La caratteristica fondamentale delle cure complementari è quella di avere una visione olistica della persona, condizione che per l’infermiere è molto affine al proprio atteggiamento professionale. Per questo ritengo che i professionisti che si occupano dell’assistenza, come l’infermiere, possano trarre molto vantaggio nell’approfondimento di queste discipline al fine di attuare una migliore risposta nel soddisfacimento dei bisogni della persona
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Il futuro dell'assistenza è delle cure che vanno oltre la malattia
Con il termine cure complementari si intende quell’insieme di pratiche e cure eterogenee che traggono origine dalla tradizione popolare non in contrasto con la medicina ufficiale
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Il termine comprende molti “sistemi di cura” che non sono contemplati dalla medicina ufficiale, come ad esempio l’aromaterapia, l’auricoloterapia, il tocco/massaggio, la medicina ayurvedica, il Reiki, la cromoterapia, l’agopuntura, la riflessologia plantare, ecc.
Si utilizza il termine “complementari” perché queste discipline non vogliono contrapporsi alla medicina allopatica, ma bensì agire sinergicamente
, quindi affiancarsi alla medicina tradizionale.
La caratteristica fondamentale delle cure complementari è quella di avere una visione olistica della persona, condizione che per l’infermiere è molto affine al proprio atteggiamento professionale. Per questo ritengo che i professionisti che si occupano dell’assistenza, come l’infermiere, possano trarre molto vantaggio nell’approfondimento di queste discipline al fine di attuare una migliore risposta nel soddisfacimento dei bisogni della persona.
Quale grave problema di eticità ravvisa il Comitato Nazionale di Bioetica riguardo alle medicine complementari?
Che l’utilizzo di diagnostiche e terapie “diverse” possano ritardare il ricorso alle diagnosi e terapie di carattere scientifico più efficaci.
Quando ci si “ammala” passiamo da uno stato di equilibrio ad uno stato di disequilibrio, quindi l’obiettivo dell’assistenza infermieristica è quello di riportare l’individuo ad una fase di adattamento per far affrontare la malattia attuando tutti i modi possibili di cura.
A questo scopo le cure complementari si adattano bene a questo ruolo, soprattutto per la loro naturale capacità che hanno nel far emergere le risorse di guarigione già insite nell’individuo. L’interesse per le medicine complementari è in continua crescita, tanto da rappresentare una realtà consolidata, sia a livello nazionale che internazionale. Tuttavia, il riconoscimento delle CAM (Cure Complementari) non è uniforme tra i diversi Stati.
È necessario, dunque, al fine di avere un quadro complessivo di tale importante realtà, procedere con una comparazione normativa, europea ed internazionale, circa l’applicazione delle cure complementari.
Altri aspetti comuni tra cure complementari e scienze infermieristiche sono:
- l'uomo, visto come entità unica e irripetibile, costituito dall’integrazione di mente, corpo e spirito
- l'ambiente, visto come l’insieme dei fattori che influiscono e interagiscono con la persona
- la salute, che non è soltanto l’assenza di malattia, ma un equilibrio tra tutte le componenti che costituiscono l’entità umana
- la malattia, vista come squilibrio e non solo come manifestarsi di una disfunzione fisica
Questa visione comune dà la possibilità di integrare le due discipline per arrivare al risultato finale, ossi il benessere della persona nella sua interezza.
L'esperienza della regione Toscana
Al momento in Italia le CAM non sono riconosciute, ma si delegano le regioni al loro utilizzo sul territorio. La politica sanitaria adottata dalla Regione Toscana in tema di medicine complementari ha determinato l'integrazione di queste terapie all'interno del Sistema sanitario regionale, cosa che vale però solamente per l’agopuntura, la medicina tradizionale cinese, l’omeopatia, la fitoterapia e la medicina manuale, che fanno parte delle cure assicurate dal sistema regionale di sanità.
La maggior parte delle aziende sanitarie e ospedaliere della Toscana prevede l'erogazione di prestazioni di medicina complementare e/o non convenzionale a fronte del pagamento di un ticket, ma si delegano le regioni al loro utilizzo sul territorio.
Quindi dei passi in avanti si stanno facendo riguardo la regolarizzazione di queste terapie a garanzia dell’utente, il quale ha diritto ad avere professionisti preparati, dotati di un sistema di auto-regolamentazione e sottoposti anche a controllo esterno. C’è quindi sempre di più la necessità di operatori formati e competenti con il coinvolgimento delle università, alle quali spetta il compito di organizzare nelle proprie strutture corsi adeguati e Master.
Ribadisco che l’Infermiere che si occupa di assistenza avrebbe un notevole vantaggio nell’acquisire o approfondire queste conoscenze, perché, se opportunamente integrate alla routine quotidiana, permettono di migliorare la propria attività e di amplificare la portata della prestazione erogata.
Inoltre, non possiamo dimenticare che l’Oms individua nell’infermiere (Rapporto tecnico 1996) un “consigliere del consumatore”; così come il codice deontologico sottolinea l’importanza di sostenere la persona nelle scelte terapeutiche, garantendo informazioni precise adoperandosi affinché la persona disponga di informazioni globali e non solo cliniche, quindi attraverso il percorso formativo certificato sulle cure complementari (con cui si ottengono saperi e abilità), l’infermiere potrebbe proporre le CAM all’utente in autonomia, in regime di libero professionista e/o di dipendenza, come parte integrante di un piano di cure, nell'ambito dell'educazione terapeutica.
L’educazione terapeutica è quella che si interessa di aiutare l’individuo e la sua famiglia a comprendere la malattia e il trattamento, a collaborare alle cure, a farsi carico del proprio stato di salute e a conservare e migliorare la propria qualità di vita attraverso la conoscenza delle condizioni che preservano e favoriscono il benessere funzionale, fisico, spirituale all’interno dell’ambiente.
Alla luce di quanto detto si può facilmente comprendere come attraverso le cure complementari possiamo agire anche sulla qualità della vita, intesa come senso globale di benessere. I professionisti sanitari dovranno indirizzare la propria attenzione esclusivamente al benessere, sia fisico che spirituale, del paziente, entrando in contatto con esso con la massima gentilezza e discrezione possibili, evitando qualunque genere di contatto fisico che non rientri nella terapia.
Su questa scia, la medicina complementare può essere definita come la “medicina che porta la persona alla libertà, al libero arbitrio”. In questo modo la persona può fermarsi un poco a riflettere su ciò che gli sta accadendo trovando misure a risoluzione del problema con un approccio globale, perché l’essere vivente è multicomponente e non si può considerare solo a compartimenti stagni.
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