I confini tra sessualità e dipendenza
Con Chemsex si intende una pratica che consiste nel ricorso a sostanze per favorire la prestazione sessuale ed aumentarne la durata.
Questo articolo non si propone di essere, per sua intrinseca natura, un’analisi esaustiva dell’argomento che si accinge a trattare. La sua genesi è invece radicata in un’esigenza educativa : illuminare un fenomeno contemporaneo che, soprattutto nelle grandi metropoli italiane e internazionali, sta assumendo connotazioni sempre più rilevanti e pervasive.
La convinzione che anima questa riflessione è che solo attraverso la parola e il dialogo si possa realmente far luce su tali dinamiche e, conseguentemente, promuovere una maggiore consapevolezza e capacità educativa rispetto alle patologie emergenti della società postmoderna nella quale viviamo.
L’assenza di un dibattito strutturato rischia di relegare questa problematica a una questione di nicchia, accessibile e compresa da pochi. A tal proposito, un’analogia si impone: durante le fasi iniziali della pandemia da Covid-19, il virus sembrava confinato a specifiche aree geografiche lontane, apparendo come una questione circoscritta e distante.
Tuttavia, in breve tempo, si è rivelato capace di sconvolgere le vite di tutti, ponendo in evidenza la necessità di affrontare tempestivamente ciò che inizialmente sembra riguardare solo una minoranza. Analogamente, il fenomeno qui discusso rischia di rimanere nell’ombra finché le sue implicazioni non diverranno, inevitabilmente, manifeste e diffuse.
Tra informazione e accoglienza
I due aspetti – dipendenza da sostanze e sessualità -, analizzati separatamente, sono oggetto di un’ampia letteratura scientifica.
La dipendenza da sostanze è un tema ampiamente esplorato e dibattuto, mentre la sessualità , sebbene altrettanto studiata, rimane spesso avvolta in una certa reticenza culturale. Tuttavia, nell’attuale contesto della cosiddetta “economia della dopamina1 ” (“dopamine economy”), si sta delineando un fenomeno complesso e poco indagato: la crescente intersezione tra questi due domini.
Questa dinamica, che unisce i meccanismi della dipendenza e le manifestazioni della sessualità in modalità inedite, solleva interrogativi di straordinaria rilevanza non solo per la ricerca accademica, ma anche per la sfera educativa, sociale e clinica.
Il fenomeno in questione è in rapida crescita e sta già attirando l’attenzione di specifici reparti ospedalieri, dove i ricoveri legati all’uso di sostanze strettamente correlato alle abitudini sessuali stanno assumendo proporzioni sempre più rilevanti.
Tale fenomeno si distingue per peculiarità estremamente caratteristiche e per conseguenze epidemiologiche significative, in particolare per quanto riguarda le malattie sessualmente trasmissibili (MST).
Attualmente si stima che il fenomeno sia prevalente nella popolazione maschile omosessuale M2M (man to man) e che sia più diffuso nelle grandi città, con Milano a fare da apripista in Italia. Tuttavia, la portata e la trasversalità del fenomeno sono in aumento anche nella popolazione eterosessuale, indicando un trend in espansione che richiede un monitoraggio costante e una risposta mirata.
In una società in cui le occasioni di incontro reale si fanno sempre più rarefatte e l’uso di piattaforme digitali per incontri domina la scena, il piacere e una sessualità “prêt-à-porter” appaiono più accessibili che mai. Tuttavia, questa accessibilità si accompagna a un progressivo disconnettersi dalla complessità dell’essere un unicum indivisibile .
Compartimentalizzare emozioni, desideri e relazioni sembra più semplice che affrontare la sfida di vivere la pienezza della propria umanità. Ed è in questo contesto che il piacere diventa protagonista assoluto: lo si cerca immediato, intenso, liberato da pensieri, da regole e da legami.
I meccanismi che regolano questa modalità di fruizione della sessualità e delle sostanze si rivelano straordinariamente simili, creando un circolo vizioso in cui l’una potenzia l’altra in un’interazione sempre più stretta e pervasiva.
Appare quindi imprescindibile aprire un dialogo sistematico e interdisciplinare su tali questioni, che possa coinvolgere professionist* della salute come psichiatr*, psicologi/he, educatori/rtici, TeRP - ma anche figure coinvolte nell’ascolto del cambiamento come sociologh* e antropologi/he.
Solo attraverso un confronto aperto e approfondito è possibile comprendere le implicazioni di questo fenomeno emergente e promuovere strategie educative e terapeutiche in grado di affrontarne le molteplici sfaccettature.
Il rischio di ignorare questa convergenza tra dipendenze e sessualità è troppo elevato : occorre agire prima che le sue conseguenze si manifestino in modo incontrollato, trasformandosi in un problema diffuso e difficilmente gestibile.
Numerosi studi indicano che la dipendenza può influenzare la sessualità e viceversa, portando a comportamenti rischiosi, instabilità emotiva e isolamento sociale (es. American Psychological Association, 2022; Organizzazione Mondiale della Sanità, 2020).
La dipendenza sessuale è caratterizzata da un modello persistente di incapacità di controllare impulsi, pensieri o pulsioni sessuali intensi e ricorrenti, con conseguente comportamento sessuale ripetitivo.
Nell’undicesima versione della Classificazione Internazionale delle Malattie (ICD-11), la dipendenza sessuale include le seguenti caratteristiche:
un’elevata preoccupazione per il comportamento sessuale che porta a trascurare altre sfere di funzionamento
la perdita di controllo sul comportamento sessuale
il coinvolgimento in attività sessuali nonostante il rischio di conseguenze negative
una significativa angoscia sperimentata come risultato del proprio comportamento sessuale
l’impegno continuo nel comportamento sessuale nonostante non ne derivi alcun piacere o soddisfazione (World Health Organization, 2019)
Nell’eziologia della dipendenza sessuale la disregolazione emotiva ricopre un ruolo rilevante e la collega a diversi altri disturbi mentali. La questione della disregolazione emotiva alla base della dipendenza sessuale è uno dei meccanismi proposti responsabili degli alti tassi di comorbidità tra dipendenza sessuale e altri disturbi.
I tassi di comorbidità indicano una sostanziale co-occorrenza tra dipendenza sessuale e disturbi dell’umore (Kafka, 2019). Una revisione di Schultz e colleghi (2014) ha mostrato che i sintomi associati alla dipendenza sessuale sono positivamente correlati con i sintomi depressivi , coerentemente con il sesso, l’età e l’orientamento sessuale.
Il fenomeno del chemsex 2 rappresenta una sfida crescente per la sanità pubblica, dato il coinvolgimento di sostanze psicoattive in contesti sessuali che aumentano i rischi di salute mentale e fisica, incluso il rischio di HIV e altre infezioni sessualmente trasmissibili .
Emerge una crescente necessità di un intervento integrato di salute pubblica e la promozione di strategie preventive mirate ai gruppi vulnerabili (BMC Public Health, 2022). Tuttavia, nonostante i dati esistenti, permangono molte lacune conoscitive sulle modalità specifiche in cui queste due dimensioni si influenzano e su come l’ambiente sociale e affettivo possa mediare tale relazione.
Le ricerche presenti, al contempo, forniscono informazioni reperite in un contesto culturale diverso da quello italiano e si focalizzano soprattutto nei rapporti M2M (Pubmed, 2020/2023).
Abbiamo quindi bisogno di maggiori studi contestualizzati nella realtà italiana che indaghino le esperienze personali e i contesti di uso di sostanze, fornendo informazioni critiche per sviluppare interventi mirati.
Un intervento educativo mirato sul fenomeno del chemsex in Italia dovrebbe affrontare il tema da una prospettiva multifocale, combinando informazione, sensibilizzazione e supporto.
È essenziale sviluppare programmi educativi nelle scuole e nelle organizzazioni giovanili, focalizzandosi sui rischi associati all'uso di sostanze illecite durante l'attività sessuale. Tali iniziative dovrebbero promuovere una sessualità sana e consapevole, enfatizzando l'importanza della protezione contro le malattie sessualmente trasmissibili (MST) e la necessità di una gestione responsabile del proprio corpo e delle proprie relazioni.
In parallelo, sarebbe cruciale offrire servizi di supporto e consulenza, mettendo a disposizione screening regolari per le MST e consulenze psicologiche per chi sia coinvolto nel chemsex. Questi servizi dovrebbero essere accessibili, riservati e strutturati per rispondere alle esigenze specifiche degli individui, creando un ambiente di sostegno che non stigmatizzi ma, al contrario, promuova il benessere e la salute psicofisica.
Si potrebbero ipotizzare percorsi condotti da educatori sanitari formati ad hoc in merito . Un altro aspetto fondamentale riguarda la collaborazione con le comunità locali, in particolare con le associazioni LGBTQ+, che potrebbero svolgere un ruolo chiave nel sensibilizzare e informare sui rischi del chemsex .
Tali gruppi potrebbero fungere da mediatori tra le istituzioni e la popolazione a rischio, organizzando eventi educativi, supporto sociale e creando spazi sicuri per chi desidera socializzare senza fare ricorso all'uso di sostanze.
Infine, la formazione degli operatori sanitari e sociali rappresenta un altro intervento imprescindibile . Gli operatori devono essere adeguatamente formati per riconoscere e affrontare i casi di chemsex con empatia e competenza, garantendo un supporto che risponda alle specifiche necessità di chi è coinvolto in questa pratica, senza giudizi né stigmatizzazioni. La sensibilità e la preparazione degli operatori sono fondamentali per garantire interventi efficaci e di qualità .
Articolo a cura di Stefano Renolfi | Educatore Professionale in formazione
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