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Wound Care

Prevenzione delle lesioni da pressione in home care

di Angela Peghetti

Nell’ambito del wound care uno dei percorsi più impegnativi è rappresentato dalla prevenzione delle Lesioni da Pressione (LdP), che prevede l’adozione di misure di facile applicazione e comprensione, anche da parte di persone non esperte, adeguatamente formate. Nonostante esse rappresentino uno dei maggiori esiti negativi correlati all’assistenza (Nursing Sensitive Outcomes) con notevole aggravio dei costi sanitari e della qualità della vita dei pazienti, sono ancora scarsi nel settore dell’home care gli interventi di programmazione sanitaria correlati alla loro prevenzione.

Lesioni da pressione, strategie preventive in assistenza domiciliare

Prevenzione e gestione LdP a domicilio

L’aumento dell’età media della popolazione ha evidenziato la necessità di rivalutare i bisogni di salute dell’utenza e di riorganizzare i servizi per rispondere efficacemente alle nuove esigenze.

Il potenziamento dell’assistenza domiciliare, fondata sulla rete territoriale e sul concetto di multidisciplinarietà, rappresenta un obiettivo non più procrastinabile da parte dei servizi sanitari che intendono assicurare risposte efficaci ed appropriate ai bisogni di salute della popolazione.

Tutto questo è previsto nell’ambito della Missione 6 Component 1 “Reti di prossimità, strutture e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale” del PNRR e fondante sulla valorizzazione della partecipazione di tutte le risorse della comunità nelle diverse forme e attraverso il coinvolgimento dei diversi attori locali.

La presa in carico del paziente al proprio domicilio dovrebbe assumere il concetto di assistenza proattiva, incentrata sui principi di un’assistenza complessiva ed integrata, che tiene in considerazione il bisogno di cura e di assistenza all’interno del proprio spazio di vita, soprattutto se si tiene conto che nei prossimi 10 anni circa 8 milioni di anziani saranno affetti da almeno una patologia cronica grave e che almeno 4 milioni di essi potrebbero non disporre di un sostegno familiare e/o sociale.

Identificare il soggetto a rischio di LdP

Nello specifico, quando si tratta di prevenzione delle LdP, l’intervento deve essere focalizzato sul soggetto identificato come a rischio, cioè nel caso in cui lo stesso presenti mobilità limitata, attività limitata ed alto potenziale di frizione e scivolamento, tenendo conto dell’età avanzata, del diabete mellito, dei deficit di perfusione e circolatori, della malnutrizione e dell’innalzamento della temperatura corporea (Linee Guida EPUAP, 2019).

Parallelamente, nei soggetti con lesione di categoria/stadio I e/o presenza di una lesione da pressione di qualsiasi categoria/stadio, le strategie preventive devono puntare al contenimento sia dell’evoluzione della lesione che dello sviluppo di ulteriori lesioni da pressione. Il corretto approccio alla prevenzione, rappresenta il momento più importante, ma anche il più critico di tutto percorso di presa in carico della persona.

Nei casi in cui si intercetti correttamente il soggetto a rischio di LdP le attività di prevenzione devono essere inserite nel Piano Assistenziale Individualizzato (PAI), il documento di sintesi che, a seguito di una valutazione multidimensionale, raccoglie e descrive il progetto di assistenza e cura per ciascun assistito, con l’obiettivo di garantire il maggior benessere della persona e, soprattutto in ambito domiciliare, della sua famiglia. È un documento condiviso, sottoscritto dal case manager (operatore di riferimento per il caso) e dall’assistito o dal familiare/tutore. 

Tra gli interventi da declinare nel PAI un posto di rilievo è ricoperto dagli interventi educativi che devono essere pianificati e gestiti con tecniche di documentata efficacia, tenendo conto della disponibilità, delle risorse e dello stato emotivo del caregiver e possibilmente supportati dalla consegna di materiale scritto consultabile anche in assenza degli operatori.

Tra le risorse da attivare nell’ambito della prevenzione troviamo la fornitura degli ausili (materassi e cuscini antidecubito, ausili per la movimentazione e dispositivi per l’incontinenza) all’interno dei Livelli essenziali di assistenza (LEA).

Opportunità di miglioramento nella prevenzione delle LdP a domicilio

La Sanità di iniziativa costituisce un obiettivo auspicabile di modello assistenziale orientato verso la prevenzione e la gestione delle malattie croniche in ogni loro stadio, che non prende in carico il paziente solo al momento del ricovero in ospedale o in altra struttura sanitaria, ma agisce in modo proattivo in tutti i setting assistenziali, nelle fasi precoci dell’insorgenza o dell’evoluzione della condizione morbosa, attraverso la diagnosi precoce, la prevenzione delle complicanze e un follow-up proattivo, talora supportato da strumenti telematici quali il telemonitoraggio e la telemedicina e che tiene in considerazione anche gli aspetti legati alla sfera psichica e sociale che incidono sulla salute e sulla vita dei pazienti.

Tale modello di assistenza sanitaria ha come obiettivo quello di assicurare interventi adeguati e differenziati in rapporto al livello di rischio, fondamentali per selezionare strategie ritenute più efficaci per i gruppi di popolazione che potrebbero maggiormente beneficiarne, investendo sulla prevenzione e sulla promozione della salute, l’educazione ai corretti stili di vita e sul trattamento multidisciplinare della patologia cronica, al fine di prevenire le disabilità e la perdita dell’indipendenza del paziente e ridurre i costi correlati ad interventi inappropriati.

L’Infermiere di famiglia

L’Infermiere di famiglia può rappresentare una figura professionale determinante nel rispondere alle nuove esigenze sanitarie. Non a caso l’OMS definisce tale professionista, per le competenze descritte nel profilo professionale e nella formazione post base, come colui che aiuta gli individui ad adattarsi alla malattia e alla disabilità cronica trascorrendo una buona parte del suo tempo a lavorare a domicilio della persona assistita e della sua famiglia.

Il suo ruolo si esplica sul territorio, con l’obiettivo di mantenere e migliorare lo stato di salute della famiglia e della comunità, aiutando la persona a evitare o gestire le minacce alla salute, operando all’interno di una rete assistenziale di servizi sanitari e sociosanitari, scuole, associazioni o punti di aggregazione, per intercettare, supportare o aiutare i soggetti fragili nel mantenere uno stato di equilibrio, in collaborazione con altri professionisti, nell’ambito delle loro competenze e responsabilità, per garantire al paziente soluzioni efficaci e sicure, ottimizzando al contempo anche le limitate risorse sanitarie disponibili.

Nel concreto, se il ruolo del MMG costituisce quello del “clinical manager”, dei pazienti sul territorio per avviare il percorso di diagnosi e stabilire la terapia più appropriata, l’Infermiere di famiglia può essere inteso come ”l’infermiere disease-case manager”, in grado di orientarsi all’interno del percorso assistenziale e promuovere l’aderenza ai piani terapeutici e riabilitativi della persona assistita, impiegando un approccio multidisciplinare rivolto al paziente fragile con comorbidità e, al contempo, un approccio multi sistemico che tenga conto dei fattori socio-economici e ambientali, utilizzando concetti e strumenti propri dell’analisi organizzativa, in grado di valutare le risorse e le barriere presenti, utilizzando conoscenze e competenze specialistiche necessarie a fornire un servizio di qualità.

L'interazione di queste figure con l’Infermiere specialista nel campo del Wound Care costituisce il fondamento per offrire un’assistenza di qualità e garantire l’appropriatezza delle cure, l’aderenza alle raccomandazioni di comportamento indicate nelle linee guida nazionali ed internazionali (Legge 24/2017), permetterà di selezionare e utilizzare correttamente gli strumenti di operativi ed evitare un dispendio di risorse inutili e/o dannose.

La Società Italiana dei Geriatri Ospedalieri (SIGOT) ha messo in evidenza come la presa in carico dei pazienti fragili a rischio di lesioni cutanee da parte di professionisti esperti e qualificati nell’educazione terapeutica, riguardo a pratiche assistenziali relative all’alimentazione, alla mobilizzazione, alla cura della cute, non solo si è rilevata efficace dal punto di vista clinico, ma si è dimostrata utile nel supportare emotivamente i pazienti e i caregiver, riuscendo ad alleviare le loro preoccupazioni riguardo le loro condizioni di salute, ed evitando spesso il trasferimento in strutture di cure intermedie.

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