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Come tutelare la salute sul lavoro dei sanitari over 50

di Monica Vaccaretti

Lavorare dopo una certa soglia d'età diventa pesante e gravoso, per alcune categorie di lavoratori come gli operatori sanitari è anche usurante. Più di un datore di lavoro su quattro segnala l'invecchiamento del proprio personale. Circa il 37% dei lavoratori in tutti i settori lavorativi, compreso il comparto sanità, ha un'età compresa tra i 50 e i 64 anni. Il dato è preoccupante considerando che erano il 21% nel 2005 e il 27% nel 2012. È quanto emerge dall'ultimo report dell'Istituto nazionale per l'analisi delle politiche pubbliche (Inapp).

Posizioni di lavoro "Age critical”, Ciip: servono prevenzione e tutele specifiche

infermiere di spalle

I lavoratori sanitari over 55 necessitano di un percorso di tutela della salute sul lavoro.

In termini di produttività il fenomeno viene giudicato uno svantaggio dalle aziende, comprese quelle sanitarie, perché le evidenze documentano che l'età più avanzata compromette generalmente la capacità di gestire i carichi di lavoro e di sostenerne i ritmi nonché di saper impiegare nuove tecnologie, di adattarsi a nuove mansioni e di rendersi disponibili alla flessibilità di orario.

Sono queste le principali criticità che un lavoratore over 50 si trova a dover affrontare a causa dei limiti fisiologici dettati dall'età. Occorre pertanto avviare un percorso di tutela della salute sul lavoro per tutti i lavoratori over 55, compresi quelli sanitari. Lo sostiene il presidente dell'Osservatorio Malattie Occupazionali ed Ambientali dell'Università degli Studi di Salerno, Domenico Della Porta, secondo il quale nelle politiche del lavoro è necessario attuare interventi mirati volti a preservare ed aumentare il benessere psicofisico dei lavoratori over 50, dal rispetto dell'ergonomia al sostegno psicologico.

Nell'engagement e nella valutazione della produttività occorre tenere conto pertanto dell'età dei lavoratori, senza sminuirla. Ciò è possibile attraverso l'Age management, una gestione del capitale umano occupato nel lavoro che, rispettando alcuni principi fondamentali, riconosce e valorizza i punti di forza dei lavoratori nonostante l'età.

Le strategie consistono nel diversificare le mansioni, modificare le procedure, procedere alla riqualificazione professionale, rilanciare il know-how ossia il patrimonio di competenze, conoscenze ed abilità che il lavoratore ha sviluppato nel corso della sua vita lavorativa.

Tipologia di mansione, inquadramento contrattuale, presenta di limitazioni e prescrizioni sono alcuni fattori occupazionali in relazione all'età che devono essere presi in considerazione dai datori di lavoro per assegnare anche postazioni di lavoro “Age Critical” a quei lavoratori più critici che necessitano di specifiche misure di prevenzione e tutela aggiuntive.

Per individuare tali posti la Consulta Interassociativa Italiana per la Prevenzione (CIIP) ha creato un modello di valutazione del rischio dei lavoratori attraverso un algoritmo. Si tratta dell'Age risk assessment index (ARAI), che tiene conto dell'evoluzione della capacità lavorativa degli individui in relazione non solo all'età ma anche delle condizioni generali di salute e delle condizioni di lavoro.

È stato inoltre elaborato un questionario di autovalutazione, il Work ability index (denominato WAI), con il quale il lavoratore riesce ad indagare sulla percezione della propria capacità lavorativa attuale rispetto a quella passata.

Dopo aver valutato il rischio attraverso questi strumenti gli esperti suggeriscono che occorre adottare pertinenti misure tecniche, organizzative e procedurali che permettano di contenere o eliminare i fattori usuranti. Qualora persista un rischio residuo sarà opportuno attivare una sorveglianza sanitaria che valuti periodicamente l'evoluzione del quadro occupazionale. È fondamentale inoltre continuare ad incoraggiare i lavoratori ad adottare un corretto stile di vita, favorendo la diffusione di iniziative di promozione della salute anche a livello aziendale.

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