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Non sono né Superman, né un santo. Sono un tirocinante

di Redazione

Quante volte avremmo voluto rivolgere un monologo a tutti coloro che, mentre stiamo lavorando, richiedono priorità su cose apparentemente inutili, che ci possono distrarre? Se questo monologo esistesse realmente, sarebbe un po’ così.

Monologo immaginario di uno studente infermiere

somministrazione terapia

La somministrazione della terapia

Ehi! Aspettate, uno alla volta. Non sono mica un supereroe. Non sono capace di volare, ma sono il primo a correre veloce come Flash durante un’emergenza. Sono in grado di prendere una vena per eseguire un prelievo lo ammetto, ma andare contro la morte è come andare contro Dio.

Non sono Superman, sono uno studente.

Sono un semplice essere umano alle prese con il mestiere della vita, sono un ragazzo con due braccia, due mani e dieci dita. Sì, ho capito che lei ha da fare signora, ma aspetti, mi lasci finire il mio lavoro. Ho a che fare con vite umane, non con ortaggi. Se commetto un errore durante la somministrazione della terapia rischio di finire in tribunale. Mi siederò davanti al giudice e reciterò queste parole:

Signor giudice, sono un aspirante infermiere, sono un ragazzo che esegue la professione del tuttofare. Ma come può uno studente fare tutto quello che è scritto nel regolamento senza farsi male o creare problemi?

Come si può star tranquilli quando nel solo mese di gennaio ci sono esami, tirocini e convegni? Non sono tranquillo neanche a casa quando scrivo gli appunti delle lezioni passate. Penso sempre al tirocinio, a ciò che ho fatto, se l’ho fatto bene o meno.

Colpa mia perché se avessi detto all’infermiera che non possedevo la conoscenza farmacologica giusta non avrei mai ricevuto quella lettera di convocazione in tribunale e forse ora non starei qui, di fronte a lei, a parlare di una mia disattenzione che è costata la vita a una paziente, che non vedeva l’ora di rivedere suo marito e suo figlio.

Come si può pretendere di dare il 100% di sé, quando appena finisci stanco il turno di mattina, la reperibilità chiama avvisandoti che c’è da coprire la notte di una tua collega che all’ultimo si è sentita poco bene?

Se salto la lezione non posso dare gli esami, senza esami non mi posso laureare e senza tirocinio non mi imparerò mai a lavorare.

Io non sono né Superman né un santo, mi dovete perdonare

Mattia Colagrossi, studente infermiere

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