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Ordini professionali contro Zaia: i no vax vanno sospesi

di Redazione Roma

Dopo che gli Ordini del Veneto hanno sottoscritto un comunicato dai toni fermi, chiedendo alla Regione di procedere senza indugi, è giunta la replica del governatore, Luca Zaia. Che assicura: Dai direttori generali sono ora in arrivo le sospensioni. Ma resta da sciogliere il nodo dei ritardi per la riorganizzazione.

Veneto, gli ordini professionali contro i sanitari no vax

Polemiche in Veneto per la decisione del presidente Zaia di congelare le sospensioni dei sanitari no vax

Fa discutere la posizione assunta dal presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, relativa alla sospensione del personale sanitario no vax. Non una posizione ideologica, bensì pragmatica quella di Zaia, che non si schiera a favore dei sanitari non vaccinati ma avrebbe inteso congelare le sospensioni previste in base al Decreto-legge 1° aprile 2021, n. 44 – convertito nella Legge n. 76/2021 – varato a livello nazionale.

Con quale motivazione? Manca il personale sanitario ed essendo difficoltoso reperirlo sul mercato del lavoro sospendere i sanitari che rifiutano il vaccino non farebbe altro che peggiorare la situazione. Per la segretaria regionale della Fp Cgil del Veneto, Sonia Tedesco, le parole di Zaia pesano come macigni.

Non sappiamo in che modo si comporteranno le aziende sanitarie di fronte alla scelta politica di sospendere l’applicazione di una norma. Auspichiamo che non seguano il tracciato indicato dal presidente che ha già aperto il malcontento tra i sanitari che, talvolta anche malvolentieri, hanno invece aderito e stanno aderendo alla vaccinazione anti-Covid.

Ma qualcosa, proprio nelle ultime ore, pare essere cambiato. Attraverso un comunicato congiunto, gli Ordini delle professioni infermieristiche e del Veneto hanno ribadito il pieno appoggio in merito all’obbligo vaccinale per tutti i sanitari, come di recente dichiarato dal premier Mario Draghi. E lo stesso Zaia, a stretto giro, ha commentato: Una tempesta in un bicchier d’acqua. Abbiamo detto fin dal principio che il “congelamento” delle lettere di sospensione per i sanitari non vaccinati era momentaneo. Domani ci sarà l’ultimo passaggio formale con la Conferenza Sanità cui, per il Veneto, parteciperà l’assessore Manuela Lanzarin, per comprendere se ci sono indicazioni ulteriori e poi immagino che i direttori generali procederanno.

Non solo, il governatore del Veneto tiene a puntualizzare: La legge è legge. E, peraltro, l’applicazione della norma non rientra nelle facoltà del presidente bensì del datore di lavoro, cioè il direttore generale dell’azienda. Le procedure sono tutte completate, pronte per procedere. Ma cosa riportava, con precisione, il comunicato? In primis, esprimeva preoccupazione e dissenso in merito alle dichiarazioni di Zaia sul congelamento delle sospensioni dei sanitari che rifiutano il vaccino (Non sono dalla parte della ragione, ma per adesso non si procede con la sospensioni per i medici non vaccinati perché ci vuole coordinamento nazionale e dietro alle sospensioni c’è un altro problema: la mancanza di professionisti. Chi ha fatto questo decreto non ha tenuto conto del fatto che manca personale, aveva dichiarato).

Quindi, rammentando che la normativa in essere avrebbe dovuto portare ai primi provvedimenti sospensivi già dalla metà di maggio, gli Ordini delle professioni sanitarie del Veneto si sono rivolti direttamente alla Regione, chiedendo – e così pare essere stato – un’immediata inversione di rotta, senza cedimenti a ricatti o pressioni posti in essere da una piccola minoranza di soggetti, e l’applicazione della sospensione dal servizio in presenza o lo spostamento dal contatto diretto con soggetti fragili, come previsto dalla normativa nazionale.

Non solo. Gli Ordini delle professioni sanitarie del Veneto, nella loro funzione di tutela della salute di ogni singolo cittadino, hanno chiesto con forza che vengano comunicati con sollecitudine ai rispettivi Ordini i nominativi degli iscritti che hanno rifiutato la prevista vaccinazione, e sono quindi privi dei requisiti per esercitare la professione in situazioni che possano essere causa di contagio.

Sul tema – caldissimo e siamo solo a fine luglio – era intervenuto anche il consigliere regionale Giacomo Possamai (Pd), fortemente critico nei confronti di Zaia, poiché la non sospensione del personale sanitario non vaccinato contro Covid-19 avrebbe rappresentato un messaggio contradditorio e nocivo. Nella consapevolezza della carenza degli organici, non può comunque passare il concetto che infermieri e medici siano liberi di non immunizzarsi e che possano farsi scudo delle difficoltà legate alle sostituzioni.

Giornalista

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