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Infermieri e Università: Un'opportunità per la professione

di Marco Alaimo

Maria Grazia de Marinis svolge la sua attività di docente e ricercatrice presso l’Università Campus Biomedico di Roma. Abbiamo già da tempo rivolto i nostri migliori auguri alla Professoressa per questo nuovo traguardo che alla fine ci riguarda un po’ tutti, infatti permette alla Professione Infermieristica di guardare avanti per la ricerca e la docenza e apre scenari nuovi nella competenza e autonomia in ambito accademico. Oltre a questo si è occupata di Infermieristica Oncologica e Cure Palliative.

Infermiera, ricercatrice e docente: Intervista a Maria Grazia De Marinis

Questo nuovo traguardo è una grande soddisfazione per Lei, ma credo tutta la classe Infermieristica abbia gioito di questa notizia. Cosa cambierà per Lei e per coloro che vogliono intraprendere la strada della docenza infermieristica?

Non posso negare che il traguardo raggiunto ha costituito per me un’importante gratificazione professionale; ciò che cambia non riguarderà certo il mio impegno quotidiano ma, piuttosto il peso della responsabilità che, se possibile, diverrà ancora maggiore. Dobbiamo, invero, essere consapevoli che, se pure il cammino percorso è stato proficuo, questa mia nomina non deve essere considerata come un punto di arrivo, ma solo come un punto di partenza verso un pieno sviluppo del nostro settore scientifico disciplinare che ha bisogno di essere rappresentato all’interno dell’Università con un ben maggior numero di docenti strutturati che possano più stabilmente ed efficacemente contribuire allo sviluppo delle Scienze Infermieristiche.

Ciò che cambia per tutti coloro che intendono intraprendere la strada universitaria, consisterà in una maggiore fiducia nella possibilità di realizzare le proprie aspirazioni, pur nell’attuale contesto di grande difficoltà in cui versa l’Università italiana che, se da un lato impone il massimo realismo, dall’altro postula ogni sforzo per superare le criticità esistenti e ritrovare la strada dello sviluppo e della crescita.

Quali sono secondo Lei le maggiori difficoltà che si possono riscontrare nel voler intraprendere la carriera accademica? Cosa consiglia?

Direi agli infermieri che abbiano tale desiderio di conseguire innanzitutto il dottorato di ricerca, sia perché è una condizione necessaria per intraprendere la carriera universitaria, sia perché la frequenza del corso dottorale consente di verificare le proprie qualità e le attitudini personali per la ricerca; si tratta di un percorso irto di difficoltà anche per la necessità di conciliare il lavoro con lo studio ove non si riesca ad accedere a borse di studio durante il corso e ad assegni di ricerca successivamente.

Del resto intraprendere la carriera universitaria oggi significa avviarsi su una strada di grande incertezza che per poter condurre alla meta ha bisogno del contemporaneo verificarsi di più fattori favorenti, pur nell’imprescindibile presupposto delle capacità, dell’impegno e della tenacia dei singoli.

A che punto è la Ricerca Infermieristica in Italia? Ci sono margini di miglioramento o di perfezionamento?

La ricerca in Italia è sicuramente in crescita come si può desumere da numerose fonti specifiche; in questo contesto penso sia però importante sottolineare come il problema dello sviluppo scientifico del nostro settore sia direttamente proporzionale al numero di infermieri, debitamente preparati, che possono dedicarsi a tempo pieno alla ricerca.

A tal fine appare necessario potenziare le opportunità concrete per i giovani ricercatori e superare le disomogeneità che oggi si verificano tra le diverse realtà territoriali: a un rapporto già insufficiente tra docenti strutturati e studenti di infermieristica a livello nazionale, si aggiunge la totale assenza di Infermieri ricercatori e professori di Med/45 in tutte le regioni meridionali.

Per il miglioramento e il perfezionamento della ricerca infermieristica in Italia, mi pare assolutamente necessario il potenziamento delle scuole dottorali, l’incremento del numero di giovani ricercatori nelle università e il miglioramento delle capacità di accedere alle fonti di finanziamento della ricerca sia nazionali che europee. Non meno importante mi appare la costruzione di una solida rete di collaborazioni disciplinari e interdisciplinari capace di aprirsi alle realtà scientifiche nazionali e internazionali più dinamiche e innovative.

Cosa possiamo dire invece agli studenti di Infermieristica?

È difficile dare consigli adatti a tutti gli studenti: sono diversi gli uni dagli altri, ciascuno con le proprie aspirazioni, inclinazioni e a un tempo difficoltà pratiche e problematicità. Tuttavia, nonostante gli stereotipi negativi che si sono ormai affermati sui giovani, nella mia esperienza di docente incontro molti studenti in grado di mettere in campo energie, idee e strategie nuove per superare le difficoltà. Non di rado incontro studenti animati da una vera passione per la nostra professione che non si lasciano scoraggiare dalla carenza di lavoro che oggi tocca anche il personale infermieristico e sono pronti ad aprirsi a realtà internazionali, a forme e a contesti lavorativi diversi da quelli tradizionali.

Sento di raccomandare a questi ragazzi di percorrere con costanza tutte le strade possibili per realizzare i loro sogni e a me stessa di aiutarli sempre meglio ad appropriarsi di tutti quegli strumenti di conoscenza necessari a innalzare il livello delle qualifiche e delle competenze richieste.

Infermieri e percezione sociale. Troppo spesso gli Infermieri sono associati a “mansioni” che ormai sono anacronistiche; quali strategie possiamo mettere in atto per cambiare la “visione” culturale e sociale degli Infermieri nella società odierna?

Non si può negare del tutto che ancora persistono stereotipi e luoghi comuni sulla professione di infermiere, anche a causa dell’immagine non sempre positiva che viene comunicata dallo spettacolo e dai mezzi di informazione sulla figura dei singoli operatori.

È comunque già in atto una trasformazione della percezione che la società ha dell’infermiere grazie a un livello formativo più elevato rispetto al passato e a responsabilità sempre più significative attribuite a noi che svolgiamo la professione. Per completare questo processo di affermazione della rilevanza dell’azione svolta dalla categoria nell’ambito del sistema sanitario nazionale, ritengo necessario partire da una migliore conoscenza della percezione che la società ha degli infermieri prima e dopo il contatto di cura, al fine di coglierne gli eventuali aspetti negativi affinché i singoli e il corpo professionale tutto possa intervenire con la massima tempestività ed efficacia per superare ogni inadeguatezza.

Gli organi di rappresentanza della professione si devono far carico di contrastare il persistere di messaggi che non rappresentino correttamente la figura dell’infermiere cercando di far arrivare alla società un’informazione che denunci i luoghi comuni e metta in luce il reale contenuto e l’elevato valore della professione; ciò non solo per affermare la dignità professionale, ma anche per rendere i cittadini consapevoli dello specifico e insostituibile contributo che possono aspettarsi dagli infermieri.

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