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Mattia, Infermiere Organizzazione Non Governativa: "mi occupo di promozione della salute"

di Redazione

Africa1

L'impegno delle ONG rivolto alle scuole di ogni ordine e grado e agli studenti di Infermieristica e Medicina su tematiche inerenti la salute.

TORINO. Mi chiamo Mattia e lavoro nel reparto... mmm no. Non sono in nessun ospedale, nessuna RSA: lavoro in una Organizzazione Non Governativa (anzi, svolgo Servizio Civile)! Di cosa ci occupiamo? Di promuovere il diritto alla salute in Italia e in alcuni paesi dell’Africa. Di cosa mi occupo? Di educazione e promozione della salute nelle scuole di vario grado e di formazione di studenti di Infermieristica e Medicina su tematiche riguardanti la salute come concetto dello “stare bene”.

Vi chiederete: da solo? Ovviamente no, non potrei mai; d’altronde mi sono laureato un paio di anni fa. Svolgo tutto ciò all’interno di un equipe multi-disciplinare, in cui io (insieme ad un medico volontario) ho il ruolo di svolgere la parte più sanitaria all’interno dei progetti.

Se davvero siamo convinti che la salute sia un ben-essere bio-psico-sociale, credo che il lavoro in team con diverse discipline sia l’unica metodologia in grado di rispondere alla complessità del tema fondendo così le conoscenze, in un processo continuo di aggiornamento reciproco.

Aggiungo, anche, che sono fermamente convinto del fatto che siamo professionisti intellettuali e come tali dovremmo uscire dalle dinamiche secondo cui siamo chiamati a lavorare in ambito prettamente clinico. Ma non studiamo, forse, migliaia di altre cose durante gli anni? E perché non metterle in pratica?

Non è semplice: spesso faccio fatica con le persone a “giustificare” la mia presenza di infermiere senza aghi in mano ma alle prese con progettazioni, valutazioni e ricerche, anche da parte di altri colleghi dai quali mi aspetterei più apertura sul nostro ruolo professionale.

L’altro giorno, in classe, un ragazzo mi ha chiesto perché ho scelto il percorso infermieristico: una domanda esistenziale che aumenta di spessore se pensiamo che a pronunciarla è stato un 12enne. Posso dirlo? Ho risposto così: “ho fatto questa scelta perché l’infermiere era completo. Ho pensato di fare il medico ma mi sembrava troppo tecnicista e non lo dico con cattiveria, ma non faceva per me. Invece, come infermiere, ho pensato che avrei potuto sviluppare delle competenze psicologiche, pedagogiche ed educative che per come sono fatto io non avrei potuto chiedere di meglio”. Secondo voi, ho risposto bene? Non ho ancora capito se sono troppo esaltato. Non credo (o forse, lo spero).

Sicuramente, tutti i giorni mi rendo conto che c’è ancora da fare all’interno del mondo del lavoro e della vita quotidiana, sull’essere riconosciuti e sul riconoscerci… ma credo che possiamo dire di essere a metà strada.

Mattia Viano, Infermiere Organizzazione Non Governativa

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