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Giornata internazionale di consapevolezza sulla balbuzie

di Monica Vaccaretti

La cosa importante è non cadere nell'errore di giudicare sé stessi dal proprio modo di parlare, noi siamo tanto altro. Nelle parole di Joe Biden, Presidente degli Stati Uniti d'America e balbuziente, c'è il significato profondo della Giornata Internazionale di consapevolezza sulla balbuzie, un disturbo neuro-funzionale della parola di cui soffrono circa un milione di italiani e l'1% della popolazione mondiale, che si celebra il 22 ottobre: nelle piazze di tutta Italia si parlerà e si racconterà sia il mondo interiore delle persone che balbettano sia quello esterno con cui essi si trovano a confrontarsi pesantemente ogni giorno, vivendo un profondo disagio.

Che cos’è la balbuzie

balbuzie

La persona che soffre di balbuzie persistente sa esattamente quello che vuole pronunciare ma sa altrettanto chiaramente che ci sarà un suono o una parola che non riuscirà a dire.

Noto come disturbo della fluenza verbale, il balbettio è un’imperfezione che non fa uscire la parola, si fatica a generarla e talvolta moltiplica una lettera che si inceppa. Si sente di avere problemi con le parole ancora prima di dirle, se ne cercano altre. Si sente già che il suono non può venir fuori, come fosse impantanato dentro. Ci si impiega più tempo a completare una frase.

Gli intoppi possono manifestarsi quando si parla o quando si legge. Poiché nessun bambino comincia a parlare con un balbettio, il linguaggio deficitario, meno fluente, compare più tardi per diversi fattori. I primi sintomi esordiscono verso i tre anni di vita e l'incidenza è maggiore nei maschi.

Nell'88% dei casi la balbuzie regredisce naturalmente entro i 6 anni di età. La balbuzie evolutiva è un disturbo del ritmo dell'eloquio che può essere anche molto invalidante nelle persone che ne sono affette con una maggiore severità, comportando anche ripercussioni psicologiche.

Secondo la definizione dell'OMS, nella balbuzie la normale fluenza dell'eloquio è interrotta da ripetizioni involontarie e/o prolungamenti di sillabe, parole e suoni così come da ricorrenti esitazioni e pause (International Classification of Diseases-10).

Secondo gli specialisti psicoterapeuti e logopedisti che intervengono nel percorso riabilitativo, la balbuzie deriva da una difficoltà di respirazione collegata ad uno stato di ansia. Si fa fatica a respirare in modo corretto e si va in apnea, occludendo le corde vocali. Il disturbo, che nel 12% cronicizza, si può trattare con un approccio multidisciplinare, integrato e personalizzato, che agisce sulle varie componenti del fenomeno cognitivo.

Sensibilizzare per abbattere lo stigma

La giornata internazionale fu promossa per la prima volta nel 1998 dall'International Stuttering Association (ISA), dall'European League of Stuttering Association (ELSA) e dall'International Fluency Association (IFA) con lo scopo di promuoverne la conoscenza ed abbattere i pregiudizi sociali.

Ancora oggi i balbuzienti vengono etichettati. Poiché gli stereotipi contribuiscono ad aumentare il senso di frustrazione e a limitare le relazioni sociali e lavorative di milioni di persone in tutto il mondo, la giornata ha la finalità di migliorare la qualità di vita di coloro che ne soffrono attraverso la diffusione di una maggiore sensibilizzazione e riflessione delle persone che hanno un eloquio sciolto.

Si può capire facendo sperimentare – tramite giochi, letture e testimonianze - cosa prova una persona che balbetta nel momento dell'inceppo e la scomodità che sente nel pensiero confuso mentre tenta di parlare.

In un comunicato stampa di Psicodizione, Cooperativa Sociale e Onlus di Torino, la dottoressa Chiara Comastri – psicologa ed ex balbuziente, tra le maggiori esponenti italiane con esperienza ventennale nel trattamento della balbuzie – illustra il disturbo, la cui incidenza va dal 5% all'8% fino al 17% nei bambini.

La letteratura scientifica considera la balbuzie un disturbo complesso e multifattoriale sul quale agiscono fattori fisiologici, linguistici, psico-emotivi ed ambientali. In alcuni casi scompare durante l'infanzia, in altri diventa persistente e si prolunga anche nell'età adulta, spiega.

La persona che soffre di balbuzie persistente sa esattamente quello che vuole pronunciare ma sa altrettanto chiaramente che ci sarà un suono o una parola che non riuscirà a dire, continua. Pertanto, la disfluenza che gli altri avvertono non è altro che la migliore soluzione che la persona ha trovato in quel momento per risolvere il problema e superare la preoccupazione percepita nel pensiero nel pronunciare un certo suono, conclude.

Incrementare la consapevolezza nelle persone che parlano bene aiuterà coloro che balbettano a togliersi tutte quelle maschere che si sono creati nel corso degli anni e che li intrappolano in uno spazio relazionale sempre più stretto. Solo la consapevolezza che toglie il pregiudizio può aiutarli ad aprirsi al mondo e ad uscire dalla gabbia della balbuzie, spiegano i volontari e gli operatori del settore che domenica 22 ottobre saranno nelle piazze di tutta Italia per parlarne e raccontare sia il mondo interiore delle persone che balbettano sia quello esterno con cui essi si trovano a confrontarsi pesantemente ogni giorno, vivendo un profondo disagio.

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