La disabilità fa parte dell'essere umano. Chiunque può sperimentarla durante la propria vita, in maniera temporanea o permanente. Ad essa è dedicata la giornata del 3 dicembre, che le Nazioni Unite hanno istituito con l'obiettivo di sensibilizzare l'opinione pubblica e promuovere i diritti e il benessere delle persone, ovunque nel mondo, che si trovano in questa condizione. Dal programma di indagine e di valutazione della disabilità dell'Oms è stimato che le persone che nel mondo soffrono di disabilità significative siano oltre 1,3 miliardi, il 16% della popolazione globale ossia una persona su sei, delle quali l'80% vive nei paesi in via di sviluppo. Sono un gruppo eterogeneo – per identità di genere, sesso, età, religione, etnia, condizioni economiche - in costante aumento a causa dell'invecchiamento generale e della maggiore prevalenza delle malattie non trasmissibili ai cui fattori di rischio (fumo, cattiva alimentazione, consumo di alcol, mancanza di attività fisica) le persone disabili sono maggiormente esposte.
Disabilità: in Italia è ancora troppo il peso delle disuguaglianze
La disabilità – che viene descritta e misurata dall'Oms tramite l'ICF, strumento di classificazione del funzionamento, della disabilità e della salute - diventa più manifesta quando individui con una determinata condizione di salute interagiscono con un ambiente esterno non idoneo ed inaccessibile che crea barriere e con fattori personali come atteggiamenti negativi e un limitato supporto sociale.
Questi determinanti ostacolano la piena partecipazione nella società delle persone con disabilità che, oltre a sperimentare forti limitazioni nella vita quotidiana, presentano un maggior rischio di sviluppare una serie di condizioni di salute sfavorevoli (depressione, ictus, obesità, asma, diabete) e rischiano di morire fino a 20 anni prima rispetto alle persone senza disabilità.
Sono persone che vengono spesso lasciate indietro anche per disuguaglianze di salute, in gran parte evitabili, che le persone con disabilità sperimentano e segnalano. Tali disuguaglianze sono causate da condizioni ingiuste che influiscono sulla loro salute fisica e mentale.
I fattori che contribuiscono a tali disuguaglianze sono la discriminazione sociale, lo stigma, le politiche ingiuste, l'esclusione dall'istruzione e dal lavoro, la povertà, la mancanza di accesso o di qualità delle cure. Risulta che spesso affrontano ostacoli persino in tutti gli aspetti del sistema sanitario, subiscono atteggiamenti negativi da parte degli operatori sanitari e vengono esclusi dagli interventi di sanità pubblica. Le disuguaglianze di salute portano ad un peggioramento della qualità di vita e alla morte prematura.
Ai sensi del diritto internazionale sui diritti umani, alle persone con disabilità deve essere garantita equità nella salute, con lo stesso standard di qualità e di efficienza nell'assistenza sanitaria, gratuita o a prezzi accessibili, delle altre persone. Lo impone agli Stati anche il quadro legislativo internazionale (Risoluzioni WHA74.8, 66.9, 58.23) secondo il quale deve essere loro garantito il più alto standard di salute raggiungibile in un'ottica di inclusione e di copertura sanitaria universale.
Il rapporto globale dell'Oms sull'equità nella salute per le persone con disabilità, in una strategia di inclusione definita UNDIS (United Nations Disability Inclusion Strategy), ha delineato 40 azioni mirate e complete che gli Stati devono intraprendere per rafforzare i sistemi sanitari e supportarli per promuovere l'equità riducendo le disuguaglianze sanitarie in tutte le azioni del settore, nella governance e nella pianificazione del sistema sanitario, includendo e responsabilizzando altresì le persone con disabilità nei processi decisionali.
Il personale sanitario deve inoltre e sostenere tutelare i diritti e la dignità delle persone con disabilità, anche alla luce delle prove aggiornate e delle raccomandazioni basate sull'evidenza relative all'inclusione della disabilità nel settore sanitario.
I bisogni di salute delle persone con disabilità devono essere pertanto integrati nel nostro modo di pensare. Nonostante i progressi civili sinora raggiunti, è necessario un ulteriore cambiamento trasformativo e sostenibile.
Ci sono infatti ancora troppe persone con disabilità che si sentono invisibili e che non hanno opportunità di sentirsi veramente incluse nel contesto sociale. Viene richiesta quindi una maggiore responsabilità politica, innalzando standard e prestazioni anche in ambito sanitario, capace di mettere in atto una programmazione trasversale, intersettoriale e coordinata per migliorare ogni aspetto della vita sociale di queste persone.
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