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Rieti, Nursind: sanitari ridotti allo stremo

di Redazione Roma

Il personale dell’ospedale San Camillo de Lellis è fiaccato. Si conosce quando si prende servizio ma, purtroppo, non quando termina, lamenta Massimiliano Aureli, segretario provinciale Nursind. Oggi, con l’estate e il Covid, la situazione è divenuta ingestibile. E tra i sanitari montano la rabbia e l’insoddisfazione.

Infermieri, Oss e ostetriche con crisi d’ansia e crolli psicologici

Ci sarebbe tanto da dire in merito alle problematiche che si riversano sui sanitari della Asl di Rieti. Basterebbe fare un giro all’interno dei distretti oppure, in modo ancora più semplice, tra i reparti dell’ospedale San Camillo de Lellis per capire il disagio dei lavoratori e delle lavoratrici. Parole di Massimiliano Aureli, segretario provinciale Nursind, che sottolinea come, sempre più di frequente, il sindacato riceve richieste di supporto da parte degli operatori: infermieri, Oss, ostetriche. Con crisi d’ansia e crolli psicologici che si moltiplicano. E così aumenta l’apprensione.

Il segretario provinciale Nursind puntualizza che il sindacato ha proposto alla direzione aziendale, con la quale c’è un continuo confronto, alcune soluzioni per affrontare il periodo estivo; ad esempio, quella della turnazione sulle 12 ore, in modo da poter alleggerire lo stress lavorativo al personale riducendo il numero delle presenze mensili, sempre più spesso costretto a fermarsi fino allo scadere della dodicesima ora per esigenze di servizio.

Si parla, perlopiù, di infermieri e operatori socio sanitari a tempo determinato (ringrazio la direzione aziendale per aver garantito la prosecuzione contrattuale per la maggior parte del personale a tempo determinato, ma è doveroso segnalare che non tutti i contratti di lavoro sono stati rinnovati, circoscrive Aureli), ma – ad ampio raggio – di sanitari che sono allo stremo delle forze, poiché si sa quando si prende servizio e, purtroppo, non si sa quando si finisce.

Ad ogni modo, secondo Nursind Rieti la criticità più impellente riguarda proprio l’ospedale San Camillo de Lellis sia per le segnalazioni di forte disagio che serpeggia tra il personale sanitario, sia dell’utenza e dai feedback ormai quasi sempre negativi della popolazione reatina. Senza dimenticare la questione Pronto soccorso (assai critica in tutta Italia, isole comprese). Dovrebbe essere uno degli ambienti più sgombri dell’intero ospedale – continua Aureli – con il paziente che dovrebbe arrivare, essere stabilizzato e poi destinato al reparto di appartenenza. Invece una grande percentuale sosta per giorni in attesa di un posto letto.

Per il segretario provinciale Nursind i motivi alla base della crisi, sempre meno latente, possono essere collocati in tre macroaree: La questione irrisolta degli accessi impropri e pertanto la mancanza di un filtro della medicina del territorio; posti letto e personale scarseggiano e l’assenza di percorsi dedicati. E ancora: Gli infermieri sono in burnout. Vediamo pazienti soffrire e non siamo messi in condizione di assisterli tutti in modo dignitoso. A ciò, infine, si aggiungono turni massacranti, stipendi inadeguati e aggressioni frequenti.

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