Un argomento di cui si parla poco e che spesso non permette il buon esito di certi esami diagnostici molto importanti, come la Risonanza Magnetica (RMN) o altri esami in cui è richiesto un certo autocontrollo.
RMN e la paura dell’esame: il pensiero di una psicologa
RMN, l'incubo della risonanza magnetica
Pensieri negativi, claustrofobia , paura dei risultati, paura di perdere il controllo: vediamo come liberarci di questi nemici.
Io stesso alcuni anni fa ho dovuto eseguire una RMN cerebrale ed effettivamente dopo l'esame ho dovuto rielaborare quel particolare momento e alla fine mi sono ripromesso di non farlo più, oppure di cercare altre strutture in cui fosse possibile fare l'esame in modalità più "aperta". Eppure io non ho mai avuto problemi di claustrofobia o pensieri negativi legati all'esecuzione di esami diagnostici.
Abbiamo chiesto quindi alla Dr.ssa Roberta Guerra, psicologa e specializzanda in psicoterapia presso una scuola ad orientamento congnitivo e comportamentale di aiutarci a capire le dinamiche mentali che possono stare dietro certi fenomeni e come poterli affrontare alla luce delle ricerche attuali.
Come professionisti sanitari dovremmo sapere come affrontare e comunicare in maniera adeguata con i malati che stanno affrontando questo delicato esame.
Crediamo che l'inizio e l'esito di una buona procedura diagnostica, come di una qualsiasi terapia, cominci proprio dall'approccio comunicativo ed empatico di coloro che sono gli "addetti" all'erogazione, al mantenimento e alla prevenzione della salute.
Quell'incubo della risonanza magnetica
Mi capita spesso di ascoltare racconti di Risonanze Magnetiche vissute come un "incubo". Ogni volta mi chiedo se questa esperienza soggettiva disastrosa, sarebbe evitabile o attenuabile. Il tema mi incuriosisce a tal punto da iniziare una ricerca online su ansia e Risonanza Magnetica.
Con mia sorpresa noto una carenza di materiale ufficiale, ma molto materiale ufficioso: forum di ogni tipo in cui le persone si scambiano opinioni e informazioni su un esame che a quanto pare genera molti dubbi e paure. Una mano me la fornisce la letteratura scientifica internazionale.
Alti livelli di ansia durante l’RM sono comuni in un’elevata percentuale della popolazione, questo può determinare una difficoltà a restare immobili con conseguenze sulla validità dei risultati, mentre in alcuni casi è richiesta la sedazione del paziente.
Una certa percentuale di pazienti si rifiuta di portare a termine l’esame o ritarda di molto il momento dello stesso con chiare conseguenze negative per la salute, e con un incremento dei costi sanitari. Un ruolo fondamentale è dato dai pensieri negativi, dalle cognizioni associate alla reazione d’ansia. Infatti, non è la situazione di per sé ad essere pericolosa, ma il modo in cui la interpretiamo, il significato che ne diamo.
Uno studio ha esaminato l’associazione tra cognizioni e livello di ansia durante l’esame e le tre paure più significative, in grado cioè di predire il livello di ansia, sono state:
Paura di soffocare : "non riuscirò a respirare", "soffocherò"
Paura di perdere il controllo : "perderò il controllo", "impazzirò", "andrò fuori di testa"
Paura di danni subiti dalla macchina : "qualcosa andrà storto mentre sono qui dentro"
Uno studio pubblicato sul Journal of Behavioural Medicine riporta che il 13% del campione ha avuto importanti reazioni claustrofobiche durante l’esame.
Ricordiamo che la claustrofobia è la paura degli spazi stretti e chiusi. Come tutte le fobie, la persona ne riconosce l’aspetto eccessivo e irragionevole, tuttavia l’esposizione allo stimolo oggetto della fobia provoca ansia intensa fino all’attacco di panico. La situazione temuta viene quindi evitata, purtroppo però l’evitamento non fa altro che aumentare l’ansia.
Nel caso della RM l’evitamento può portare evidentemente a un ritardo nella diagnosi. Molti studi mostrano infatti come una certa percentuale di persone si rifiuti di sottoporsi all’esame.
In altri casi, la RM può esacerbare una precedente situazione di vulnerabilità che ancora non si era palesata.
Se non si riesce a terminare l’esame o se comunque si prova una forte reazione d’ansia, molto spesso subentra anche una seconda valutazione che la persona fa su se stessa, in cui non accetta il modo in cui ha reagito e prova quindi emozioni come tristezza, paura o senso di colpa.
Strategie per contenere la paura della RMN
Quali sono quindi le possibili strategie da intraprendere per ridurre le conseguenze negative di cui abbiamo parlato? Diverse ricerche hanno indicato il ruolo dell’autoefficacia, nel predire risultati positivi. L’autoefficacia è la convinzione di sapere affrontare una determinata situazione o compito.
Sulla base di questi dati, un gruppo di ricercatori inglesi ha ideato un DVD mirato a potenziare le dimensioni dell’autoefficacia attraverso tecniche di terapia cognitivo-comportamentale.
Il 70 % del campione ha asserito di essersi sentito meno ansioso grazie al DVD
Il gruppo sperimentale (quello cioè che aveva visto il DVD) ha avuto una percentuale significativamente maggiore di risultati positivi in termini di immagini ottenute, rispetto al gruppo di controllo (al quale non era stato fornito il DVD)
Pur essendo uno studio preliminare, i risultati sono sicuramente incoraggianti e portano quantomeno a riflettere sull’esigenza di adottare misure adeguate per ridurre lo stress dei pazienti e conseguentemente il numero di rifiuti.
Alla luce di queste considerazioni risulta chiaro come il ruolo dell’infermiere all’interno dell’équipe radiologica sia di estrema importanza e allo stesso tempo di forte complessità. Diverse infatti sono le sfide a cui deve far fronte: sono richieste forti competenze tecniche, ma anche relazionali al fine ridurre al minimo il livello di distress nel paziente e garantire il miglior risultato diagnostico.
Gli infermieri sono in prima linea nel rapporto umano con il paziente, sono coloro i quali si trovano a dover contenere e mediare le ansie, paure e talvolta la rabbia dei pazienti.
Per questo cruciale ruolo è fondamentale che ne siano colti i bisogni formativi al fine di fornire gli strumenti pratici che possano metterli in grado di far fronte alla sempre maggiore complessità assistenziale nella quale sono chiamati a intervenire.
Luke00
1 commenti
... ma il dvd...
#1
Ciao, è possibile sapere il nome di questo fantomatico DVD?