Ha speso la sua vita nella ricerca di sé e dei misteri della scienza
Sammy Basso, affetto dalla sindrome di Hutchinson-Gilford, si è spento a causa di un malore il 5 ottobre 2024.
Sammy era raro , come la sua malattia, ed era speciale. Era una delle cinque persone in Italia e uno dei trecentocinquanta in tutto il mondo colpito da progeria .
Sammy era il più longevo. Secondo la scienza, non avrebbe superato il tredicesimo compleanno. Ha vissuto invece il doppio del tempo rispetto alla vita media di un malato di progeria. Era un ragazzo di 28 anni, di grande intelligenza e buon cuore, in un corpo di novantenne. La progeria, che gli fu diagnosticata quando aveva due anni, causa l'invecchiamento precoce di tutte le cellule dell'organismo ad esclusione di quelle del cervello.
Sammy divenne famoso non solo per la sua longevità, ma soprattutto per il modo in cui si poneva di fronte alla sua malattia e per la sua incredibile e gioiosa testimonianza di vita. Ha trasformato una malattia che sembra una crudele disgrazia in un'opportunità di conoscenza.
Ho una vita faticosa, impegnativa, movimentata e soprattutto piena. Una vita che merita di essere vissuta , diceva mentre il suo corpo invecchiava rapidamente con tutti i malanni che affliggono nel limite estremo dell'esistenza.
Problemi di salute in ogni organo ed apparato. Osteoporosi , insufficienza cardiaca , ipertensione . La malattia non mi ha impedito di vivere esperienze uniche – ripeteva -. Insieme alla mia famiglia ho fatto e visto cose che la maggior parte delle persone non si sognano nemmeno. Ho ampliato i miei orizzonti, studiato le cause del mio male e partecipato attivamente alla ricerca scientifica . Ha speso la sua vita nella ricerca di sé e dei misteri della scienza e nella divulgazione.
Laureato nel 2018 in Scienze naturali presso l'Università degli Studi di Padova con una tesi volta a dimostrare la possibilità di curare la progeria tramite ingegneria genetica, si era specializzato nel 2021 in Molecular Biology con una tesi sulla correlazione tra progeria ed infiammazione.
Sammy amava la scienza . Ha visitato i centri di ricerca più grandi del mondo e sognava di lavorare al Cern. Ce l'avrebbe fatta, prima o poi. Ha fondato un'associazione che porta il suo nome, di cui era testimonial sin dall'età di dieci anni, per raccogliere fondi per la ricerca di questa malattia genetica ancora incurabile.
Sammy era come un anziano nel corpo di un bambino, o come un bambino nel corpo di un anziano, perché mancava di una proteina. Non aveva lamin-a ma aveva simpatia, coraggio, entusiasmo, curiosità, voglia di vita. Come, forse più, con certo di meno, dei suoi coetanei più sani.
Conosco bene i limiti che la progeria impone, per questo rivendico il mio diritto a non fissarmi troppo sui limiti ma preferisco concentrarmi su tutto quello che riesco a fare nonostante la progeria
La malattia colpisce una persona su 8 milioni di nati sani. Diceva di essere un ragazzo fortunato, perché poteva dedicarsi alle cose che più gli interessavano. Ho dei genitori che mi hanno insegnato ad andare avanti con fermezza, anche quando tutti farebbero un passo indietro .
Le ultime parole in un discorso pubblico le ha pronunciate due giorni prima di morire, in occasione di una premiazione a Venezia, rivolgendosi ai giovani studenti: Non sono un esempio ma se i ragazzi possono imparare qualcosa da me è che si può sbagliare, che bisogna dare il giusto valore anche al fallimento. Che si può non essere perfetti ma che non serve essere perfetti per fare qualcosa. L'importante è fare, non è mai troppo tardi. A volte le persone vorrebbero fare ma pensano di essere troppo vecchie. Alla fine, cos'è l'età? Non c'è nemmeno un corrispettivo biologico dell'età. Cos'è? Basta fare .
Amare e vivere la vita, ampiamente come ha fatto lui, nonostante muri di ostacoli è ciò che ci resta della vita preziosa di questo giovane vecchio uomo-ricercatore che incantava con la sua bellezza, non dell'aspetto ma dell'anima. Sorrideva, Sammy, ed era allegro, persino ironico.
Parlava della progeria senza tabù, consapevole di essere molto di più. Diceva che la malattia faceva parte della sua vita e che era soltanto una piccola parte perché riguardava soltanto il suo fisico. Credeva che esistesse molto altro.
La progeria rappresenta solo una parte di quello che sono . Diceva di essere una persona molto razionale. Se guardiamo a quello che manca, semplicemente viviamo male e in tensione. Molto meglio vivere con ciò che si ama. Oggi come oggi non sono in grado di farlo al cento per cento ma, giorno dopo giorno, cerco di andare un po' più all'essenziale. Secondo me significa questo vivere con ciò che si ha .
Diceva che la debolezza diventa forza nel momento in cui ci si ricorda che non siamo immortali o meglio, come ci ha insegnato la pandemia, che non siamo invincibili. Io credo che la forza stia nel prendere atto di questa condizione . Diceva che bisogna ripartire dalla coscienza, riscoprendo chi siamo.
Io vorrei essere scienziato non solo per quanto riguarda il fisico ma anche l'interiorità. Essere una persona sincera, non pensarmi peggiore o migliore di quello che sono . Pensava che ciò fosse importante perché persone più sincere verso loro stesse e verso gli altri potessero davvero creare un mondo migliore.
Se i potenti della Terra capissero cosa significa lottare per la vita, credo che non avrebbero il coraggio di fare la guerra.
La sua riflessione di qualche anno fa diventa profondamente attuale se si guarda al baratro in cui rischia di cadere il mondo in questi giorni.
Ciao Sammy .
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