Da oltre un mese oramai il Covid19 ha fatto irruzione nel nostro Paese. Contrastare quella che è stata definita come l’emergenza sanitaria del secolo richiede un dispiegamento di forze mai visto prima. Il personale sanitario combatte quotidianamente in prima linea contro questo male vendendo cara la propria pelle. Probabilmente, per rimarginare le ferite inferte da questa pandemia ci vorranno mesi, se non addirittura anni, ed un recupero completo non è nemmeno certo.
Emergenza Covid-19 e il bivio di fronte al quale si trovano gli infermieri
In un momento storico come quello odierno, in cui la richiesta di infermieri sta raggiungendo picchi altissimi, forse mai visti in precedenza, questa categoria viene definita da molti come “fortunata”, dato che lavora e riceve uno stipendio sicuro a fine mese.
Tuttavia si trova, in molti casi, davanti ad un bivio importante: da un lato c’è il sentimento, costituito dalla sfera degli affetti personali e dall’altro la ragione, che rispecchia pienamente la sfera economica.
Da un estremo all’altro della penisola molte aziende hanno urgente bisogno di personale sanitario; attingendo da graduatorie preesistenti propongono contratti a tempo determinato o indeterminato aventi presa in servizio immediata.
Spesso il candidato ha a disposizione meno di una settimana da quella tanto attesa “chiamata”. Viene da sé quindi chiedersi quanto possa valere il legame che unisce un individuo alla propria terra natia o il ricongiungimento familiare.
Facendo una stima approssimativa è possibile affermare che il valore oscilli tra i 1200 e i 6000 euro; questa cifra include diverse voci, come ad esempio il mancato preavviso sia nei confronti del precedente datore di lavoro che verso un eventuale locatore, le eventuali ferie non godute e tutti i costi dovuti ad un trasloco in urgenza.
Chi rifiuta questa offerta, nella speranza di poter essere richiamato successivamente, non fa altro che cedere il proprio posto ad un candidato più temerario che tuttavia dispone di un punteggio inferiore in graduatoria. Lecito domandarsi quindi se l’atteggiamento assunto dalle aziende nel non concedere un lasso di tempo congruo ai candidati per la loro presa in servizio sia corretto o meno. Ai posteri l’ardua sentenza.
Da una società meritocratica ci si aspetterebbe che le aziende redigessero contratti con clausola di preavviso uguale ai tempi di presa di servizio richiesti. Viva è la speranza che in tempi brevi si sposti l’indicatore del segnale di emergenza su off e che la “buona pratica” possa indicare la strada da dover seguire.
- Giovanni Simonte, Infermiere
Miriam.ada
1 commenti
Dimissione senza preavviso
#1
Quindi ? Che si fa?
non siamo tutelati da nulla ? Non ci si può licenziare con esonero dalla penale per mancato preavviso? Visto i tempi stretti sulla presa in servizio per emergenza in un’altra regione magari vicino casa . Già ci troviamo a dover rinunciare ad un indeterminato per dei contratti a 3 mesi... ardue scelte e per finire sborsare una grossa somma per tutte le spese da affrontare tipo 6 mesi di affitto a vuoto