La pandemia nel corso di questi due anni ha provocato molte perdite, in termini di vite, in termini di risorse e sì, in termini di umanità. I cittadini sono ormai scissi in due categorie, vax e no-vax e, se la divisione avesse la sola caratteristica della circostanza, avrebbe un peso ma il solco è ben più profondo e pervaso da un moralismo privo di empatia alimentato dalla paura. La paura del virus, il terrore del contagio sta alimentando una paura a lungo andare più pericolosa, la paura del prossimo. Il Long Covid è un mix di sintomi difficili da curare e la paura, storicamente, ha sempre bisogno di un nemico.
Cosa vuol dire curare e chi sono gli "eroi"?
Nella conferenza stampa di ieri il premier Mario Draghi ha dichiarato che La gran parte dei problemi che abbiamo derivano dai non vaccinati, le persone non vaccinate hanno una probabilità molto maggiore di sviluppare la malattia
. La direttrice del Policlinico del Sant’Orsola di Bologna ha invece spiegato che un no-vax in terapia intensiva costa più di 3000 euro, secondo altri professionisti sanitari la cifra potrebbe essere anche più alta.
È un dato conclamato che sono i non vaccinati a riempire le terapie intensive per il 70% dei ricoveri, è un dato che un numero eccessivo di pazienti in terapia intensiva distrae risorse da altri reparti, è un dato che ci sono sanità regionali in codice rosso e altre a rischio codice nero. Ma i dati sono utili se pongono una domanda, che in questo caso credo si possa riassumere così: cosa vuol dire curare?
La pandemia ha anche restituito, tra reportage e cronache dai reparti Covid, un’immagine, quella dei professionisti sanitari impegnati in prima linea, gli angeli, gli eroi. Hanno salvato vite rischiando la propria, quando i vaccini erano solo una lontana speranza. Sono diventati famiglia per i pazienti ricoverati in isolamento, che si sono spenti lontani dall’affetto dei propri cari.
Oggi gli eroi sono più forti, sono stati tra i primi a ricevere il vaccino e tra i primi a poter guardare il virus con forse un po’ meno paura. Oggi gli eroi sono più stanchi, stanchi di una politica che non li tutela e che vede l’impegno professionale come una missione vocazionale che non implica riconoscimenti. Sono stanchi perché subiscono il peso a volte della libertà altrui, quella di non vaccinarsi che implica turni estenuanti e rischi maggiori quando sono a contatto con i pazienti. Alla contingenza segue la reazione e, con troppa frequenza quella reazione è di rabbia e giudizio.
Il no-vax è colpevole, quindi che si paghi le cure o che non venga ad affollare gli ospedali
, sono solo alcuni dei commenti che si leggono sui social.
Allora le domande diventano due, cosa vuol dire curare e chi sono gli eroi?
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