminato. Sono escluse invece le lavoratrici domestiche.
Le madri, in possesso dei requisiti a gennaio 2024, hanno diritto all’esonero dallo stesso mese di gennaio. Se la nascita del secondo figlio interviene in corso d’anno, il bonus sarà riconosciuto dal mese di nascita fino al compimento del decimo anno del bambino. Nel 2025 e nel 2026, invece, il beneficio è assegnato dalla nascita del terzo figlio e si conclude con il compimento del diciottesimo anno dell’ultimo figlio.
L’esonero è pari, ferma restando l’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche, al 100% della contribuzione previdenziale a carico della lavoratrice, nel limite massimo di 3.000 euro annui, da riparametrare e applicare su base mensile.
La soglia massima di esonero della contribuzione dovuta dalla lavoratrice, riferita al periodo di paga mensile è, pertanto, pari a 250 euro (€ 3.000/12) e, per i rapporti di lavoro instaurati o risolti nel corso del mese, detta soglia va riproporzionata assumendo a riferimento la misura di 8,06 euro (€ 250/31) per ogni giorno di fruizione dell’esonero contributivo. Tali soglie massime devono ritenersi valide anche nelle ipotesi di rapporti di lavoro part-time, per le quali, pertanto, non è richiesta una riparametrazione dell’ammontare dell’esonero spettante.
Retribuzione imponibile mensile | Aumento netto in busta paga |
1500 euro | 137,85 euro |
2000 euro | 183,80 euro |
3000 euro | 275,70 euro |
La tabella è un esempio semplificativo basato sugli incentivi nella legge di Bilancio 2024
Chi beneficerà e chi rimarrà escluso
Secondo le stime, circa il 6% delle donne occupate, corrispondenti a 570.475 lavoratrici con almeno due figli registrate nell'INPS, godranno di questo nuovo sgravio. Le lavoratrici con contratti a tempo determinato, libere professioniste, lavoratrici autonome e le lavoratrici senza figli o con un figlio unico rimarranno escluse.
L'impatto della misura varierà in base al reddito delle lavoratrici. Coloro che hanno un reddito inferiore a 35mila euro, già beneficiari di tagli del cuneo fiscale, avranno ulteriori sconti percentuali. Per le lavoratrici con redditi superiori a tale soglia, l'esonero contributivo del 9,19% sarà applicato direttamente, se hanno almeno due figli e sono assunte stabilmente.
Nonostante i vantaggi contributivi, è essenziale notare che questo sgravio contributivo comporterà un innalzamento dell'imponibile fiscale, generando maggiori tasse da versare. Ad esempio, una dipendente con due figli e un'imponibile mensile di 1.500 euro vedrà un aumento in busta paga, ma anche un incremento delle tasse.
Resta da vedere come queste misure influenzeranno l'occupazione femminile e il benessere delle famiglie nel lungo periodo.
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