La relazione di cura è stata il principio che ha guidato tutti gli interventi della giornata di venerdì 7 del 42esimo Congresso Nazionale di AISD a Roma. Senza un’adeguata informazione, comunicazione al nostro paziente, senza l’instaurarsi di quella relazione di fiducia di cui ambedue le parti necessitano il nostro percorso di cura e assistenza non può davvero compiersi. Il ruolo della formazione entra in gioco, viene discusso ampiamente e si rivela ancora una volta fondamentale.
Telemedicina, comunicazione e relazione di cura al 42° Congresso AISD
Le scale di valutazione del dolore sono ancora oggi troppo poco conosciute e sottoutilizzate, le conoscenze e gli atteggiamenti degli infermieri sulla gestione e valutazione del dolore sono migliorabili. Sono passati 9 anni dalla Legge 38, l’emanazione del recentissimo Codice Deontologico degli Infermieri ha ulteriormente stressato quest’aspetto ma la strada da percorrere è ancora lunga.
Sono necessari maggiori eventi formativi poiché la carenza emersa in alcuni atenei italiani è di carattere sia quali che quantitativa. AISD non ha però perso questa occasione fornendo ai partecipanti al 42° congresso nazionale interventi specialistici e simulazioni sulla stimolazione e ricezione nocicettiva.
Il gap che emerge da chi promuove formazione sul dolore è sempre il medesimo: le buone pratiche insegnate durante il Corso di Laurea in Infermieristica, basate sulle evidenze scientifiche, si discostano molto dalla realtà dei reparti ospedalieri; esiste, purtroppo, ancora una grande separazione tra conoscenza teorica e pratica clinica.
È uno scollamento che in qualche modo negli anni futuri andrà sanato, perché attualmente non può che influire negativamente sul professionista, generando stress e sul paziente che viene potenzialmente sottovalutato e sottotrattato.
Emergono però spiragli di luce: la radiologia tradizionale inizia ad occuparsi di riconoscimento e studio del dolore anche nell’esecuzione delle TAC torace e addome. Il paziente, mediamente anziano, può provare dolore durante lo spostamento e la mobilizzazione sul lettino della TAC? I primi dati emersi da un grosso studio multicentrico promosso da Città della Salute di Torino ci dicono di sì. Non possiamo ignorare questi passaggi.
Un grosso cambiamento è anche rappresentato dall’evoluzione della telemedicina. La realtà torinese con il servizio di ospedalizzazione a domicilio ne è un perfetto esempio. Le finalità della telemedicina sono molteplici: diagnosi, cura, riabilitazione, monitoraggio e prevenzione secondaria.
Anche la Cochrane ha studiato l’avvento della telemedicina e i suoi effetti giungendo in una review a trovare un miglioramento nella qualità di vita dei pazienti che riescono a permanere maggiormente nelle loro case e a ridurre gli accessi in ospedale.
Infine come diffondere però le buone pratiche? Come fare una corretta informazione? Dove reperire le informazioni utili a professionista e paziente? Questo il ruolo dei mezzi di comunicazione di oggi, che hanno la responsabilità di erogare un’informazione di qualità, basata sulle evidenze scientifiche ad un pubblico di operatori più vasto possibile.
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