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coronavirus

Andrà (forse) tutto bene

di Giacomo Sebastiano Canova

Su quanto sia pesante gli infermieri, al termine di un turno di lavoro, uscire dal reparto, svestirsi riservando a questo momento la massima attenzione, lavarsi la faccia segnata dai decubiti di mascherine e occhiali, scendere in spogliatoio e finalmente respirare aria pulita, si è scritto ancora troppo poco.

Non si riesce mai a staccare da tutto questo

In questi giorni complicati per tutti le strade dei nostri paesi si stanno tappezzando di fogli bianchi su cui, contornata da un arcobaleno, si legge la scritta “andrà tutto bene”.

La leggerezza e la spensieratezza dei bambini sembrano quasi anacronistiche se inserite in un paese nel quale i contagi continuano ad aumentare a braccetto con i decessi, mentre le terapie intensive si organizzano come meglio possono per accogliere il maggior numero di pazienti e le società scientifiche si interrogano su chi tenere dentro e chi lasciare fuori.

Già, perché anche le più rosee previsioni ci dicono che non siamo ancora arrivati all’apice dei contagi da SARS-CoV-2, che da qualche giorno si è meritato la promozione a pandemia.

Eppure, quotidianamente, migliaia di medici e infermieri sono in corsia a lottare contro tutto e contro tutti. Anche contro loro stessi. Già, perché tanto si è detto e scritto in questi giorni su questi professionisti, su quali siano i loro sforzi e le loro battaglie contro un virus che si sta dimostrando in tutta la sua aggressività. Ma poco si è scritto su quali siano le loro storie, le loro paure, i loro disagi.

Su quanto sia pesante, al termine di un turno di lavoro, uscire dal reparto, svestirsi riservando a questo momento la massima attenzione (già, la maggior parte degli errori e dunque dei contagi avviene durante questa delicatissima fase), lavarsi la faccia segnata dai decubiti di mascherine e occhiali, scendere in spogliatoio e finalmente respirare aria pulita.

Il problema è che non si riesce mai a staccare realmente da tutto questo: si apre il telefono e si leggono messaggi sul coronavirus (magari con richieste di informazioni da parte di chi non si sente da anni e si fa vivo solamente adesso, sfruttando quei pochi momenti di libertà che il lavoro ci regala), ci si sintonizza sulla radio preferita e le trasmissioni sono tutte incentrate sul coronavirus, si chiamano i familiari e si parla di coronavirus, si accende la TV e indovinate di che cosa si parla? Già, coronavirus.

Prima o poi è vero, dovrà andare tutto bene. È scritto anche nella storia delle peggiori pandemie che hanno flagellato l’umanità che prima o poi cessino la loro mietitura di vittime e contagiati. Ma, al momento, preoccupiamoci di noi stessi e ritagliamoci del tempo staccando telefono, radio e TV.

Estraniamoci per un po’ da tutto e da tutti e dedicando le nostre poche energie residue ai nostri affetti più cari, che sapranno comprendere perché non devono parlarci di tutto quello che sta accadendo là fuori e sapranno al meglio come supportarci. E anche voi, che magari ci conoscete di vista e non ci parlate da tempo immemore. Lasciateci in pace. Ne va della nostra salute.

Perché solo allora, forse, anche per noi riuscirà ad andare tutto bene

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