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Policlinico Umberto I, il 22 giugno sarà sciopero

di Redazione Roma

Fallito il tentativo di conciliazione davanti al Prefetto, il prossimo 22 giugno gli operatori sanitari dell’ospedale capitolino incroceranno le braccia, bloccando i servizi non essenziali. Cgil Cisl Uil: Retribuzioni tagliate e lavoratori beffati. La Regione Lazio ha disatteso gli accordi relativi all’integrazione dei fondi.

Cgil Cisl Uil: Regione Lazio ha tradito accordi su integrazione fondi

Policlinico Umberto I. Fallito il tentativo di conciliazione, Cgil Cisl Uil: il 22 giugno sciopero

Il prossimo 22 giugno al policlinico Umberto I a Roma sarà sciopero contro il taglio delle retribuzioni. Un’iniziativa, quella di incrociare le braccia, che fa seguito al tentativo di conciliazione – fallito – svoltosi nella giornata di ieri davanti al Prefetto.

Dunque, il personale sanitario del più grande ospedale della capitale mette all’indice il mancato rispetto degli accordi con la Regione Lazio in merito all’integrazione dei fondi contrattuali. E passa all’azione.

Ad inquadrare la vicenda – proclamando lo stato di agitazione – sono Francesco Frabetti, Giovanni Fusco e Fabio Ferrari, responsabili di Fp Cgil Roma e Lazio, Cisl Fp Roma Capitale Rieti, Uil Fpl Roma e Lazio, che premettono: Martedì 22 giugno a fermarsi non sarà solo il personale dell’Umberto I – bloccando tutti i servizi non essenziali – ma anche i colleghi dell’ospedale Sant’Andrea e tutti gli operatori della sanità pubblica e privata in presidio alla Regione Lazio.

Quindi spiegano: I soldi a disposizione non bastano a retribuire per intero la grande mole di lavoro che, nel corso degli ultimi mesi di pandemia, è ricaduta sulle spalle degli operatori sanitari del policlinico Umberto I. I sindacalisti considerano la mancanza di fondi una beffa che la Regione deve risolvere in tempi brevi, attuando l’accordo relativo alla valorizzazione del personale del comparto.

La richiesta, dunque, è chiara: l’immediata riparametrazione dei fondi contrattuali rispetto all’organico effettivamente in servizio. Occorre ricordare che l’ospedale capitolino rappresenta uno dei principali hub Covid del Lazio, con 500 nuovi posti letto destinati ai pazienti positivi al Covid-19, al cui personale è stato chiesto di moltiplicare gli sforzi per assicurare servizi, cure e assistenza a tutti i cittadini, evidenziano Frabetti, Fusco e Ferrari. Ciò che i sindacalisti lamentano è che le risorse a disposizione non vengano adattate ai nuovi numeri. Creando, di fatto, difformità.

Bene le assunzioni di questi mesi – precisano – ma i fondi vanno adeguati ai nuovi numeri. L’Umberto I non può tirarsi indietro e l’accordo che abbiamo firmato con la Regione il 30 aprile scorso è cristallino: devono essere previste risorse ulteriori per retribuire condizioni di lavoro, incarichi, premi e fasce. Professionisti del comparto le cui richieste non possono rimanere inevase. E alle parole devono seguire i fatti. Tangibili.

Per pagare le attività straordinarie già svolte dai lavoratori per far fronte all’emergenza, necessitano le risorse promesse. Così come occorrono risorse per le indennità di malattie infettive, le indennità di turno e ogni altra voce contrattuale che deve compensare il disagio di chi ha lavorato, e non smette di farlo, in prima linea da oltre un anno. Un’iniziativa forte, lo sciopero del 22 giugno, ma che i sindacati ritengono basilare, ammettendo: Non ci fermeremo finché non saranno ripristinati i diritti e i salari dell’intero personale.

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