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L'intervista

Pasimafi, indagato infermiere al vertice Ipasvi: Non c'entro

di Leila Ben Salah

C’è finito anche un infermiere nell’inchiesta “Pasimafi”. Coinvolto a sua insaputa in un giro molto più grande di lui. Matteo Manici, infermiere nel reparto di terapia intensiva del 2° anestesia dell’Ospedale Maggiore di Parma e presidente del collegio Ipasvi di Parma, tutto si immaginava stamattina tranne di vedere il suo nome sbattuto in prima pagina tra gli indagati.

Operazione Pasimafi, indagato infermiere presidente Ipasvi

matteo manici

Matteo Manici, l'infermiere presidente Ipasvi di Parma indagato nell'inchiesta Pasimafi

L’accusa per Manici è di peculato. Anche se l’infermiere lo ha solo letto dalla stampa, visto che non gli è stato notificato nulla e non è ancora stato informato dei fatti che sembrano essergli contestati. Secondo gli inquirenti nell’agosto 2015, l’infermiere avrebbe preparato un kit medico per il primario Guido Fanelli, che poi il medico si sarebbe portato sul suo yacht, il Pasimafi appunto.

Difficile dire di no a un primario che ti chiede di preparargli delle medicine. Cosa che l’infermiere fa di solito, in totale buona fede. Non pensando certo che poi medicine, antinfiammatori e cortisone, flebo e altri apparecchi di proprietà dell’ospedale siano destinati a tutt’altro uso, come pare sia successo in questo caso.

Manici questa mattina ha aperto il giornale e ha trovato il suo nome tra gli indagati. Sono rimasto a bocca aperta – dice -. Anche perché i rapporti con il direttore Fanelli erano del tutto saltuari. Difficile quindi pensare a una combutta ai danni dell’ospedale e dei pazienti. Anche se Manici è forse l’unico infermiere con cui Fanelli parlava, di quasi tutti gli altri il primario pare conoscesse a malapena i nomi.

Sul singolo fatto contestato dalla procura, l’infermiere però non vuole dire nulla. Apprendo in queste ore del mio coinvolgimento nell'inchiesta Pasimafi – dice Manici - verso la quale affermo la mia completa estraneità. Vivo in modo quasi surreale una vicenda che colpisce, mio malgrado, il reparto in cui lavoro con dedizione da 13 anni, i professionisti con cui collaboro con passione e, soprattutto, la fiducia che migliaia di assistiti e loro familiari ripongono in noi nel momento di maggior bisogno.

Sono sereno e confido di chiarire davanti agli inquirenti la mia posizione nel più breve tempo possibile, a beneficio mio e della compagine professionale che ho l'onore di guidare, alla quale chiedo di aspettare una più precisa definizione degli eventi prima di anticipare scenari immaginari

Dispiace – aggiunge -che le informazioni siano giunte prima attraverso gli organi di stampa che attraverso i canali ufficiali, ma sembra proprio che le anticipazioni non possano essere risparmiate a nessuno. Diffido, fin da ora, chiunque a lucrare su questa vicenda per qualsiasi scopo, anticipando che provvederò a tutelarmi in ogni sede per il mio buon nome e per quello della professione infermieristica.

I Nas dei carabinieri di Parma, comandati dal capitano Gianfranco Di Sario, hanno lavorato per due anni, hanno seguito Fanelli e gli altri professionisti (altri sette medici sono accusati di corruzione e un bioingegnere e referente per la vigilanza sui dispositivi medici dell’ospedale è indagato per abuso d’ufficio) per poi arrivare all’arresto del medico, un vero e proprio Briatore della sanità.

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