Omeopatia? No grazie. Dopo la morte del piccolo Francesco nelle Marche, la Fondazione Gimbe parte all’attacco della medicina omeopatica.
Gimbe attacca l’omeopatia
Nel 2015 – spiega Gimbe in un comunicato - il National Health Medical Research Council australiano ha pubblicato una revisione sistematica indipendente dal verdetto impietoso: non esiste alcuna patologia in cui sia provata l'efficacia dell'omeopatia. Di conseguenza non dovrebbe essere utilizzata per trattare malattie croniche, severe o che potrebbero diventare tali e le persone che scelgono l’omeopatia mettono a rischio la loro salute se rifiutano o ritardano terapie per le quali esistono adeguate evidenze di efficacia e sicurezza. Eppure, come fieramente sbandierato dai produttori lo scorso 10 aprile, in occasione della giornata mondiale dell’omeopatia, sono otto milioni gli italiani che usano l'omeopatia almeno una volta all'anno. E tra di loro vi sono anche molti bambini, visto che quasi un pediatra su tre ha prescritto prodotti omeopatici almeno una volta
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Legittimare l’efficacia dei prodotti omeopatici – afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – puntando sul fatto che una parte della popolazione li utilizza rappresenta una strategia di persuasione pubblica basata su teorie di marketing e non sul metodo scientifico. Analogamente a quanto accade per i medicinali, infatti, anche i prodotti omeopatici devono essere sottoposti a rigorose sperimentazioni cliniche che, senza se e senza ma, non ne hanno mostrato efficacia alcuna. Tanto che negli Usa, perfettamente in linea con le evidenze scientifiche, nel novembre 2016 la Federal Trade Commission – agenzia di tutela dei consumatori – ha imposto di indicare sulle confezioni di prodotti omeopatici che non esiste alcuna prova della loro efficacia
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