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Mille infermieri l’anno dall’estero per strutture cattoliche

di Redazione

Fare arrivare in Italia mille infermieri all'anno, provenienti da tutti i continenti, laureati in Paesi esteri in via di sviluppo sedi di università cattoliche e comunità missionarie del terzo Mondo, assumendoli nelle strutture socio-sanitarie cattoliche italiane, sia negli ospedali che nelle case di cura, per un periodo di almeno tre anni. Quasi una mission impossibile diventata possibile. Così a Roma il direttore dell'Ufficio Nazionale per la Pastorale della Salute della Cei, monsignor Angelelli, durante la conferenza stampa di presentazione del progetto “Samaritanus Care”. Ideato già nel 2021 per fronteggiare la grave carenza di personale infermieristico che anno dopo anno sta creando una voragine assistenziale nonché arginare la sua fuga all'estero, il piano è stato varato da due importanti istituzioni socio-sanitarie cattoliche patrocinate dalla Cei, Aris (Associazione Religiosa Istituti Socio-sanitari) ed Uneba (Unione Nazionale Istituzioni e Iniziative di assistenza Sociale). Samaritanus Care vuole dare una risposta concreta e possibilmente risolutiva a questa problematica, spiega Angelelli sottolineando come l'iniziativa della Chiesa italiana sia stata accolta con favore anche dal Ministro della Salute Schillaci.

Samaritanus Care: così la Chiesa italiana affronta la fuga degli infermieri

infermieri corridoio

Mille infermieri all'anno provenienti dai paesi in via di sviluppo per fronteggiare la carenza di personale infermieristico nelle strutture cattoliche.

Il progetto è già decollato in Camerun, Nigeria, Congo, Tanzania, India e Perù dove ha trovato una buona accoglienza tra i giovani infermieri, pronti a partire per venire in Italia. La preparazione, specialmente lo studio della lingua italiana, e le spese organizzative necessarie per individuare i candidati e farli trasferire nel nostro Paese saranno totalmente a carico delle istituzioni sanitarie di destinazione, assicura Angelelli.

Nel corso della conferenza è stato anticipato un altro progetto, l'Erasmus per i giovani laureandi negli atenei cattolici esteri. Potremo così avere giovani studenti stranieri che potrebbero laurearsi in Italia, imparando quindi bene la nostra lingua già durante il periodo di formazione universitaria, e pertanto essere già pronti per essere inseriti nelle nostre istituzioni sanitarie, ha dichiarato il presidente Aris, padre Bebber.

Ai giovani infermieri che arriveranno in Italia sarà offerta l'opportunità di lavorare in istituti di eccellenza ed acquisire competenze professionali di alto livello, che potranno mettere a frutto, non solo nei nostri ospedali ma soprattutto quando torneranno nei loro Paesi di provenienza, aggiunge Franco Massi, presidente di Uneba. Secondo il presidente della Fondazione Samaritanus, Enrico Bollero, questo progetto rappresenta un network socio-assistenziale ed infermieristico utile sia per la sanità italiana che per quella dei paesi d'origine degli infermieri: È un grande esempio di circolarità fatta di valori, professionalità, umanità.

Samaritanus Care” si inserisce pertanto tra gli interventi che occorre mettere urgentemente in atto per fronteggiare la mancanza di infermieri in Italia, destinata a gravare significativamente e pericolosamente sui pazienti nonché a peggiorare, come prevedono le stime, entro il 2029.

Nei prossimi 4 anni l'attuale quadro di circa 460 mila infermieri perderà oltre 100 mila unità, ha confermato Beatrice Mazzoleni, segretaria della Fnopi, partecipando alla conferenza stampa. Si tratta di una perdita secca che grava sul nostro sistema sanitario già dal 2022 con una carenza di circa 65 mila infermieri mancanti – precisa -. È destinata ad aggravarsi sempre di più a causa di pensionamenti, dimissioni e trasferimenti all'estero dove i trattamenti economici sono notoriamente superiori a quelli riconosciuti al personale infermieristico italiano.

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