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Nursing Up: infermieri aggrediti, ospedali come ring

di Redazione Roma

Tra Natale e Capodanno all’ospedale San Giovanni e al policlinico Umberto I di Roma si sono registrate una serie di aggressioni ai danni dei sanitari, soprattutto degli infermieri. Il segretario nazionale del Nursing Up, De Palma: Gli ospedali trasformati in ring. Pronti a costituirci parte civile a fianco dei colleghi vessati.

Aggressioni ai danni degli infermieri, è un bollettino di guerra

Le aggressioni ai danni degli infermieri non si placano, De Palma (Nursing Up): pronti a costituirci parte civile a tutela dei colleghi

Nell’arco di pochi giorni, tra Natale e Capodanno – passando per Santo Stefano –, va annotata una nuova vergognosa escalation di violenza ai danni degli infermieri, impegnati da alcune settimane in una nuova delicata battaglia per fronteggiare le varianti del Covid. A parlare è il presidente nazionale del Nursing Up, Antonio De Palma, in rimando ai recenti episodi di violenza registrati all’ospedale San Giovanni e al policlinico Umberto I di Roma.

Nel primo caso la vittima dell’aggressione è un’infermiera alla quale un paziente ha addirittura strappato una falange a morsi. L’uomo, un 55enne romano, era giunto al Pronto soccorso dell’ospedale in stato di agitazione. Quindi, dopo essere stato tranquillizzato una prima volta dai medici, si è innervosito nuovamente, fino al terribile epilogo. Dopo aver iniziato a insultare il personale medico, l’esagitato ha aggredito la professionista sanitaria che stava cercando di farlo ragionare (improvvisamente me lo sono ritrovato addosso, era una scheggia impazzita. Sono stati i miei colleghi a trarmi in salvo, ha poi rivelato la donna, che è stata subito soccorsa e medicata).

E ancora, tre aggressioni in una settimana rappresenta il bilancio degli episodi di violenza ai danni del personale del policlinico di Tor Vergata, ha ammesso l’assessore regionale alla Sanità, Alessio D’Amato, che ha espresso piena solidarietà agli operatori che, con impegno, stanno combattendo in prima linea contro il virus.

L’ultimo caso risale al 29 dicembre, al Pronto soccorso, ai danni di un infermiere che, vittima di una baruffa con un paziente 50enne, ha ricevuto un pugno sul torace per poi cadere a peso morto sul gomito. Risultato: braccio legato al collo e diagnosi è di 12 giorni. Episodi ai confini della realtà, li definisce De Palma, e sono entrambi avvenuti nella capitale. Solo pochi giorni – esattamente a Santo Stefano – sempre all’Umberto I, un 71enne peruviano positivo al Covid ha aggredito i sanitari armato di cacciavite. E un altro caso di violenza contro gli operatori è avvenuto all’ospedale San Camillo.

Riprende il presidente nazionale del Nursing Up (che ammette di essere pronto a costituirsi parte civile a tutela dei colleghi): Parliamo di ospedali trasformati in veri e propri ring, presi d’assalto da malati e pazienti decisamente “fuori controllo”. Il bollettino di guerra è da brividi, ed è faticoso già solo pensare che tutti ciò possa accadere in luoghi ”sacri”, dove l’impegno comune dovrebbe essere, come non mai in questo delicato frangente, quello di agevolare i professionisti della sanità nel fronteggiare la crescita esponenziale dei ricoveri, con il primo obiettivo di tutelare la salute dei cittadini.

Senza ombra di dubbio il vertiginoso incremento dei ricoveri, nel pieno della quarta ondata, rischia di dare il là ad una nuova paralisi in un sistema sanitario già instabile. E le violenze nei confronti del personale – un tema, questo, al centro anche del rinnovo del Ccnl Sanità – non possono che peggiorare le cose. Ragione per cui, riprende De Palma, a fronte della cronica carenza di personale che può arrivare a toccare in piena emergenza anche le 110mila unità in tutta Italia, con gli ospedali alle prese con l’inarrestabile crescita delle infezioni degli operatori sanitari, si verificano situazioni di vero e proprio caos, in particolare nei Pronto soccorso. Ed ecco perché i sanitari, soprattutto gli infermieri, diventano vittime dell’ingestibile – e ingiustificata, sempre e comunque – violenza perpetrata da parte di pazienti che scaricano sugli operatori la loro ira, le loro incertezze e angosce.

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