I numeri dei contagi di settembre erano un cattivo presagio; lo sapevamo e lo immaginavamo. Un conto però è pensarlo e un conto è leggere le notizie ufficiali che arrivano dall’azienda che ci impone di riaprire il reparto Covid . Ora ho paura di dover tornare a stringere le mani dei pazienti dicendo loro che andrà tutto bene sapendo che non è così, ho paura di sentire nuovamente al telefono familiari in lacrime, ho paura di un’organizzazione poco realistica, ho paura che chi nega possa mandare tutti i nostri sforzi all’aria, ho paura per chi sta accanto a me.
Reparto Covid-19, ci risiamo: il mio incubo peggiore si sta realizzando
Infermieri assistono paziente Covid-19 (foto di Alessandro Conti )
Era precisamente il 14 marzo quando il mio reparto è ufficialmente diventato un reparto Covid. E ora ci risiamo. Oggi è il 19 ottobre e siamo nuovamente reparto Covid .
Quando a luglio siamo tornati ad essere un reparto “normale” già pensavamo che forse non sarebbe stato per sempre e i numeri dei contagi di settembre erano un cattivo presagio; lo sapevamo e lo immaginavamo .
Un conto però è pensarlo e un conto è leggere le notizie ufficiali che arrivano dall’azienda che ci impone di riaprire. A questo punto mi assale il panico e la paura. Effettivamente non so bene di che cosa abbia paura , ma il pensiero di quel periodo mi mette i brividi e ora mi viene da piangere. Sento una lacrima che percorre il mio viso e mi torna in mente una sensazione simile provata in quel periodo. Ai tempi però si trattava di sudore .
Una gocciolina parte dalla fronte, arriva nell’occhio facendolo bruciare, vorrei toccarmi, ma la visiera che indosso mi ricorda che non posso, una seconda mi bagna la bocca facendomi sentire il suo sapore salato. Altre ancora partono dal collo e percorrono una ad una tutta la mia schiena bagnando completamente la divisa che indosso.
Se chiudo gli occhi posso immaginare di essere in una sauna , mi sto rilassando e sto eliminando le tossine, posso anche sentire quel tipico odore di fieno o menta. D’un tratto però sono riportata alla realtà da un fischio, è un campanello che richiama la mia attenzione; non sento più l’odore di menta o di fieno ma un misto tra igienizzante mani e alcol, quel tipico odore di ospedale che un tempo mi faceva sentire a casa, mentre ora mi fa solo sentire l’odore della paura.
Ho paura di dover tornare a stringere le mani dei pazienti dicendo loro che andrà tutto bene sapendo che non è così, ho paura di sentire nuovamente al telefono familiari in lacrime, ho paura di un’organizzazione poco realistica, ho paura che chi nega possa mandare tutti i nostri sforzi all’aria, ho paura per chi sta accanto a me
Ricordo che prima di ogni notte salutavo mio fratello e i miei genitori, Buon lavoro Ila – Grazie , un mezzo sorriso tirato e via, salivo in macchina. Normalmente mio papà mi avrebbe dato un bacio sulla fronte, ma in famiglia avevamo deciso che non ci sarebbero stati contatti per cui per farmi sentire il suo affetto una volta salita in macchina e chiusa la portiera lui abbracciava la macchina e io mi sentivo più forte.
Ora però ho paura . Ho paura di trovarmi nuovamente sola, ho paura di non essere capita, ho paura di non farcela e di non trovare le energie necessarie per sopportare tutto questo ancora una volta. La prima volta nel bene o nel male non sapevamo bene che cosa stesse succedendo per cui vivevamo alla giornata tenendo sempre alta la tensione e il livello di attenzione . Ma ora so perfettamente che cosa sta succedendo e a che cosa sto andando incontro, il crollo emotivo è già avvenuto e il mio livello di energie spendibili è al minimo.
Sento una stretta allo stomaco, non so dare un nome preciso all’emozione che in questo momento sto provando, so solo che mi viene da piangere e spero che dopo averlo fatto e aver scaricato le tensione possa sentirmi meglio.
Questa notte sono andata a dormire, ma qualcosa già non andava. Mi sono sveglia sudata dopo un brutto sogno. Ho sognato un’ombra che mi inseguiva dicendo parole incomprensibili. Come sempre accade nei sogni non riuscivo a correre veloce, come se fossi intrappolata. L’ombra mi ha raggiunto e finalmente capisco le sue parole: Sono tornato, il Covid è tornato . Ho guardato l’orologio, le 3:41, entro 2 ore sarebbe suonata la sveglia.
Ora devo andare al lavoro e il mio incubo peggiore si sta realizzando e sta prendendo forma.
Ilaria Frigerio – Infermiera
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