Il mondo, sotto il peso del carico globale di malattie trasmissibili e non trasmissibili, è schiacciato tra inflazione ed indifferenza verso la salute. Dai risultati di tre recenti studi pubblicati su The Lancet, emerge che il mondo è indietro nel migliorare la salute della popolazione globale, rispetto agli obiettivi fissati per il 2030, ed è fuori strada per raggiungere quel miliardo di persone in più atteso per il 2025 che possano beneficiare della copertura sanitaria universale, iniziativa simbolo dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. Si trova altresì ad affrontare contemporaneamente molteplici minacce potenziali per la salute umana, in un contesto di disordine internazionale e di tensioni economiche che potrebbero diffondere comportamenti a rischio (alcol, fumo, violenza) nonché accentuare le disuguaglianze sociosanitarie, soprattutto delle persone più vulnerabili colpite in modo sproporzionato dallo stress finanziario con l'aumento del proprio indice di miseria.
OMS: supportare meglio l'elaborazione delle politiche di sanità pubblica
Secondo l'Oms va supportata l'elaborazione di politiche di sanità pubblica.
Anche se alcuni ricercatori ritengono che la salute potrebbe essere migliorata in futuro dall'intelligenza artificiale e da altre tecnologie emergenti, oltre otto miliardi di persone sono a rischio di compromissione del proprio stato di benessere a causa della resistenza antimicrobica, delle malattie infettive, di guerre e conflitti su più fronti internazionali, della insicurezza alimentare e dalle carestie, dei cambiamenti climatici, dell'impoverimento.
In un mondo che si trova ad affrontare danni irreversibili diventa pertanto imperativo cercare di dare una risposta incentrata sulla salute, anziché continuare a tenerla a margine di ogni decisione politica e a non includerla tra le priorità nelle agende.
Livelli elevati di inflazione, come quelli che si stanno diffusamente registrando, impattano negativamente sulla società e sulla salute di specifici gruppi socioeconomici erodendo non solo il potere d'acquisto di beni essenziali, come cibo e farmaci, ma compromettendo anche l'accesso alle cure.
L'inflazione ostacola altresì l'accessibilità e la qualità dei servizi sanitari, influenzando indirettamente la salute delle persone. Le politiche per contrastare il fenomeno, come l'inasprimento della politica monetaria, provocano la caduta in recessione delle economie nazionali.
Si genera disoccupazione, fattore scatenante di vari problemi sanitari nella popolazione, e le finanze pubbliche sono messe a dura prova. La riduzione del bilancio statale, seppur con l'aumento delle tasse, si traduce in un sottofinanziamento fiscale soprattutto per il welfare, le infrastrutture sanitarie, la ricerca medica e le iniziative di sanità pubblica.
Sebbene la scienza della salute globale offra ragioni di grande fiducia sul futuro del benessere umano alla luce dei continui progressi, lo sguardo del mondo non è tuttavia più rivolto alla salute. Secondo un editoriale del direttore di The Lancet è l'indifferenza la più grande minaccia che i governi di tutto il mondo si trovano ad affrontare .
Forse complici i quattro anni di pandemia, i Paesi sono consumati dalla paura e distratti dall'insicurezza causata dalle guerre, dall'instabilità economica e dalla precarietà sociale. I cittadini sono irrequieti perché vedono minacciato il loro tenore di vita ed incenerito il futuro dei loro figli. Le persone stanno alzando la voce per chiedere azione e protezione .
È la desolante fotografia descritta da Richard Norton, secondo il quale la salute, sia quella concepita a livello nazionale che globale, semplicemente non rientra nei calcoli dei leader politici per placare questo diffuso malcontento. Denunciando che i politici giocano ad evitare questo argomento nei loro discorsi, avverte che la resa dei conti, di fronte a questo atteggiamento, è comunque inevitabile.
Dall'ultimo Report 2023 dell'Oms risulta infatti che entro il 2030 nessun obiettivo di sviluppo sostenibile relativo alla salute, ad eccezione del consumo di tabacco, sarà raggiunto, tenendo conto dei parametri sanitari completi come la mortalità causa-specifica, gli anni di vita persi, gli anni vissuti con disabilità e quelli coretti per la disabilità, l'aspettativa di vita e l'aspettativa di vita in buona salute.
Secondo un'analisi di previsione estesa al 2050 condotta nel 2021 dal Global Burden of Disease, rapporto che descrive annualmente lo stato di salute della popolazione mondiale, l'umanità ha pertanto davanti cinque possibili scenari: uno scenario di riferimento basato sulle tendenze storiche, considerato il più probabile, ed altri quattro scenari alternativi ed ideali in cui alcuni fattori di rischio potrebbero essere eliminati entro il 2050 (scenario per un ambiente più sicuro, scenario per la nutrizione e le vaccinazioni migliorate, scenario per i rischi comportamentali e metabolici migliorati, combinazione di questi tre scenari).
Tali scenari risultano tuttavia fortemente influenzati dal cambiamento demografico in atto, caratterizzato da un rapido invecchiamento della popolazione generale ed una ridotta natalità, e sono molto diversificati a causa di conflitti armati e politiche internazionali imprevedibili. Tracciando le traiettorie future della salute globale, appare evidente come qualsiasi scenario prospettato metta sempre comunque a dura prova la capacità già limitata dei sistemi sanitari, esacerbando i relativi rischi di mortalità.
In uno scenario ideale la copertura vaccinale - per difterite , tetano , pertosse , morbillo , Haemophilus influenzae di tipo B, pneumococco, rotavirus - dovrebbe essere del 100% in tutti i Paesi.
Gli attuali fumatori di tabacco dovrebbero essere ridotti a zero e i nuovi fumatori dovrebbero essere assenti. L'esposizione all'acqua contaminata, a servizi igienico-sanitari non sicuri e all'inquinamento atmosferico domestico dovrebbe essere eliminata ovunque. Tenendo conto delle notevoli disparità tra i Paesi nell'accessibilità economica per realizzare misure efficaci di mitigazione dei fattori di rischio, tali scenari appaiono chiaramente irrealizzabili su larga scala - perché è impossibile eliminare completamente i fattori di rischio - e più realistici a livello locale.
Gli analisti prevedono un continuo spostamento del carico globale di malattie dalle malattie trasmissibili (materne, neonatali, nutrizionali) verso le malattie non trasmissibili con il maggior aumento di anni persi per disabilità causati da neoplasie, diabete e malattie renali. Ritengono pertanto prioritario, dopo la pandemia, investire maggiormente sulla prevenzione e sul controllo di tali malattie. Nel primo scenario, quello probabile di riferimento, l'aspettativa di vita dovrebbe comunque continuare ad aumentare raggiungendo i 78,2 anni nel 2050 e l'aspettativa di vita sana dovrebbe passare dagli attuali 63,6 anni ai 66,7 anni.
Supportare meglio l'elaborazione delle politiche di sanità pubblica, definire e pianificare tali politiche a lungo termine, migliorare il processo decisionale da parte dei governi nazionali attraverso una collaborazione più stretta tra politici e ricercatori sono gli obiettivi prioritari per proteggere le popolazioni, soprattutto quelle più vulnerabili, economicamente svantaggiate, perché più esposte agli effetti dannosi delle crisi economiche sulla salute.
Senza un'azione politica urgente, le prove disponibili presentano una prospettiva potenzialmente disastrosa per ulteriori progressi per migliorare la salute , conclude l'Oms sottolineando che, seppure la pandemia sia ritenuta responsabile del fallimento perché ha distolto per la sua gravità attenzione e risorse da altri settori della sanità, i decisori politici non stanno comunque, ora che l'emergenza è finita, occupando il loro tempo a trattare questa importante questione.
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