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editoriale

Donna vita libertà

di Monica Vaccaretti

Donna vita libertà. Sono tre parole bellissime quelle gridate anche dagli uomini, al fianco delle loro donne senza velo, nell'Iran di Mahsa Amini, la giovane di origine curda uccisa dalla polizia della morale per essere colpevole di aver lasciato scoperta una ciocca di capelli. Sono parole che diventano una sola, uno slogan come un canto rivoluzionario che risveglia ed infiamma i giovani iraniani, senza distinzione di genere e di classe sociale.

La protesta della popolazione ha la forma di una rivoluzione culturale

Impugnare le forbici e tagliarci una ciocca di capelli - crine di donne e uomini non fa differenza - è un gesto simbolico potente.

La rivolta continua da un mese sulle strade, dai tetti delle case, nelle università di Teheran e nei giacimenti petroliferi nel deserto.

La protesta della popolazione ha la forma di una rivoluzione culturale, se non ancora politica. È stata accesa da donne come Hadis Hajafi, una ventenne che dopo l'arresto e l'uccisione della ventiduenne Mahsa in carcere, ha sfidato la legge degli ayatollah non coprendosi con il velo i capelli biondi ma legandoli pubblicamente ostentando davanti ai poliziotti la sua coda di cavallo. Come una novella Marianne nella Repubblica islamica teocratica.

La repressione del regime è violenta, si uccidono in strada ragazzi e ragazze che dicono basta. Sui social i video sono virali e raccontano quello che sta capitando. La verità trova sempre il modo di trapelare. Le donne bruciano il loro hijab e cantano “Bella ciao” in lingua persiana.

Mette i brividi sentire il canto italiano, simbolo della resistenza, nelle case e nelle vie delle città iraniane. La nostra aria vola libera sulle bocche di giovani donne che chiedono di porre fine per sempre alla segregazione in cui vivono. Vogliono dignità che è il secondo nome della libertà di una persona.

Secondo la denuncia di Human Rights le donne iraniane vengono messe in carcere per aver protestato contro il velo obbligatorio, sono condannate per aver difeso chi rifiuta di indossare il velo e per aver manifestato in difesa dei diritti delle donne. E gli uomini iraniani della generazione duemila - che sono loro amici, fratelli e sposi e le difendono, appoggiandole - vengono uccisi a bruciapelo sui viali di Teheran. Secondo l'agenzia Reuters sono 185 i morti e almeno 1070 i feriti durante le manifestazioni di piazza, che la polizia cerca di soffocare arrestando centinaia di persone, tra cui studenti attivisti e giornalisti.

Non basta oscurare internet e i social media per isolare la popolazione femminile, per farla tacere, per nasconderla agli occhi del mondo. Perché non si può morire per una ciocca di capelli fuori posto. Per un volto bellissimo che fa vedere il suo sorriso. Una donna in qualunque parte del mondo ha il diritto di vivere e di essere vissuta nella pienezza e nella sua interezza. Deve essere in versione integrale, non integralista, completa di tutti i suoi diritti e rivestita di quello che è.

La libertà è donna. Ce lo ricorda la statua, patrimonio dell'umanità, donata a New York dal popolo francese e che troneggia sulla Liberty Island sul fiume Hudson. È simbolo della libertà che illumina il mondo e che ci rende esseri umani. La vita è donna perché la dona, ci mette al mondo. È il potere che la natura le ha dato e nessuno glielo può togliere.

Ogni donna merita rispetto per la cura che dedica alla vita. È figlia, è sorella, è madre, è amica. La donna è donna. E non c'è niente altro da aggiungere all'universo femminile. Non perché siamo migliori di quello maschile, ma perché siamo l'altra parte del cielo. Siamo complementari. Siamo l'altro genere di cui sono fatte tutte le cose animate. Uno non esiste senza il due.

Liberté. Égalite. Fraternité. Urlavano i francesi nel 1789. Sono principi che hanno guidato il mondo dal Settecento ad oggi, diventando fondamento intoccabile del diritto moderno. Donna vita libertà - così senza virgole e punti - è una trilogia che farà la storia. Sono quelle parole che escono ogni tanto dall'umanità quando viene calpestata e restano per sempre, come un monito e una linea rossa che segna un punto di non ritorno, invalicabile per quelli che vengono dopo.

Pertanto, impugnare le forbici e tagliarci una ciocca di capelli - crine di donne e uomini non fa differenza - è un gesto simbolico potente. Ascoltare “Bella ciao” in persiano e sentirci tutti Mahsa Arimi è tutto quello che purtroppo possiamo fare perché le rivoluzioni le fanno i popoli del luogo, con la loro autodeterminazione. Ma la coscienza del mondo non tace.

Una mattina mi sono svegliato e ho trovato l'invasor. Portami via che mi sento di morir. E se muoio da partigiano tu mi devi seppelir lassù in montagna sotto l'ombra di un bel fior. In persiano, una voce intensa di donna la canta con quel coraggio e quella potenza che avevamo un tempo anche noi. La lingua persiana sembra fatta apposta, oggi, per la canzone italiana che tutto il mondo conosce.

Donna vita libertà. Sono tre parole che ogni giorno anche i sanitari di ogni parte del mondo incontrano. La nostra professione è libera ed è a difesa di ogni vita. E le donne rappresentano una parte importante cui è rivolta la nostra assistenza. Poiché la popolazione iraniana è costituta per l'80% da giovani, mi piace pensare che certamente ci saranno molti infermieri ed infermiere in piazza a difesa di quello in cui credono.

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