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COVID-19

Io speriamo che non mi ammalo

di Monica Vaccaretti

I dati hanno un significato oggettivo, sono precisi e nascono da fatti osservabili, incontestabili. E i fatti sono supportati da dati. I risultati dei fatti e dei dati messi assieme devono essere spiegati con poche parole, ben dette. Chiare, precise, vere. Ho sempre pensato che le evidenze scientifiche e una buona informazione si basino su questi tre aspetti fondamentali. Dopo diciannove mesi di Covid-19 siamo sommersi di dati controversi, fatti analizzati da fonti diverse, parole soggettive che dicono tutto e il contrario di tutto. E il quadro epidemiologico e ogni problema legato alla pandemia pare cambiare a seconda del pensiero e della prospettiva, dipende da troppe voci variabili.

Rassegna di studi e pensieri su Covid-19

Sinceramente io comincio a non capirci più niente e a perdermi tra fatti, dati e parole. Senza considerare nemmeno le posizioni antiscientifiche dei negazionisti e i complottisti che generano solo follia e confusione, trovo onestamente che anche alle informazioni ufficiali della comunità scientifica e dei rappresentanti politici manchi talvolta coerenza e credibilità.

Trovo che da qualsiasi punto si guardi Covid-19 con le sue drammatiche questioni sanitarie, sociali ed economiche siamo tutti dentro un grave problema ben lontano dall'essere risolto in maniera globale e definitiva. Ci si può solo convivere per molto tempo ancora, è un dato di fatto. Il problema è come, senza perdere serenità ed equilibrio mentale e possibilmente senza ammalarsi di Covid, già bastano le altre malattie. Secondo Crisanti i non vaccinati si contageranno entro due anni, è un calcolo epidemiologico matematico. Probabilmente anche i vaccinati, penso, se i vaccini non saranno aggiornati con le nuove varianti che di volta in volta emergeranno prima che il virus diventi endemico. Considerando innegabile l'efficacia dei vaccini che stanno salvando milioni di vite umane, è comunque evidente che ci sono dubbi sull'effettiva durata della copertura.

Sull'argomento mi sono rimaste poche certezze e cerco di tenermele per strette. Ed ho una sola sensazione addosso, maledettamente chiara, quella di non sentirmi più sicura per quanto riguarda la mia salute. La scienza non è una narrazione e la pandemia non è una storia nel senso che non è il caso di raccontarcela e di prenderci in giro. La comunicazione istituzionale, e talvolta anche quella sanitaria, continua ad essere poco esaustiva ed incisiva e non univoca.

Trovo decisamente fuori luogo che la politica decida per la scienza, nel senso che i politici facciano scelte in materia di scienza e sanità senza esserne competenti. Ci sono decisioni, non da ultimo il molecolare che ha valore per 72 ore ai fini della certificazione verde, che ci si inventa di prendere per ragioni tutt'altro che scientifiche e senza essere supportate da evidenze.

Pertanto, sento fortemente il bisogno di sapere come sta girando perché le cose e i conti non mi tornano. E non mi piace la piega che sta prendendo tutta la faccenda, abbiamo troppi mesi invernali davanti. A volte mi chiedo che senso ha tamponare in questo modo, ogni giorno, ancora per anni, una popolazione destinata comunque a contagiarsi e che, senza una forte e costante consapevolezza del rischio, fa di tutto per andare in cerca delle occasioni del contagio. Non ce la possiamo fare, l'uomo è un essere sociale ed il virus è sempre un passo avanti.

I punti chiari che ho in testa, supportati dagli studi e dai contagi, sono che il vaccino dura sei mesi. La copertura vaccinale non dura poi così tanto o non quanto si sperava (9-12 mesi). Che l'immunità cala inesorabilmente con il passare del tempo e che la conta degli anticorpi decresce già dopo 3-4 mesi dalla vaccinazione. Che non serve farsi un esame sierologico per valutare il titolo anticorpale per la motivazione sopraelencata.

Che dovrebbe esserci una memoria immunologica capace di riattivare il sistema immunitario ma non è ancora certo, se ci fosse chi ha il vaccino dopo 6 mesi non dovrebbe comunque ammalarsi così facilmente. Che alcuni soggetti vaccinati potrebbero non avere avuto una risposta vaccinale, l'eziologia non è nota. Che alcuni soggetti sono geneticamente predisposti a non contagiarsi per l'assenza della proteina spike sulla membrana cellulare. Che i contagi sono ripresi in maniera importante tra gli operatori sanitari e negli anziani delle Rsa, i primi ad essere stati vaccinati. Che il vaccino protegge da malattia grave, ospedalizzazione e morte. Che con il vaccino ci si può contagiare e si contagia. Che una volta vaccinati si deve continuare ad indossare la mascherina, mantenere il distanziamento fisico, igienizzare le mani. Quanti lo fanno?

Che il greenpass è soltanto uno strumento politico per indurre alla vaccinazione e tenere l'obbligo vaccinale come ultima ratio. Che la certificazione verde non crea assolutamente ambienti sicuri, dà soltanto l'illusione. Che averlo esteso prima a 9 mesi ed ora a 12 non ha nessuna evidenza scientifica visto che i vaccini durano 6 mesi, aver preso il Covid non è una garanzia assoluta e che i tamponi antigenici rapidi non sono attendibili come un molecolare. Paradossalmente sono più sicuro di non essere positivo e sono più responsabile verso gli altri con un tampone fatto un'ora prima di andare al ristorante piuttosto che sedermi a tavola con un vaccino in corso di validità prorogata.

Che non esistono due pandemie, quella dei non vaccinati e dei vaccinati, proprio perché il vaccino ha una durata troppo breve per scamparla a lungo e mantenere binari distinti che non portino in rianimazione o sotto ossigeno. Anche se a finire in terapia intensiva sono prevalentemente i non vaccinati, i sanitari che si stanno contagiando ora dopo sei mesi dalla vaccinazione di gennaio/febbraio stanno comunque sviluppando una sintomatologia importante e non lieve e breve come si diceva.

E non da ultimo quel che mi fa alquanto pensare è che si stanno contagiando anche sanitari e persone che il Covid lo hanno già avuto, anche da pochi mesi, che hanno pure due dosi di vaccino in corpo oltre alla malattia. I casi di reinfezione non sono così rari come dicono. Contro la variante Delta talvolta ancora non basta l'immunità naturale unita a quella di un vaccino?

Che la pandemia non è finita, siamo noi che la facciamo durare più della sua naturale evoluzione con il nostro comportamento non rispettoso delle norme o non abbastanza rigoroso. Che finirà quando tutto il mondo sarà protetto con la vaccinazione, come dichiara l'Oms. La vedo dura. Che il Long Covid è una gran brutta malattia, che colpisce a distanza di tempo anche i positivi asintomatici o paucisintomatici e che diventerà un problema di salute pubblica mondiale post Covid non indifferente ma è un argomento che per ora si accenna soltanto. Ci penseremo dopo.

Io sono soltanto un'infermiera. Che da quasi due anni fa solo una specifica, qualificata, nuova prestazione infermieristica: tamponi. Che è dentro il problema e che il Covid lo vede dal basso. Stando in basso si sta con i piedi per terra e si vede meglio come si comporta la gente, si sente quello che pensa e dice. Pertanto, mi vengono spontanee alcune semplici considerazioni. Qualche domanda me la faccio e cerco risposte. Per sapere come ragionano quelli che vedono il Covid dall'alto. Per capire e proteggermi.

Così trovo che, secondo l'ultimo report dell'Istituto Superiore di Sanità i dati del monitoraggio dell'Iss sono inequivocabili. Continuano ad aumentare i casi di positività tra i sanitari italiani. Da giugno ad agosto sono balzati da 212 a 1951 contagi, un incremento del 600%. Il dato potrebbe essere sottostimato per via delle ferie dei camici bianchi. Come lo sono i dati giornalieri sulla popolazione generale, rifletto, che durante l'estate, complice il clima vacanziero, è poco solerte a farsi il tampone per un colpo di tosse ed uno starnuto.

A differenza dell’UK, dove vengono rilevati circa 40.000 casi al giorno con quasi un milione di tamponi eseguiti, in Italia la pandemia gira attualmente con valori che oscillano tra i 2000 e i 8000 casi al giorno con circa 150.000 – 250.000 test. Decisamente poco attendibili, troppo pochi e senza tracciamento o con un tracciamento che va spesso nel caos. L'ISS invece sostiene che la circolazione del Covid in Italia sia più contenuta rispetto ad altri Paesi europei.

Forse invece c'è tanto di quel sommerso che fa paura, perché non si ha una corretta percezione della situazione reale. E poi, mi chiedo, vaccino in scadenza a parte che protegge meno, perché ci si contagia di nuovo in corsia? O piuttosto invece ci si contagia fuori e si porta dentro l'ospedale? Forse anche i sanitari, vaccinati e non vaccinati, fuori dal posto di lavoro si comportano come gli altri e, sentendosi protetti dal vaccino gli uni e fregandosene gli altri, hanno allentato le misure di protezione individuale.

Forse, come mi è stato detto da un medico, basta poco per non ammalarsi, come rispettare le regole rinunciando alle cose non necessarie. Ma per molti andare a mangiare la pizza è un valore inviolabile. Ci sono molte poche persone capaci di prendersi responsabilità. Tuttavia l'Iss nel rapporto sostiene che le infezioni di medici ed infermieri stanno seguendo un andamento diverso, certamente superiore, seppur non allarmante, rispetto al resto della popolazione. I dati Inail indicano che dal 20 agosto al 20 settembre si sono ammalati in media 56 operatori sanitari al giorno, dei quali l'82% sono infermieri ma l'ISS considererebbe la situazione assolutamente normale e non preoccupante.

Poiché i numeri parlano da soli, l'Ordine dei Medici lancia l'allarme e chiede tempi rapidi per la terza dose, il richiamo andrebbe fatto a tutta la categoria, considerata ad alto rischio per esposizione professionale. Il vaccino, ritiene il Presidente Filippo Anelli, continua comunque a proteggere dalla malattia grave: in quel preoccupante +600% non ci sono infermieri e medici finiti in terapia intensiva o, ancora peggio, deceduti. Bisogna fare il pieno di anticorpi prima che sia troppo tardi.

Trovo che uno studio scientifico pubblicato sul New England Journal of Medicine, con una analisi condotta su un gruppo di sanitari dell'Università di San Diego in California, evidenzia un drammatico cambiamento dell'efficacia dei vaccini a mRna, messi a dura prova dalla variante Delta. Risulta infatti che l'efficacia di Pfizer e Moderna contro il virus è passata da oltre il 90% (95% per Pfizer e 94,1% di Moderna) del mese di marzo al 65.5% a luglio. È evidente che la protezione dal virus diminuisce nel tempo.

L'immunità diminuisce e si aggrava con l'alleggerimento delle misure anti Covid e con una minore prudenza nei comportamenti della popolazione. Anche in America quindi gli scienziati hanno notato un notevole aumento delle infezioni Sars-CoV-2 a giugno 2021 negli operatori sanitari immunizzati a dicembre 2020 con i vaccini a mRna. Il 76% aveva ricevuto le due dosi a marzo, a luglio la percentuale è salita a 83%. Già all'inizio di febbraio le infezioni erano calate drasticamente e tra marzo e luglio l'incidenza era di 30 operatori sanitari contagiati ogni 30 giorni.

Dal 15 giugno la curva è risalita in modo preoccupante con 277 casi di cui 130 (il 57,3%) che avevano completato il ciclo vaccinale. L'infezione si è trasformata in malattia sintomatica in 109 dei 130 immunizzati (83,8%) e in 80 dei 90 non vaccinati (88,99%). Lo studio non ha registrato nessun decesso e soltanto un soggetto non vaccinato è stato ricoverato con sintomi gravi. In Inghilterra dove è stato utilizzato un intervallo di somministrazione esteso fino a 12 settimane, spiega lo studio, l'efficacia si è mantenuta all'88%. I nostri risultati sottolineano l'importanza di ripristinare rapidamente gli interventi non farmaceutici, come il mascheramento indoor e le strategie di test intensivi. Se i nostri risultati sulla diminuzione dell'immunità verranno verificati anche in altri contesti, è necessario considerare dosi di richiamo per tutti.

Trovo che in Italia invece la terza dose sarà destinata inizialmente a persone immunodepresse, ai fragili, ai grandi anziani e ai sanitari perché considerate le categorie maggiormente a rischio. Si potrà fare già a 28 giorni dalla seconda dose perché si tratta di un ciclo di conferma e di rinforzo detto booster. Forse servirà un richiamo periodico, come si fa con l'influenza.

Si tratta quindi di una dose aggiuntiva che rinfranca i livelli di copertura. Secondo Brusaferro, presidente dell'Istituto Superiore di Sanità e portavoce del Comitato Tecnico Scientifico, la terza dose non sarà per tutti, non è una terza dose a pioggia. È un'ipotesi che potrebbe svilupparsi con percorsi differenziati, in funzione del rischio individuale e della competenza immunitaria delle persone. Ma quando tutti i vaccini fatti finora alle altre categorie arriveranno a sei mesi dalla somministrazione, che si fa con gli altri? Si tira avanti sperando che la pandemia passi confidando nella memoria immunologica?

E intanto a 12 mesi noi candidati da subito alla terza dose come ci arriviamo, torniamo a mettere in pratica soltanto hand face space sperando di cavarcela? Ok, io non vedo l'ora di farmi un booster ma che dire di tutti i sanitari e i milioni di over 50 no-vax che non hanno nemmeno la prima dose e che preferiscono andare incontro alla sospensione piuttosto che vaccinarsi?

A me sinceramente non sta affatto bene lavorare con qualcuno che per scelta dettata dall'ignoranza mette a rischio la mia salute. E mi chiedo perché molti sono ancora in servizio al loro posto, in barba alla legge. Non mi piace affatto che certi colleghi giochino sul fatto che senza di loro il SSN rischia di andare in crisi per carenza di personale, che poi hanno purtroppo ragione.

Che facciamo, continuiamo così? Trovo che lo studio pubblicato sul New England Journal of Medicine ha confermato che la terza dose fa calare sostanzialmente i tassi di infezione e di malattia grave. I dati di Israele evidenziano che su 1.13 milioni di over 60 che avevano completato l'immunizzazione 5 mesi prima il tasso di infezione 12 giorni dopo la terza dose booster di Pfizer è inferiore di 11,3 volte rispetto alle due dosi mentre il tasso di malattia grave è inferiore di 19,5 volte. In Israele attualmente la terza dose è stata somministrata a oltre 3 milioni di persone, secondo i dati ufficiali del Ministero della Salute israeliano.

La Food and Drug Administration invece si è espressa contro la terza dose di vaccino anti Covid ad eccezione degli over 65 e dei soggetti ad alto rischio, non prima di 6 mesi dalla completa immunizzazione, perché Pfizer non ha fornito sufficienti dati sulla sicurezza. Trovo che secondo lo studio dei Center for Disease Control and Prevention (CDC) l'efficacia di Pfizer contro i ricoveri cala significativamente al 77% dopo 120 giorni e che i dati relativi a Moderna mostrerebbero invece come il vaccino resti efficace anche dopo 4 mesi.

Uno studio condotto dai ricercatori della Washington University School of Medicine pubblicato sulla rivista Nature sostiene invece che a distanza di 4 mesi dalla vaccinazione permangono le cellule della memoria nei centri germinali. Un dato che starebbe ad indicare un'immunità di lunga durata. Con vaccini a mRna è possibile quindi instaurare una memoria a lungo termine.

Nelle persone che hanno recuperato dalla malattia sono rilevabili nel midollo osseo plasmacellule di lunga durata capaci, se stimolate, di produrre nuovamente anticorpi contro il virus. Se in queste persone si aggiunge una sola dose di vaccino la risposta del sistema immunitario è dalle 25 alle 100 volte maggiore rispetto a quanto si ottiene con la sola vaccinazione. Le plasmacellule indotte grazie a questa strategia sono presenti in quantità dalle 5 alle 10 volte superiori rispetto a quelle generate dalla sola malattia o dalla sola vaccinazione.

Pertanto, la protezione risulterebbe addirittura maggiore rispetto alla sola vaccinazione, anche contro varianti non incontrate in precedenza. Secondo quanto scoperto una terza dose – al netto di possibili nuove varianti e di persone immunocompromesse – non sarebbe dunque necessaria.

Credo che scopriremo quel che ci capiterà semplicemente vivendo. Con la ffp2. Io speriamo che non mi ammalo.

Infermiere

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