È stato presentato il 10 ottobre presso il Senato della Repubblica il 6° Rapporto della Fondazione GIMBE. Si tratta di un documento che valuta periodicamente con analisi indipendenti lo stato di salute del Servizio Sanitario Nazionale, verificando la coerenza tra le dichiarazioni programmatiche e le stime tendenziali, con lo scopo di informare per promuovere un confronto politico e un dibattito pubblico.
Spesa sanitaria in aumento dell’1,1% nel triennio 2024-2026: SSN sempre più insostenibile
Sottolineando che da tempo il SSN è in crisi di sostenibilità ed ulteriormente indebolito dalla pandemia, il dossier presenta le maggiori criticità del sistema quali il finanziamento pubblico, la spesa sanitaria, i livelli essenziali di assistenza (Lea), l'attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Dopo la presentazione della nota di aggiornamento del Def dello scorso 27 settembre, risulta evidente il crollo del rapporto tra la spesa pubblica e il prodotto interno lordo. Infatti nel triennio 2024-2026 la spesa sanitaria aumenterà solo dell’1,1%. I ricercatori di GIMBE ribadiscono che non solo il dato è un chiaro segnale di definanziamento ma certamente non ci saranno investimenti da destinare al personale sanitario.
Le principali cause della insostenibilità del SSN, oltre a sprechi ed inefficienze, sono il continuo definanziamento pubblico e l'inadeguata governance Stato-Regioni. La sanità pubblica è ancor più indebolita dal depauperimento e dalla demotivazione professionale del personale sanitario. La crisi energetica e l'inflazione, nonché le aspettative irrealistiche di cittadini e pazienti e l'espansione incontrollata della sanità privata, sono altri fattori che aggravano la situazione portando il SSN sull'orlo del collasso.
Per continuare a garantire a tutte le persone il diritto costituzionale alla tutela della salute servono pertanto riforme coraggiose inderogabili. Occorre sensibilizzare i decisori politici e gli shateholder per ridare centralità al sistema di sanità pubblica riconoscendone il valore sociale. Il SSN – che si basa sui principi fondamentali di universalità, uguaglianza ed equità – è un bene comune, non un privilegio di pochi cittadini. Le generazioni future meritano di ereditare un modello sanitario solido con adeguate risorse pubbliche da investire per la salute e il benessere delle persone senza ignorare che lo stato di salute e benessere di una popolazione condiziona la crescita del Pil.
Secondo GIMBE, servono coraggiose riforme ed innovazioni di rottura per orientare, dopo 45 anni dalla sua istituzione, verso un nuovo modello di SSN. Per rilanciare la sanità pubblica è fondamentale rinsaldare innanzitutto un rinnovato patto sociale e politico riconoscendo il SSN un pilastro democratico, una conquista sociale irrinunciabile e una grande leva per lo sviluppo economico del Paese.
I dati del Rapporto, secondo il quale il SSN è al capolinea, sono preoccupanti. Il fabbisogno sanitario nazionale in tredici anni, dal 2010 al 2023, è aumentato complessivamente di 23,3 miliardi di euro. Davanti a questa tendenza progressiva, risulta che tutti i Governi negli ultimi due decenni hanno tagliato le risorse e/o non hanno investito in sanità in maniera adeguata ai bisogni. La spesa sanitaria totale nel 2022 è stata di 171.867 milioni di euro, di cui 130.364 milioni di spesa pubblica. Pertanto solo il 21,4% è a carico delle famiglie con una forma di partecipazione. Soltanto il 6,8% del PIL è destinato alla spesa sanitaria pubblica, inferiore alla media OCSE e alla media europea (7,1%). Secondo i dati relativi al 2021, anche gli infermieri italiani che lavorano nelle strutture sanitarie del SSN sono ben al di sotto la media Ocse (6,2 contro 9,9 per mille abitanti), sono soltanto 298.597. I medici, 124.506, invece sono lievemente superiori alla media.
Seppure la Missione Salute del PNRR rappresenti una grande opportunità per potenziare il SSN, la sua attuazione deve essere sostenuta da decise azioni politiche. “Se da un alto non esiste un piano occulto di smantellamento e privatizzazione del Ssn, dall'altro manca un esplicito programma politico per il suo potenziamento”, ha dichiarato Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione GIMBE. Come si evince dal Documento di Economia e Finanza (Def 2023) in realtà non c'è nessun rilancio della sanità pubblica perché essa non rappresenta una priorità politica neppure per l'esecutivo attualmente al Governo. Non c'è volontà di rilanciare nemmeno le politiche del capitale umano cercando risorse per abolire gradualmente il tetto di spesa per il personale sanitario e per approvare il decreto tariffe sulle prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale e di protesica”.
Il Piano di Rilancio elaborato e proposto da GIMBE sottolinea la necessità di finanziare la sanità pubblica in maniera consistente e stabile, allineandolo entro il 2030 alla media dei paesi europei per poter garantire l'erogazione uniforme dei LEA. Altrimenti al posto di un Servizio Nazionale si avranno 21 sistemi regionali regolati dalle leggi del libero mercato. Se non ci sarà un cambio di rotta decisa, la frattura strutturale tra Nord e Sud del Paese sarà normativamente legittimata dall'autonomia differenziata. Prima che sia troppo tardi, Cartabellotta propone 14 mosse per salvare la sanità pubblica come ad esempio la riduzione degli sprechi e delle inefficienze, la normazione dell'integrazione pubblico-privato, il finanziamento pubblico, la ricerca clinica indipendente, la promozione di competenze digitali nella popolazione e nei professionisti della sanità.
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