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COVID-19

Umorismo e pratica infermieristica

di Redazione

Non è mai facile iniziare un articolo divulgativo sull’umorismo: si corre sempre il rischio di incappare in qualche luogo comune o frase fatta per colpire e attirare il lettore, per poi non lasciare nulla che possa veramente donare un importante spunto di riflessione o un atteggiamento rinnovato nei confronti dell’argomento affrontato. Una risata vi seppellirà, dicevano i sovversivi degli anni Settanta che volevano spaventare i governanti, ma qual è il significato profondo di una risata e perché può essere definita così “sovversiva”? È testato che uno spiccato senso dell’umorismo aiuti a prevenire stati patologici depressivi e nevrotici non solo nelle persone malate, ma anche negli operatori sanitari che quotidianamente vengono messi sotto pressione dalla mole di lavoro e dalla sofferenza dei propri pazienti.

L'importanza di imparare a ridere con il Covid, nonostante il Covid

Pirandello ne aveva fatta un’analisi arguta mettendo in risalto la differenza tra “comico” e “umoristico”: questa distinzione fra le due categorie è alla base della differenza tra la risata sana e quella invece più maliziosa, satirica e spesso maligna. In un primo momento avvertiamo che qualcosa è il contrario di quello che ci aspetteremmo e qui scatta il pensiero comico; successivamente il nostro ragionamento va ben oltre l’apparenza e riflette su quanto vede, impostando un vero e proprio sentimento alla base dell’umorismo.

Questi diventa quindi capace di percepire gli aspetti più curiosi con umana partecipazione suscitando simpatia. L'umorismo pirandelliano diventa allora una forma di percezione della realtà, oltre le nostre finzioni e addirittura al di là della nostra stessa identità. Vien da sé che questo procedimento diventa ben più complesso, rispetto al “deridere” qualcuno, che dal sarcasmo, inteso come offesa e umiliazione, porta ad allontanare i soggetti coinvolti e non a guardare nella stessa direzione, come succede invece con l’umorismo (Pirandello, 1908).

L’aspetto che più suscita piacere quando si scatena la risata è la capacità di distendere gli animi, anche nelle situazioni più tragiche: riporto qui alcune citazioni di film e serie tv, scelte ad hoc per coinvolgere ulteriormente il lettore.

Nel film “Fiori di acciaio” (“Steel Magnolias”) del 1989, il finale tragico della morte della figlia della protagonista, interpretata da una meravigliosa Sally Field, è uno dei momenti più struggenti che personalmente abbia mai visto, in cui lei si sfoga con le sue più care amiche in un momento di impetuosa rabbia, urla, inciampa e piange la prematura morte della figlia subito dopo il funerale. Una delle sue amiche in un momento così drammatico, prende la burbera Shirley McLaine e gliela scaglia contro, dicendole: Picchia qui! Avanti falla nera! Potrai dire in giro di aver picchiato Luoisa Boudreaux! e riferendosi a quest’ultima, che si stava giustamente ribellando, le dice: Ouiser hai finalmente l’occasione di fare del bene a qualcuno.

Questa scena, talmente spiazzante e completamente sovversiva, da scatenare una risata in tutte le donne, incluse la povera mamma che fino a poco prima stava attraversando la fase più rabbiosa del lutto. Alla fine della scena, tutti gli animi sono più distesi, inclusi quelli dello spettatore. Vero, o no?

Ancora: nella serie tv “Scrubs”, ambientata in ospedale, sono diverse le puntate in cui si alternano momenti comici ed altri più seri e drammatici, tanto da meritarsi il titolo di “dramedy” e tanto da divenire una delle serie televisive di genere medico più quotate e viste degli anni 2000.

Uno dei motivi per cui viene ampiamente apprezzata, soprattutto al personale ospedaliero, è per via di questa alternanza di momenti che rispecchiano la quotidianità di chi lavora e si prende cura dei malati, pur mantenendo una propria vita privata al di fuori delle mura nosocomiali.

Non è vero che scherzare sulla malattia sia sempre fuori luogo, anzi: fatto nei tempi e nei modi giusti è anche piuttosto terapeutico in quanto distende i nervi e resetta il nostro stato d’animo che fa “tabula rasa” e si prepara a prendersi cura del paziente successivo (Leiber, 1986).

È testato che uno spiccato senso dell’umorismo aiuti a prevenire stati patologici depressivi e nevrotici non solo nelle persone malate, ma anche negli operatori sanitari che quotidianamente vengono messi sotto pressione dalla mole di lavoro e dalla sofferenza dei propri pazienti (Dionigi & Gremigni, 2016).

Un recente studio canadese ha dimostrato quanto sia importante insegnare sin da subito ai futuri medici (e io aggiungerei infermieri ed OSS) a prendersi cura non solo del malato, sottolineando il ruolo centrale una visione umoristica della vita e di sé. Va sottolineato che, quando parliamo di umorismo nei contesti ospedalieri è fondamentale capire chi abbiamo di fronte e quale momento della sua vita sta attraversando: il rapporto di fiducia è essenziale e non è automatico riuscire ad instaurare da subito un rapporto di complicità, che invece è fondamentale per innescare la battuta di spirito. Uno dei momenti migliori per attivare un tipo di approccio umoristico è quello che si ha quando si crea una comune comprensione degli obiettivi terapeutici tra pazienti e caregiver (Cherubini & Bilenchi, 2021)

Come combattere il Covid a colpi di risata

Siamo in Italia, nel 2021 in piena terza ondata di una pandemia che sembra non finire mai, dove gli operatori sanitari lamentano di essere sottopagati e mal considerati dalle proprie Istituzioni. Sebbene veniamo definiti “eroi in prima linea”, ci ritroviamo quotidianamente in situazioni complicate, come il venire beffati dal primo paziente iroso che aspetta troppo in sala d’attesa.

In tutto ciò ancora nessuno enfatizza quanto sia importante il gioco di squadra all’interno di tutte le unità operative, sia in quelle dove vengono ricoverati i pazienti positivi a Covid-19, sia in quelle dove si continua ad assistere i pazienti negativi, nonostante i disservizi.

Siamo presi d’assalto da foto, articoli strappalacrime il cui scopo è di sensibilizzare il più possibile la collettività a rispettare le norme stabilite per arginare la pandemia e per far conoscere a tutti quanto sia importante la prevenzione. Una domanda sorge spontanea: siamo sicuri che questo continuo demoralizzare gli animi abbia riscosso il successo sperato?

Sotto molti aspetti ha suscitato una risposta positiva da chi ha letto in quelle righe qualcosa che lo ha colpito e lo ha fatto riflettere, ma qual è veramente lo stato d’animo degli operatori che scrivono quelle righe e lavorano all’interno delle strutture ospedaliere? E quanto viene utilizzato l’umorismo dagli stessi operatori sanitari? Lo spirito di una persona ha bisogno di essere innalzato, quanto il corpo ha bisogno di essere curato.

Tra i tanti effetti benefici della risata, quello che sicuramente viene sottovalutato ma spicca maggiormente è quanto condividere battute e momenti scherzosi aiuti ad alimentare una comunicazione sana, in cui ci si apre più piacevolmente al prossimo. Questo è valido nei confronti dei pazienti tanto quanto nei confronti dei nostri colleghi.

In diversi studi si parla addirittura di effetti più duraturi, come la prevenzione del burnout e un miglioramento della qualità del sonno (Bennet, 2003; Calheiros-Cruz et al., 2018; Dowling, 2002; Fang et al., 2019, Penson et al., 2005; Tremayne, 2014).

Viene introdotto anche il concetto di “umorismo macabro”, già citato da Freud, che descrive un tipo di umorismo utilizzato dalle persone di fronte a una tragedia o alla morte, in cui nessuno viene deriso e nessun sentimento viene sminuito, ma utile per scaricare la tensione ed essere pronti ad affrontare al meglio il proseguo del lavoro. È stato dimostrato che, durante eventi critici in contesti di emergenza e soccorso, l’umorismo macabro aiuta a mantenere una certa distanza dall’impatto emotivo che può scatenarsi nel vivere una situazione piuttosto stressante (Bennett, 2003; Oczkowski, 2015).

Il “witz” - come lo definiva Freud cioè la battuta comica - rompe la tensione, allontana la paura e soprattutto aiuta a trovare nuove strategie di coping (Moran & Massam, 1997). Sono numerosi i benefici di una sana risata e fra questi troviamo il migliorare la respirazione e diminuire la tensione muscolare: visto che quest’ultima è spesso causa del tremore alle mani, si capisce come ridere possa migliorare quindi anche la manualità e l’efficienza nelle procedure.

Consapevoli del fatto che non si intende invitare nessuno a sganasciarsi dalle risate durante un’emergenza in ospedale, ma portare l’attenzione su quanto sia di aiuto creare un clima piacevole nel team, in modo da affrontare al meglio il lavoro in ambito sanitario: incoraggiarsi, riprendere gli errori, dare spunti per migliorarsi, creare un gruppo di condivisione, risulta più agevole se tutte le parti in causa si sentono aperte anche a un dialogo più giocoso (Dionigi & Gremigni, 2016).

Un esempio agevole di umorismo macabro lo troviamo proprio durante la prima puntata della prima stagione di “Scrubs”: abbiamo il burbero Dr Cox che arriva nella saletta dei medici con una paziente che dorme in sedia a rotelle, innervosito dalle continue chiamate dei nuovi specializzandi, risponde cinicamente a un novellino John Dorian e si mette a commentare il fatto che i loro interventi sono molto spesso rivolti a pazienti anziani ai quali non possono fare molto se non allungare la loro vita.

Il Dr J.D., ancora smaliziato per via della poca esperienza, fa cenno al Dr. Cox di tacere in quanto la signora nella sedia a rotelle potrebbe svegliarsi e sentire il suo discorso crudele e il Dr. Cox spiazza tutti con un netto è morta! Se vai in giro con un cadavere, nessuno ti chiederà alcunché. La scena prosegue con la vecchietta che apre gli occhi e dice: Non sono morta davvero, ma qua è lo spettatore che ride (io ho riso fino alle lacrime, forse ho un problema), cosa è successo in realtà? Analizziamo il witz comico: il Dr Cox è un cattivo medico perché ha fatto quella battuta? No. Scherzare sulla morte in quel momento è fuori luogo? No, la vecchietta è ancora viva. Quel motto di spirito serviva a scuotere il “pivello”, un ragazzo giovane, un sognatore, distratto, imbranato al suo prima giorno da medico in un ospedale, spaventato da tutto. Aveva bisogno di quella battuta, seguita poi da una pesante ramanzina, per aprire gli occhi e tenerli bene aperti per quello che sarebbe successo subito dopo: la sua prima constatazione di decesso. Sentirsi liberi di scherzare anche sulla morte, ci aiuta a demolirla.

Torniamo alla pandemia da Covid-19: in quest’ultimo anno le corsie ospedaliere sono state convertite in reparti di “medicina Covid-19”, sono sati istituiti percorsi “sporchi” e “puliti” per evitare contaminazioni ed i Pronto soccorso sono allo stremo.

Ancora ad oggi c’è grande confusione nella gestione dei due percorsi, spesso la tensione tra operatori e pazienti è altissima: ogni giorno aumenta il numero di barelle occupate e delle ambulanze in attesa fuori dagli ospedali, mentre diminuiscono i posti letto disponibili per i pazienti. Molti colleghi si sono ritrovati a gestire pazienti con una malattia sconosciuta, senza una vera terapia efficace, andando per tentativi e molta gente, purtroppo, muore.

La continua frenesia del momento, poi, fa sì che si ha appena il tempo di liberare e pulire il letto, arriva subito un altro paziente. Ci sono i reparti di subintensiva, dove si assiste a pazienti che respirano sempre peggio, soffrono l’estrema solitudine e la fame d’aria. Ti supplicano di fare qualcosa, finché non li addormenti e procedi subito con l’intubazione orotracheale. In uno scenario così drammatico, mi arriva questa foto.

Ma…. Ma… come? Non hai caldo sotto quello scafandro, amica mia? Non sei stanca per le nottate a correre dietro a pazienti che vogliono levarsi il casco o che perdono la cognizione spazio-tempo per via dell’isolamento? Non ti senti sopraffatta dai continui ricoveri? Sì, ma sono fortunata ad avere dei colleghi con cui trovo questi momenti in cui ci divertiamo e finito il turno posso dire di essere stanca ma anche soddisfatta.

Florence Nightingale

L’umorismo ha colpito ancora: è riuscito a demolire anche il Covid. Avere dei colleghi con cui ridere liberamente significa avere colleghi con cui puoi sfogare rabbia e frustrazione. Lavorare con complicità e sintonia aumenta il livello di soddisfazione, soprattutto in chi vede nella pandemia un’ulteriore occasione di mettersi alla prova anche e soprattutto a livello professionale.

Nessuno dimenticherà mai lo stato d’animo che ne consegue: paura, angoscia, frustrazione di fronte all’ennesimo decesso, depersonalizzazione. Ma queste cose le sappiamo, pure troppo bene. Ma come interveniamo? Purtroppo, non conosco casi di ospedali in cui si sia davvero preso di petto questo problema insidioso. Ma non demordiamo: anche in questo caso, più forti e determinati intervengono con il pensiero positivo, che non nega l’attuale situazione, non evita di provare emozioni negative, ma aiuta a superarle.

Andiamo oltre, pensiamo anche alle centinaia di infermieri neolaureati che hanno imparato a fare emogasanalisi con due paia di guanti, a infilare un casco per la NIV, ad effettuare una pronazione in terapia intensiva, a gestire un ventilatore meccanico, ad assistere un anestesista mentre pratica un’intubazione orotracheale: miriadi di occasioni di crescita che rimarranno nella storia. E andiamo ancora oltre: abbiamo imparato quanto sia importante lavorare insieme, condividere con altre persone un evento così traumatico e trovare un modo per ridere non del Covid, ma con il Covid, nonostante il Covid.

  • Articolo a cura di Patrizia Petetta - Infermiera

Commenti (1)

soniajane

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1 commenti

risate in RSA

#1

articolo molto interessante! Da qualche anno mi sono avvicinata allo yoga della risata che con risate incondizionate e un atteggiamento positivo ha modificato il mio approccio con pazienti e colleghi in RSA. Troppo spesso la risata è considerata futile anziché energizzante.....