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Brescia, al via il processo all’ex primario Carlo Mosca

di Redazione Roma

È iniziato il processo dinanzi alla Corte d’Assise a carico di Carlo Mosca, 48enne di Cremona, ex primario di Montichiari, accusato di aver somministrato farmaci letali a pazienti Covid. Si sono costituiti come parte civile i familiari delle due vittime. Chiamato in aula a testimoniare l’infermiere la cui denuncia ha fatto scattare l’inchiesta: Gli dissi che così si facevano morire le persone.

Al via il processo a Carlo Mosca, accusato di omicidio

Vittima di un clamoroso errore – meglio ancora, di una sorta di complotto, come lascia intendere la tesi difensiva – oppure nel marzo 2020 (dunque, nel corso della fase più critica della pandemia) avrebbe realmente iniettato a pazienti affetti da Covid farmaci ad effetto anestetico e miorilassante provocando il decesso di due di loro? È la duplice verità con la quale dovrà confrontarsi Carlo Mosca, 48enne medico di Cremona, primario facente funzione al Pronto soccorso presso l’ospedale di Montichiari (Brescia) fino a prima della sospensione del gennaio scorso.

Ho sempre agito per salvare la vita dei miei pazienti

Accusato di omicidio pluriaggravato e falsificazione di cartelle cliniche, per l’uomo – nella giornata di ieri – ha preso il via il processo dinanzi alla Corte d’Assise (processo che, inevitabilmente, creerà polemiche, come già avvenuto nel caso di Daniela Poggiali, l’ex infermiera imputata per l’omicidio di due pazienti morti in corsia all’ospedale di Lugo, nel ravennate, per la quale lo scorso ottobre è arrivata la doppia assoluzione).

Ordinava di somministrare farmaci incompatibili con la vita

Nel dettaglio, l’accusa mossa nei confronti di Mosca (che, ai domiciliari e presente in aula, fin dal principio ha negato qualsivoglia addebito, affermando: Ho sempre agito per salvare la vita dei miei pazienti) dal pm Federica Ceschi è quella di aver cagionato la morte di due pazienti ricoverati a marzo 2020 in gravi condizioni per Covid, somministrando farmaci incompatibili con la vita in assenza di intubazione. Nei confronti dell’uomo si sono costituiti parte civile i familiari dei due pazienti deceduti – uno di 61 anni e uno di 80 – mentre la Corte ha escluso dal processo come responsabilità civile l’Azienda socio sanitaria territoriale degli Spedali Civili di Brescia, da cui l’ospedale di Montichiari dipende.

Ma anche a te Mosca ha chiesto di fare Succinilcolina e Propofol a chi sta morendo?

All’udienza di ieri era presente anche il professionista sanitario che il 23 aprile 2021 presentò l’esposto ai carabinieri che diede l’avvio all’inchiesta (dalle indagini degli inquirenti è emerso, infatti, che alcuni infermieri avrebbero discusso non di rado, all’interno di una chat, in merito alle richieste dell’ex primario e dell’utilizzo spropositato dei farmaci incriminati: Anche a voi ha chiesto di somministrare i farmaci senza intubarli? Io non ci sto a uccidere questi solo perché vuole liberare i letti. Sono d’accordo con te, questo è pazzo). Come riporta Fanpage.it, nel corso della sua testimonianza, l’infermiere ha raccontato della pressione registrata al Pronto soccorso durante le ultime settimane di marzo: In quel periodo i posti erano limitatissimi, si doveva selezionare in base a età e patologie. A chi rimaneva escluso – ha spiegato – facevamo l’accompagnamento alla morte con la morfina.

L’infermiere ha poi raccontato che l’ex primario gli ordinò di somministrare anche Succinilcolina, il farmaco letale che avrebbe provocato il soffocamento: Mi rifiutati, non volevo ammazzare le persone. Un altro professionista sanitario contattò il collega e gli scrisse su Whatsapp: Ma anche a te Mosca ha chiesto di fare Succinilcolina e Propofol a chi sta morendo?.

Si tratta di farmaci, nello specifico, utilizzati soprattutto in anestesia per agevolare l’intubazione endotracheale e la ventilazione meccanica, nel primo caso, e per indurre l’anestesia, nel secondo. Da lì l’incipit del confronto con altri colleghi. Ora si tenterà di capire dove risieda la verità e se l’ex primario Mosca abbia ucciso oppure no i due pazienti per liberare i posti.

Giornalista

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