È arrivato un altro 12 maggio. Lo festeggio da vent'anni, tanto è il tempo che è già passato dal giorno del Giuramento. È una data che si ricorda, come un secondo compleanno, perché ha un valore ed un significato. In un modo o in un altro, ti cambia la vita. È un impegno non da poco esercitare tale professione che non è da tutti. Penso che il 12 maggio se lo rammentino anche tutti gli infermieri che per qualche ragione sono delusi, amareggiati ed arrabbiati e che non vogliono sentire niente di bello da festeggiare. Per gli stipendi bassi, per lo scarso riconoscimento sociale, per i contratti e tanto altro. Penso che, nonostante le innegabili difficoltà, il 12 maggio non dovrebbe essere un giorno per annegarci dentro sfoghi e rimpianti e trovarvi solo il peggio della professione. In fondo è una giornata dedicata a noi, in tutto il mondo le istituzioni riconoscono l'importanza della figura dell'infermiere. E quell'infermiere sei anche tu, che rattristi persino il tuo talento con i tuoi lamenti. Non è un giorno per esaltarsi ma semplicemente per ricordarsi chi siamo e da dove arriviamo.
Nella Giornata Internazionale dell'Infermiere capita di rammentarsi del talento
Se la ricorrenza cade in un dì lavorativo, si lavora e si festeggia con un pensiero benevolo in testa. Talvolta si riesce a partecipare ad un convegno organizzato dall'Ordine di appartenenza se i turni del reparto permettono di prendersi un giorno libero. E se lo si vuole. Occorre dedicarsi alla formazione e alla cura dell'infermieristica, in presenza è tutto un altro convivio. Che poi significa sostanzialmente prendersi cura di sé stando insieme a simili per talento.
Le parole belle e motivazionali che si incontrano nei seminari e nei workshop aiutano a rinnovare entusiasmo e buone intenzioni, rinvigoriscono lo spirito per sostenere la quotidianità lavorativa. Le criticità e le problematiche che spesso emergono nelle relazioni e nelle discussioni durante i lavori congressuali servono a ritrovare quella condivisione e quel senso di appartenenza alla categoria che fa stare bene, meno soli di fronte al disagio lavorativo e alla propria insoddisfazione.
Ci si sente orgogliosi di esserci, di partecipare anche se spesso sfide e prospettive sono maggiori e meno rosee di attese e aspettative. Ci si sente comunque più forti, almeno per un giorno. O per quel che dura. Sarà per il fatto che ci si rende conto di essere in tanti, di venire da ogni parte e di vederci tutti sorridenti, empatici e ben disposti gli uni verso gli altri, com'è generalmente la nostra natura. In queste occasioni formative del 12 maggio, in cui si fa il punto della situazione, ci si ricorda anche tutta la bellezza di una scelta e dei valori che ci hanno portato a compierla. Nella Giornata Internazionale dell'Infermiere capita di rammentarsi del talento, se ci si sofferma a riflettere un poco quel tanto che basta per sentirlo ancora.
È una parola che etimologicamente significa sollevare, pesare. È un peso che solleva. Eleva, porta in alto. Indicava originariamente una unità di misura di massa e peso. Era anche una moneta di conto usata anticamente dai greci e dagli ebrei. Il talento pertanto può essere considerato anche come il peso di un dono, il valore nel fare bene qualcosa. Si definisce talento un'abilità naturale, personale ed innata, che fa apparire qualcuno semplicemente eccezionale rispetto alla norma.
Si tratta di un'inclinazione profonda di una persona che le consente di riuscire facilmente a fare qualcosa che risulta difficile ad altri. Il talento è pertanto ingegno, predisposizione, attitudine, propensione a qualcosa, bravura e dote intellettuale rilevante verso una particolare attività. Il fatto di scoprirsi naturalmente capaci, dotati e predisposti in qualcosa e che riesca facile farla non significa che essa sia scontata e che non richieda alcuno sforzo. Un talento chiede ad una persona di talento di avere la capacità di saper esprimere le proprie potenzialità.
Bisogna saperlo sviluppare e coltivare, il talento. Esso emerge sì naturalmente, ma necessita di introspezione per trovarlo, di determinazione e perseveranza per crederci e portarlo avanti, di cura e attenzione per non lasciarlo appassire, di passione per esserne felici, di continuità espressiva per non perderlo. Occorre, una volta scoperto, farlo crescere e migliorare. Proteggerlo, se altri tentano di sminuirlo e umiliarlo, se non lo riconoscono o non sono in grado di capirlo.
Il talento comporta responsabilità. Si è responsabili di come lo si usa, del tempo che ci si dedica e del fine verso il quale è indirizzato. Non si sfugge al senso di dovere e di impegno verso il talento neanche quando si sceglie di non investirlo e di tenerlo nascosto. Si deve essere pronti a portare il peso di un talento sprecato. Non dare spazio al proprio talento né modo di esprimersi comporta conseguenze non solo per sé stessi ma, essendo dono da donare, anche per gli altri diversamente di talento e gli altri talentuosi diversi.
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