Da decenni è in corso ovunque, a prescindere dalla sua legalità, un forte dibattito sulle questioni morali, etiche e giuridiche che ruotano attorno all'aborto. Si discute sulla sua liceità e sugli interessi di una madre in conflitto con gli interessi del suo bambino non ancora nato. È una controversia che ha generato una profonda frattura sociale, l'opinione pubblica si è divisa tra pro life e pro choice, pro vita e pro diritto sono due schieramenti contrapposti e spesso ortodossi. Le figure sanitarie, che di aborto se ne devono occupare in quanto salute, stanno nel mezzo di una questione delicata che investe anche le loro opinioni personali e le loro coscienze, sia come cittadini sia come professionisti.
L’aborto nel mondo
Aborto significa perire, via dal nascere. Può essere spontaneo, se avviene naturalmente con una eziologia varia entro la 24esima settimana di gestazione, oppure procurato, se causato intenzionalmente. Se indotto, può essere terapeutico o elettivo. Quello terapeutico si esegue per salvare la vita della donna incinta, per prevenire danni alla sua salute fisica o psichica, per interrompere una gravidanza in cui vi è una forte probabilità che il bambino avrà un rischio elevato di morbilità e mortalità, per ridurre selettivamente il numero di feti in caso di gravidanza multipla se ci sono rischi per la salute.
L'aborto è elettivo o volontario quando viene effettuato su richiesta della donna per ragioni non mediche come motivi personali e sociali. Nella pratica medica l'aborto si definisce interruzione volontaria di gravidanza (IVG). In alcuni Paesi orientali è permesso l'aborto selettivo in base al sesso del nascituro.
La legislazione sull'aborto nel mondo è varia. Le leggi sull'aborto sono ovunque influenzate dalle visioni culturali e religiose. Ci sono diverse posizioni, ma nella maggior parte l'aborto risulta illegale senza eccezioni oppure illegale salvo che in alcuni casi stabiliti per legge, generalmente in caso di rischio di salute per la madre.
In alcuni Stati l'aborto è permesso solo in alcuni casi speciali come lo stupro, l'incesto, malformazioni congenite del feto, povertà. Ove è illegale, si accompagna ad una forte stigmatizzazione sociale. È legale in molte parti del mondo dove si stabilisce per legge che si possa interrompere una gravidanza entro la ventesima o ventiduesima settimana a seconda degli ordinamenti legislativi. I tempi sono definiti in base al periodo gestazionale in cui si considera che il feto non sia capace di vita extrauterina. La conseguenza dell'aborto, di ogni tipo, è l'espulsione del feto o dell'embrione dall'utero.
L'Oms raccomanda che sia disponibile per tutte le donne ricorrere ad aborti legali e sicuri. Secondo i dati ufficiali ogni anno nel mondo si praticano circa 44 milioni di aborti indotti, metà dei quali non sono eseguiti in modo sicuro, perché praticati in clandestinità e non sempre da personale sanitario qualificato ed esperto. Ogni anno gli aborti svolti in contesti non sicuri causano 47.000 morti e 5 milioni di ricoveri ospedalieri per complicanze. Nel 2008 il 40% delle donne in tutto il mondo aveva accesso all'aborto legale senza limitazioni legate al motivo. Dal 2000 i tassi di aborto sono sostanzialmente stabili e minori rispetto al secolo scorso, grazie ad una migliore educazione sanitaria sulla pianificazione familiare e sulla contraccezione.
Ogni anno si registrano circa 205milioni di gravidanze. Risulta che più di un terzo di esse sono indesiderate e circa un quinto finisce con un aborto indotto. L'aborto viene praticato sin dall'antichità attraverso erbe medicinali oppure con la forza mediante strumenti taglienti. Oggi l'aborto farmacologico, detto anche aborto chimico, è indotto da farmaci abortivi (pillola RU486), alcuni efficaci anche nel secondo trimestre di gravidanza.
L'aborto chirurgico, che ha un minor rischio di effetti collaterali, avviene sino alla 15 esima settimana tramite suzione-aspirazione oppure con aspirazione a vuoto, manuale attraverso siringa o elettrica mediante pompa. Se eseguito tra la 15° e la 26° settimana si usa la tecnica della dilatazione della cervice con svuotamento mediante strumenti chirurgici e di aspirazione. Nel terzo trimestre di gravidanza l'aborto indotto avviene tramite isterotomia, praticando un'incisione simile ad un taglio cesareo per estrarre il feto, oppure tramite isterectomia, rimuovendo l'organo ed il suo contenuto.
Negli USA l'aborto risulta essere una delle procedure chirurgiche più frequenti. Da decenni è in corso ovunque, a prescindere dalla sua legalità, un forte dibattito sulle questioni morali, etiche e giuridiche dell'aborto. Si discute sulla sua liceità e sugli interessi di una madre in conflitto con gli interessi del suo bambino non ancora nato. La questione dell'aborto è una controversia che ha generato una profonda frattura sociale, l'opinione pubblica si è divisa tra pro life e pro choice, pro vita e pro diritto sono due schieramenti contrapposti e spesso ortodossi. Le figure sanitarie, che di aborto se ne devono occupare in quanto salute, stanno nel mezzo di una questione delicata che investe anche le loro opinioni personali e le loro coscienze, sia come cittadini sia come professionisti.
In Italia la legge 194/78 ha regolamentato l'aborto entro i primi 90 giorni di gestazione per motivi di salute, economici, sociali o familiari. Scopo principale del legislatore è la tutela sociale della maternità e la prevenzione dell'aborto attraverso la rete dei consultori con l'obiettivo di promuovere politiche di tutela della salute delle donne. Tale legge prevede l'obiezione di coscienza per gli operatori coinvolti, qualora la pratica abortiva indotta elettiva (IGV) sia contraria ai propri valori etici.
Esclusa la partecipazione diretta all'intervento farmacologico o chirurgico, in ogni caso l'infermiere e il medico obiettori sono tenuti a garantire la miglior cura possibile alla donna nel percorso assistenziale, nel rispetto delle rispettive norme deontologiche. Nel testo di legge si specifica che l'obiezione di coscienza esonera il personale dal compimento delle procedure e delle attività specificatamente e necessariamente dirette a determinare l'interruzione di gravidanza e non dall'assistenza antecedente e conseguente all'intervento
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Nel corso degli anni sono state commesse in tutto il mondo, specialmente in America, pesanti ritorsioni contro sanitari che praticavano aborti, dagli atti vandalici contro le cliniche abortiste sino ai ferimenti e agli omicidi. Per proteggere donne e personale sanitario da minacce e molestie, è stata istituita anche una protezione giuridica e fisica per l'accesso all'aborto e alle sue strutture.
La questione americana
Pietra miliare della legalizzazione dell'aborto è la sentenza Roe vs Wade emanata il 22 gennaio 1973. Jane Roe, nome di fantasia scelto ai fini processuali per tutelare la privacy della donna, chiedeva di poter abortire il terzo figlio avuto da un marito violento. Wade è l'avvocato che rappresentò lo Stato del Texas che vi si opponeva nel processo del 1970. La sentenza si fondò sul XIV° emendamento della Costituzione, secondo la cui interpretazione esiste un diritto alla privacy inteso come diritto alla libera scelta di ciò che riguarda la dimensione più intima dell'individuo.
La Corte Suprema riconosceva nel 1973 il diritto all'aborto in una visione di limitazione dell'ingerenza statale. Tuttavia il diritto ad abortire della donna, in questa sentenza, non è definito assoluto poiché lo Stato avrebbe il dovere di intervenire in talune circostanze come il tempo di gestazione. Con questa sentenza è stato stabilito che l'aborto è possibile per qualsiasi ragione la donna lo voglia fino al punto in cui il feto diventa in grado di sopravvivere fuori dall'utero materno, anche con l'ausilio di un supporto artificiale.
La corte stabilì dunque che le leggi del Texas che rendono un crimine abortire violano questo diritto
. Veniva per la prima volta sancito che per ricorrere all'aborto bastava la libera scelta della donna, anche in assenza di problemi di salute della madre e del feto e in assenza di ogni altra qualsiasi circostanza.
Lo scorso 24 giugno 2022 la Corte Suprema degli Stati Uniti, con la sentenza Dobbs contro l'Organizzazione per la Salute delle Donne di Jackson, ha ribaltato ed annullato la sentenza Roe contro Wade (1973) e la Planned Parenthood contro Casey (1992), togliendo dalla Costituzione americana il diritto all'aborto e rendendolo di fatto illegale. La legge sull'aborto, che lo rendeva legale a livello federale negli ultimi 50 anni, è pertanto incostituzionale. La competenza a legiferare in materia di aborto è tornata ai singoli Stati federati. Ora sarà possibile abortire soltanto in quegli Stati il cui codice penale lo permette.
Il caso giudiziario Thomas E. Dobbs, un funzionario sanitario statale del Dipartimento della Salute del Mississipi, contro l'Organizzazione per la Salute delle Donne di Jackson, una clinica che pratica l'aborto, riguarda l'impugnazione della legge sull'età gestazionale che nel Mississipi prevede che in caso di emergenza medica o in caso di grave anomalia fetale una persona non deve intenzionalmente o consapevolmente non può eseguire o indurre un aborto di un essere umano non ancora nato, se la probabile età gestazionale del nascituro è stata determinata superiore alle quindici settimane
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Si chiedeva alla Corte Suprema se tutti i divieti di pre-vivibilità sugli aborti elettivi fossero incostituzionali. La risposta è stata che la Costituzione non conferisce alcun diritto all'aborto.
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