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Infermieri tra fuga dalle corsie e quiet quitting

di Redazione

Poche gratificazioni, molte responsabilità e scarse prospettive di carriera sono le ragioni che stanno spingendo sempre più infermieri a fuggire dalle corsie ospedaliere. Si stima che siano circa 21 mila quelli che hanno intenzione di lasciare prossimamente il posto di lavoro. Vanno ad aggiungersi ad altri 21 mila che negli ultimi tre anni hanno presentato le proprie dimissioni volontarie e ai 18 mila che hanno già cambiato radicalmente la propria situazione occupazionale andando a lavorare all'estero. Il quadro, descritto sulla base di dati nazionali, è ancora più preoccupante se si considera che, secondo le previsioni, entro il 2027 ne andranno in pensione altri 21 mila. Risulta inoltre che il 28% degli operatori sanitari sia orientato al prepensionamento.

Molte responsabilità e poche gratificazioni: sempre più infermieri lasciano

ospedale infermieri

Si stima che siano circa 21 mila gli infermieri che hanno intenzione di lasciare prossimamente il posto di lavoro.

È l'allarme lanciato da Marco Rotondi, presidente dell'Istituto europeo di neurosistemica nonché fondatore del Centro “Rusan”, che si occupa di monitorare la qualità del capitale umano nelle aziende sanitarie, partecipando al Congresso nazionale dei coordinatori delle professioni infermieristiche svoltosi a Jesolo (10-12 aprile).

Avverte che chi resta al lavoro in queste condizioni rischia, per la mancanza di gratificazione, il quiet quitting. Si tratta di un atteggiamento che porta allo svolgimento del proprio lavoro mantenendo il rendimento ai livelli minimi.

Si svolge soltanto il lavoro necessario, l'indispensabile, lasciando a casa cervello ed entusiasmo - spiega Rotondi -. Ciò succede perché il 60% lamenta la mancanza di riconoscimento del merito professionale, il 40% non vede riconosciute le competenze da parte del proprio responsabile e il 77% è convinto che in futuro la situazione non migliorerà, continua illustrando le principali ragioni che portano gli infermieri a fare queste scelte.

Andando all'estero i giovani infermieri cercano prima di tutto un maggior riconoscimento del valore sociale della loro professione. È questa la prima spinta, più che la motivazione economica. Così il presidente dell'Ordine delle Professioni infermieristiche di Genova, Carmelo Gagliano, illustrando la situazione occupazionale in Liguria dove risultano in servizio 14500 infermieri di cui 13500 sono attivi ossia operativi. Spiega che, in proporzione al numero di residenti, questo numero complessivo potrebbe bastare. Tuttavia non basta, perché la popolazione italiana è la più anziana d'Europa e ha pertanto maggiori necessità.

Gli infermieri non bastano neanche aumentando i posti universitari per il corso di Infermieristica, che in sei anni sono saliti da 300 a 440. Bisogna purtroppo fare i conti con un numero di iscritti sempre minore.

Che nelle nostre università si formino eccellenze lo ribadisce anche il Presidente del Coordinamento nazionale dei caposala (Cnc), Giorgio Gugole: Poi queste professionalità preziose formate in Italia sbocciano altrove, soprattutto perché nel nostro Paese non trovano progetti e gratificazioni, né prospettive di carriera, riflette amaramente.

Un tempo chi aveva un lavoro nel settore pubblico difficilmente sceglieva strade diverse. Oggi è un susseguirsi inarrestabile di chi va all'estero e cambia del tutto percorso, commenta Enrico Boccone, segretario regionale del sindacato Nursing Up. Segnalando che in Italia mancano dai 150 ai 200 mila infermieri, avverte che le necessità saranno ancora maggiori con i servizi di comunità legati al Pnrr.

Intanto anche il sistema sanitario ligure, come quello delle altre regioni italiane, è sempre più in emergenza per la carenza cronica di infermieri. In Liguria ne mancano 2000.

Secondo Milena Speranza, segretaria Uil Fpl Liguria, la fuga degli infermieri è preoccupante per la tenuta del sistema perché svuota di professionisti sia la sanità pubblica che quella privata: La fuga è certamente riconducibile agli elevati livelli di stress e alle scarsissime gratificazioni economiche e professionali – sottolinea -. Basti pensare alle enormi difficoltà con cui stiamo cercando di chiudere il contratto della sanità, che prevede un aumento del 5,5%. È pochissimo. Intanto in Svizzera gli infermieri guadagnano il quadruplo. La conferma arriva dalla testimonianza di un infermiere di Savona, emigrato nel Paese elvetico.

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