Vorrei che la vita di un infermiere venisse analizzata attentamente
Il mio non è un lavoro facile, soprattutto mai veramente riconosciuto
Oggi, in questo difficile momento storico, ho deciso di condividere queste mie riflessioni, senza nessun obiettivo se non quello di liberarmi il cuore. Sono un’infermiera, mi sono formata con il vecchio ordinamento e non ho mai smesso di aggiornarmi nonché di condividere novità, modalità operative, lavori scientifici con i miei colleghi e gli altri professionisti sanitari e non solo perché la professione e la medicina lo richiedano, ma perché questa è una scelta di vita , la mia scelta di vita .
Mi sono formata a Milano, in un contesto ospedaliero stimolante, già 26anni fa all’avanguardia, nel quale la figura dell’infermiere scalpitava per recriminare il suo spazio d’azione e iniziava a dimostrare quali competenze poteva mettere in atto per offrire il suo contributo in ambito sanitario.
Non ho mai smesso di aggiornarmi, condividere, curiosare su come lavoravano gli altri Paesi del mondo e su come provare a calare realtà positive all’interno della mia. Sempre entusiasta, sempre forte di un orgoglio professionale non privo di sacrificio, sofferenza, umiliazioni, perché il mio non è un lavoro facile, soprattutto mai veramente riconosciuto .
Io non ci stò così tranquillo... se vado ad un Pronto soccorso, ma è possibile che mi deve valutare uno che ha fatto una triennalina in scienze infermieristiche? Io vorrei un dottore. Quando uno stà male cosa fa, va da un dottore o da uno delle pulizie? Perché l’infermiere fa anche le pulizie, pulisce anche la gente . Non è tutto ma mi fermo qui. Queste le parole di un radiofonista in un programma radio .
Non che si tratti di un singolo episodio, ma vi riporto forse uno dei più recenti. La rabbia mi ha assalito e non tanto per le sue affermazioni quanto poi per le parole scaturite da un giornalista per descrivere lo speaker: uno senza tabù e peli sulla lingua , questo il commento, come se le parole affermate fossero solo il pensiero comune che però non si può esprimere apertamente. Tutto qui.
Come mi piacerebbe che la vita di un infermiere venisse analizzata attentamente e non parlo solo di turni di notte, turni nei giorni festivi, turni mentre gli altri condividono festeggiamenti e momenti di vita che non tornano indietro. Perché no, cari miei, non tornano più indietro
Parlo soprattutto di formazione , parlo di studio in aule universitarie condivise con altre figure sanitarie perché la nostra preparazione universitaria è di tutto rispetto e ce la riconoscono in tutta Europa. La nostra formazione non ha mai fine , richiede tempo e denaro e vi dirò anche questo, il nostro denaro, parte del nostro misero stipendio, altra nota dolente.
Oggi l’infermiere è un eroe. Vorrei passasse un altro messaggio: l’infermiere è un professionista con grandi capacità empatiche , capace di una carezza, di una tenerezza al momento giusto ma soprattutto un professionista con le idee chiare su clinica, linee guida e protocolli operativi . I nostri luoghi di cura oggi sono aziende, questo per noi un ulteriore danno perché la ricerca del risparmio induce i nostri datori di lavoro a chiederci di fare di più, di fare altro, di fare anche ciò che non ci compete e questo a discapito della nostra immagine professionale.
Questo ad impedirci, nonostante gli sforzi accademici, di costruirci la posizione di tutto rispetto che meritiamo. Vi dirò di più, la ciliegina sulla torta, quella che ti fa presagire che questo dramma non porterà a nessun vero cambiamento, è che mentre ancora tentenniamo ad uscire dal tornado Covid e mentre ancora si parla di eroi e finanziamenti statali per il servizio sanitario Italiano e per gli stipendi degli infermieri, un’azienda milanese impone al suo personale un nuovo contratto, riduttivo rispetto a quello in vigore così da equipararlo al trattamento medio e riduttivo sul territorio e nessuno interviene.
Le case di riposo e gli istituti riabilitativi in genere offrono contratti da 8 euro l’ora con un rapporto infermiere-paziente di 1 a 50/60 ospiti/pazienti. I lavoratori denunciano quotidianamente turni da 12/14 ore, turni di 8 giorni consecutivi, salti di riposo, rientri forzati da periodi di ferie, nessun riconoscimento economico degli straordinari, turni comunicati di giorno in giorno e nessuno interviene se non per denunciare personale infermieristico demotivato, scostante, poco presente.
Come vi dicevo, uno sfogo. Lo sfogo di un’italiana come tante, lo sfogo di un professionista deluso, come tanti. Lo sfogo di un cuore infranto, il cuore di un’Infermiera
Marinella G. - Infermiera
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