Le Centrali operative territoriali non saranno scatole vuote
. Così il ministero della Salute risponde alle critiche mosse dalla Fondazione Gimbe nel suo ultimo rapporto indipendente secondo cui, pur essendo stata raggiunta al quarto trimestre 2024 la scadenza relativa alle Cot, l'unica fissata a livello europeo per poter richiedere il versamento della settima rata di 18,3 miliardi, esse rischiano di restare tuttavia vuote per la mancanza di infermieri.
Esperti divisi su futuro delle Cot: basteranno gli infermieri disponibili?
Secondo le stime di Agenas, per il corretto funzionamento di questi hub organizzativi progettati per coordinare ospedale e territorio garantendo una presa in carico continua e personalizzata dei pazienti, servirebbero infatti da 2400 a 3600 unità di infermieri di famiglia e di comunità (IFoC) e si dovrebbero prevedere, oltre ad un coordinatore infermieristico, almeno 3-5 IFoC per ciascuna Cot.
Si tratta di un fabbisogno che, secondo Gimbe, stride fortemente con la carenza di personale infermieristico, con il basso numero di laureati e con la scarsa attrattività della professione che si registra in Italia.
In un momento storico caratterizzato da grave carenza di infermieri nel Ssn, l'effettiva operatività delle Cot rischia di essere pertanto compromessa
, spiega il presidente di Gimbe, Nino Cartabellotta, analizzando i risultati sinora raggiunti.
Pur plaudendo al raggiungimento di tutti i target previsti per il periodo 2021-2024 – come l'interoperabilità del Fascicolo Sanitario Elettronico, il completamento degli interventi per l'interconnessione aziendale, la pubblicazione di una procedura per l'assegnazione di voucher per i progetti Proof of Concept, la formazione sulle infezioni ospedaliere – il report rileva tuttavia alcune criticità relative all'avanzamento della riforma dell'assistenza territoriale programmata dal Pnnr.
È opportuno fare il punto sullo status complessivo di attuazione di queste strutture che - insieme alle Case e agli ospedali di Comunità, al potenziamento dell'assistenza domiciliare e della telemedicina – configurano quella rivoluzione organizzativa dell'assistenza territoriale prevista dal DM 77 e finanziata dal Pnnr
, chiarisce.
Sebbene sia stato raggiunto il target europeo di almeno 480 Cot pienamente funzionanti, ad oggi non è disponibile pubblicamente la relativa distribuzione regionale al 31 dicembre 2024 di tali strutture
, denuncia Cartabellotta sottolineando come questo dato sia indispensabile per monitorare l'equità territoriale anche considerando che il progetto prevede di distribuirle proporzionalmente tra le Regioni.
In una nota il ministero assicura invece che le Cot, strutture ritenute essenziali per il coordinamento della presa in carico dei pazienti e l'integrazione dell'assistenza sanitaria e sociosanitaria, saranno funzionali a livello logistico, organizzativo e di personale, così come previsto dagli obiettivi fissati dal Pnnr per il 2024 e come rendicontato in Europa.
Gimbe segnala che, in seguito alla rimodulazione del Pnrr chiesta dal Governo per l'aumento dei costi energetici e delle materie prime ed approvata nel novembre 2023 dalla Commissione Europea, il target minimo di Cot da realizzare è stato ridotto da almeno 600 ad almeno 480 e che la scadenza per la loro realizzazione è stata posticipata di sei mesi, dal 30 giugno al 31 dicembre 2024.
La Fondazione spiega infatti che, secondo la rimodulazione iniziale del Pnrr, avrebbe dovuto esserci una Cot ogni 100mila abitanti. Esse sono state invece ridotte del 20%. Secondo Gimbe tale rimodulazione, pur non modificando il numero originario di Cot da attivare, riduce prudenzialmente il target EU al fine di garantire l'erogazione delle risorse previste dal Pnnr.
Ciò significa che le restanti 120 Cot dovranno essere realizzate con altri fondi non ancora ben definiti e senza tempistiche fissate. In tal senso fino a quando non saranno pienamente funzionanti tutte le 611 Cot previste originariamente, si registrerà un aumento del carico di lavoro per quelle attive, che si troveranno a gestire un bacino di utenza più ampio, rischiando di compromettere la qualità dei servizi
, avverte Cartabellotta.
Secondo il ministero della Salute non ci sarebbe stata invece nessuna riduzione del numero delle strutture. Il target minimo resta di 480 Centrali operative territoriali, come stabilito dalla rimodulazione del Piano, e ne è confermata la programmazione di oltre 600.
Non ci sarebbero problemi neanche sul fronte degli investimenti che risulterebbero in linea con la tabella di marcia del Piano. Le risorse assegnate per l'entrata in funzione delle Cot ammontano a 280 milioni.
La nota ministeriale precisa che è stato avviato il 70% dei cantieri delle Case di Comunità e degli ospedali di comunità e che è già stato collaudato, ovvero in uso al cittadino, il 78% delle nuove grandi apparecchiature acquistate con i fondi del Pnnr. La realizzazione delle Cot, strutture di raccordo che serviranno ad indirizzare i cittadini presso i setting territoriali più appropriati in base ai bisogni di salute, era l'unico traguardo europeo di competenza della Missione 6 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ed è stato pienamente raggiunto, peraltro in anticipo rispetto alla scadenza del 30 dicembre
, si ribadisce nella nota.
In merito allo stato di completamento delle Cot, il Presidente di Gimbe precisa, inoltre, che sarebbe opportuno distinguere quelle dichiarate “attive” dalle Regioni e quelle pienamente “funzionanti”, ovvero quelle che hanno ottenuto una relazione da parte di un ingegnere indipendente e una dichiarazione firmata dal Direttore Generale dell'Azienda sanitaria che attesti l'entrata in funzione dell'opera e dei servizi correlati.
Cartabellotta evidenzia che dall'ultimo rapporto di Agenas presentato nel settembre 2024 emerge che delle 480 Cot realizzate ne risultavano invece pienamente funzionanti soltanto 362, ossia il 59% del totale di 611 previsto prima della rimodulazione.
La crisi del personale sanitario, soprattutto quello infermieristico, si ripercuote inevitabilmente a cascata sulla riforma che rischia così di trasformarsi in una occasione mancata
, ribadisce Cartabellotta sottolineando quanto sia inaccettabile che, mentre si celebrano giustamente gli obiettivi raggiunti, si perda tuttavia di vista che l'indebitamento del Paese rischia di non avere alcun beneficio per la salute delle persone.
Il fine ultimo del Pnrr non può limitarsi al rispetto delle scadenze per incassare le rate. È cruciale garantire piuttosto che queste riforme lascino un'eredità duratura per tutelare la salute di tutte le persone, riducendo le disuguaglianze regionali e territoriali ed assicurando un'assistenza equa e universale
, ammonisce. Ecco perché il successo del Pnrr è strettamente legato al rilancio del Servizio Sanitario Nazionale e delle politiche per rendere nuovamente attrattiva la carriera di tutti i professionisti nella sanità pubblica
, conclude.
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