L’Infermiere di famiglia e di comunità è arrivato ad un riconoscimento ufficiale. La Conferenza Stato-Regioni ne ha delineato a grandi linee il profilo e lo Stato Italiano ne ha riconosciuto l’esistenza con la Legge 17 luglio 2020, n. 77. L’Associazione Infermieri di famiglia e di comunità (AIFeC) soddisfatta per il risultato ringrazia, in una nota, la Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche, per il lavoro istituzionale.
Infermieri di famiglia e di comunità: le priorità di AIFeC
Infermiere di famiglia
Siamo lieti che il contributo che la nostra associazione ha saputo dare in questi anni di lavoro intenso e difficile per il raggiungimento dell’obiettivo sia stato raccolto e valorizzato nel Position Statement di FNOPI . Ringraziamo anche l’Università di Torino e l’Università del Piemonte Orientale che, oltre all’impegno profuso per l’attività di formazione avanzata degli Infermieri di Famiglia e di Comunità in questi ultimi 15 anni, hanno contribuito attivamente alla stesura di un Position Paper, documento fondamentale per arrivare al Position Statement che FNOPI ha pubblicato in questi giorni.
Vogliamo ringraziare anche i gruppi regionali AIFeC e i colleghi “sul campo” che si sono impegnati a fondo per promuovere un sistema sanitario nuovo e orientato ad una cultura della salute moderno e innovativo quali quelli del Progetto Europeo Co.N.S.E.N.So, attivato in Regione Piemonte e in Regione Liguria, i colleghi del Piemonte, del Friuli Venezia Giulia, della Toscana, del Lazio e dell’Emila Romagna che hanno attivato modelli innovativi, dimostrando che la vicinanza alla popolazione, con azioni proattive e di prossimità, è in grado sia di produrre esiti di salute importanti e apprezzati dalle persone sia di attivare il capitale sociale e il Welfare generativo di comunità. Ringraziamo anche i partecipanti al progetto europeo Enhance della Regione Liguria che ha prodotto un curriculum europeo dell’Infermiere di Famiglia e di Comunità, partendo dalle esperienze formative presenti in Europa. Ringraziamo anche il gruppo dei giovani medici di medicina generale del movimento Primary Health Care now or never, che nel loro manifesto delineano una nuova idea di cure primarie e il Movimento Prima la Comunità, di cui AIFeC è parte, per la visione di innovazione che stanno sviluppando.
La pandemia ci ha insegnato che abbiamo bisogno di nuovi paradigmi e visioni centrati sulla prevenzione, l’integrazione e l’inter-settorialità. Concetti che da più di quarant’anni cercano di emergere ma sono soffocati da logiche opportunistiche e di mercato. Il valore economico della salute è la base della nostra democrazia, fondata sul lavoro e sulla tutela dei cittadini.
Non siamo al traguardo di una corsa ma alla partenza, però la corsa è ufficiale e riconosciuta. Si tratta ora di non perdere l’opportunità!
I punti prioritari su cui AIFeC pone l’attenzione
Nel documento della Conferenza Stato Regioni l’IFeC viene definito come Infermiere di famiglia o di comunità, mentre nella legge del 17 luglio la definizione è quella di Infermiere di famiglia e di comunità. Riteniamo che una congiunzione faccia la differenza, nel senso che la famiglia e la comunità non possono essere viste come unità distinte e differenziate. Introdurre il concetto di separazione tra i due ambiti significa far spazio anche a differenziazioni tra professionisti e tra strategie di azione che devono considerare che la famiglia è l’unità funzionale di ogni comunità. Per evitare le settorializzazioni e le fratture è importante non perdere di vista l’unitarietà del sistema sociale e delle sue interazioni.
Sempre nel documento viene sottolineata la necessità di predisporre un percorso formativo regionale rapido ed efficace. Come associazione siamo d’accordo sul fatto che le Università, ovviamente, non sono in grado di garantire un gettito formativo in tempi così brevi, ma siamo anche dell’idea che non si possa lasciare alle regioni il libero arbitrio su questo fronte. È necessario un indirizzo omogeneo affinché la formazione non diventi ancora una volta frammentaria e disomogenea sul territorio nazionale. AIFeC sta lavorando per predisporre una proposta di piano formativo regionale che tenga conto delle competenze core che ogni professionista dovrebbe avere per affrontare un campo d’azione complesso e impegnativo come quello di cui stiamo parlando. I bisogni dei cittadini e l’interfaccia con le organizzazioni socio-sanitarie sono, infatti, aspetti complessi e richiedono competenze avanzate da parte dei professionisti. Il processo d’innovazione e implementazione del nuovo ruolo può fallire se affidato a professionisti senza adeguata formazione e motivazione Stiamo anche cercando di rendere compatibile il percorso formativo con un eventuale riconoscimento universitario dei crediti formativi acquisiti.
Il posizionamento nel sistema organizzativo. Nel documento della Conferenza non ci pare sufficientemente chiaro quale sia il disegno in merito; si parla di relazioni strette con gli altri servizi distrettuali, ma non di collocazione chiara all’interno degli stessi. Come associazione proponiamo che l’IFeC venga collocato con incarico di funzione all’interno dei Dipartimenti di Prevenzione, con un rapporto gerarchico diretto con i Dipartimenti delle Professioni Sanitarie, ove presenti. Questo potrebbe evitare qualunque fraintendimento o sovrapposizione con i servizi distrettuali esistenti e le altre professioni. La mancanza di riconoscimento formale e di autonomia nell’esercizio del ruolo limitano la sua applicabilità e i processi di cambiamento e di innovazione possono essere ostacolati da conflitti di potere tra le professioni, come evidenziato dall’OCSE
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