Le persone con disabilità troppo spesso muoiono prima, hanno una salute peggiore rispetto a quelle senza disabilità e si trovano ad affrontare notevoli disuguaglianze sanitarie. Dalla Convenzione delle Nazioni Unite del 2006 - che riconosce e difende i diritti delle persone disabili – ad oggi i progressi nella lotta a tali differenze e nel miglioramento dell'inclusività sono stati troppo limitati. È quanto emerge dalla revisione “Inclusività della disabilità: è ora di fare un passo avanti ”, pubblicata su The Lancet Public Health. Analizzando l'associazione tra disabilità ed aumento della mortalità nelle persone con disabilità, gli autori presentano una panoramica delle disuguaglianze sanitarie che queste persone sperimentano ogni giorno, identificano i loro bisogni e propongono approcci per costruire sistemi sanitari che le includano veramente.
Persone con disabilità sperimentano ogni giorno disuguaglianze sanitarie
I ricercatori propongono approcci per costruire sistemi sanitari che includano le persone con disabilità.
Dalla review emerge che sono circa 1,3 miliardi le persone che nel mondo vivono con una disabilità. Si tratta di persone che hanno menomazioni fisiche, mentali, intellettuali o sensoriali a lungo termine che, in interazione con varie barriere, possono ostacolare la loro piena ed effettiva partecipazione alla società su base di eguaglianza con gli altri .
Hanno un'aspettativa di vita inferiore a quella delle altre persone, muoiono mediamente 13,8 anni prima nei Paesi ad alto reddito. Nei paesi più poveri la loro vita è ridotta di 23,1 anni. Presentano un rischio doppio di sviluppare altre condizioni sfavorevoli, oltre la loro menomazione, come ictus , diabete , depressione , obesità , asma , cattiva salute orale.
Stigma, discriminazione, povertà e barriere nel sistema sanitario sono le condizioni ingiuste che portano allo sviluppo delle disuguaglianze sanitarie che queste persone devono affrontare quotidianamente.
Gli autori sottolineano che anche l'istruzione è un fattore determinante della salute e della mortalità . Dai dati Unicef emerge che i bambini con disabilità hanno il 42% in meno di probabilità di possedere competenze fondamentali di lettura e calcolo e il 49% in più di probabilità di non aver mai frequentato una scuola rispetto ai bambini senza disabilità.
Le scuole inclusive ed i servizi per le persone con disabilità e bisogni educativi speciali rappresentano pertanto passi essenziali per raggiungere l'equità tra tutti i bambini, migliorando altresì il loro futuro occupazionale che deve essere altrettanto equo, per abbattere le difficoltà finanziarie. Ad oggi, invece, i tassi di disoccupazione delle persone disabili raggiungono il 90%.
Ridurre il divario nell’aspettativa di vita
Per ridurre il divario nell'aspettativa di vita è pertanto fondamentale agire su questi determinanti. Quando una persona su sei vive con disabilità e sperimenta un rischio maggiore di disuguaglianza sanitaria, minore aspettativa di vita, esclusione sociale e barriere all'istruzione e all'occupazione, è chiaro che qualcosa non va e che qualcosa deve cambiare.
Considerando che l'inclusione in tutta la società può ridurre sostanzialmente l'isolamento sociale ed aumentare il benessere mentale, occorre capire che inclusività non significa soltanto accessibilità ai servizi pubblici, agli edifici e agli spazi. Significa anche, e soprattutto, rappresentanza nella società ed occupazione in ruoli a contatto con il cliente.
In tal senso i media e la politica hanno grande responsabilità nel migliorare la consapevolezza e l'educazione sulla disabilità, favorendone un’inclusione reale ed esaustiva, non frammentata da barriere ideologiche oltre che da ostacoli fisici.
Per ridurre le disuguaglianze sanitarie Kuper e colleghi hanno identificato 90 esempi di buone pratiche come strategie di intervento, tra cui il miglioramento della fornitura dei servizi riabilitativi nonché di tecnologie di assistenza e di servizi specialistici, la formazione degli operatori sanitari, l'accessibilità e la convenienza delle strutture, l'autonomia nelle decisioni e la consapevolezza dei diritti.
L'inclusione delle persone con disabilità non deve essere intesa come un ripensamento per soddisfare le normative sull'accessibilità negli obiettivi di progettazione o di inclusività. L'inclusività dovrebbe essere trattata come un diritto umano fondamentale
Considerando che ogni componente di un sistema sanitario può e dovrebbe essere inclusivo della disabilità, gli autori ritengono che si debba intervenire con maggior incisività sulla governance e sulla leadership, nonché aumentare i finanziamenti, migliorare l'accessibilità economica ed investire sulle risorse umane.
Sottolineando, infine, che le misure per creare un ambiente sanitario, educativo, lavorativo e sociale inclusivo ed accessibile devono essere prioritarie nelle politiche di un Paese, ribadiscono che per costruire una società interamente inclusiva occorre coinvolgere le persone con disabilità nelle decisioni, in tutte le fasi del processo, dalla progettazione alla pianificazione.
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