Filtravano 10 volte in meno rispetto a quanto dichiarato, con conseguenti gravi rischi per chi le indossava. La Guardia di Finanza di Gorizia ha sequestrato 60 milioni di mascherine. Nell’ambito dell’inchiesta, la Procura ha disposto poi il ritiro dei complessivi 250 milioni di Dpi dagli ospedali e dalle strutture sanitarie.
Mascherine pericolose per la salute: i lotti da ritirare
A seguito delle analisi di laboratorio, il loro filtraggio è risultato 10 volte inferiore rispetto a quanto dichiaravano, comportando una serie di rischi – non di poco conto – per il personale sanitario che le avrebbe indossate (nella certezza, poi rivelatasi infondata, che potessero assicurare una protezione adeguata).
Quindi il maxi sequestro, effettuato dalla Guardia di Finanza della compagnia di Gorizia, di oltre 60 milioni di mascherine facciali – non conformi alle normative vigenti e pericolose per la salute
– custodite all’interno di depositi in tutta Italia e in procinto di essere distribuite negli ospedali pubblici del paese. E c’è l’ipotesi che non ci sia stato un appropriato controllo in Invitalia (l’Agenzia nazionale per lo sviluppo, di proprietà del ministero dell’Economia). L’attuale staff del commissario straordinario per l’emergenza Covid-19, Francesco Paolo Figliuolo, fornisce piena collaborazione.
Occorre precisare che l’operazione di sequestro delle mascherine facciali condotta dalla Guardia di Finanza segue un’inchiesta della Procura di Gorizia sui Dpi assegnati alle Aziende sanitarie del Friuli-Venezia Giulia; il riferimento è al residuo del forniture, per circa 250 milioni di pezzi – una mole enorme, pari circa alla metà di quelle importate in Italia dal principio della pandemia (530 milioni) – ereditato dalla precedente gestione della struttura nazionale per l’emergenza. Ed è di poco fa la notizia che dagli ospedali e dalle strutture sanitarie nazionali dovranno essere ritirate le suddette 250 milioni di mascherine Ffp2 e Ffp3.
Questa la richiesta diramata dalla Guardia di Finanza di Gorizia alle Asl italiane – alle quali fanno capo le strutture del Sistema sanitario – a seguito delle prove di laboratorio, realizzate su un campione significativo, che ne hanno rilevato l’inefficacia del filtraggio. Quali saranno i prossimi passi?
Nei giorni a venire, le Aziende sanitarie locali avranno il compito di verificare cosa resta di tutti quei Dpi – che, in buona parte, potrebbero già essere stati utilizzati – e bloccarne l’utilizzo. L’ipotesi da non scartare (tutt’altro) è che si tratti di mascherine contraffatte, recanti una falsa certificazione del codice “CE 2163”.
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