La proposta di legge regionale che istituisce la figura del Direttore Assistenziale è pronta ad approdare in giunta. Ma se Opi, Tsrm-Pstrp e sindacati del settore plaudono all’iniziativa dell’assessore Donini, rimane irrisolta l’ostilità dei medici. È una proposta volta alla creazione di nuove poltrone ad elevato costo, senza benefici tangibili
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Emilia-Romagna, ostilità dei medici verso la Direzione assistenziale
La proposta di legge sull’istituzione, in Emilia Romagna, della figura del Direttore assistenziale – che si aggiungerà nelle direzioni aziendali al Direttore generale, sanitario ed amministrativo in qualità di “espressione delle 22 professioni sanitarie”, si appresta a divenire realtà. Non senza polemiche, però. A quasi un anno dal suo annuncio, l’assessore alle Politiche per la salute della Regione, Raffale Donini, rende noto che entro la fine di luglio la proposta arriverà in giunta per l’approvazione.
L’iter: la seduta prevista è quella del 26 luglio, dunque il testo passerà all’esame dell’Assemblea legislativa regionale per l’approvazione definitiva. Da parte loro, Opi, Federazione nazionale Ordini dei Tecnici sanitari di radiologia medica, delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione e sindacati del settore plaudono all’iniziativa dell’assessore Donini. Permane, invece, l’ostilità dei medici, in opposizione all’idea.
L’assessorato della Salute della Regione Emilia Romagna, invece di pensare ad investire risorse per migliorare qualità e numerosità delle prestazioni sanitarie per i cittadini, ha come obiettivo prioritario l’istituzione di una nuova figura di alta dirigenza, cioè il Direttore assistenziale – scrivono in un comunicato congiunto i sindacati medici ospedalieri e territoriali della regione (Aaroi-Emac, Anaao-Assomed, Anpo-Ascoti- Fials, Anmdo, Cimo-Fesmed e Fvm, Fassid, Fimmg, Snami, Sumai e Smi) – ovvero una figura non prevista nella legge 502/92, attualmente in vigore, che non serve a migliorare la qualità dell’assistenza ai cittadini
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Questa proposta, incalzano, è inaccettabile, perché rappresenta semplicemente la creazione di 15 nuove poltrone ad elevato costo (oltre ai relativi staff di supporto) senza alcun beneficio concreto e che, di fatto, tende a depotenziare le restanti figure manageriali e a creare conflitti tra le professioni sanitarie
. Concludono: Abbiamo di fronte una inutile nuova figura politica, con risorse sottratte all’assistenza, e la solita vecchia politica, che viene percepita come clientelare, attraverso cui si aumentano gli effetti vessatori del management sui medici finalizzati ad imporre – e non ottimizzare – iter diagnostici terapeutici ed assistenziali da parte di chi non sempre può vantare competenze professionali adeguate
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La replica dell'assessore Donini
Pronta la replica di Donini: Mi era nota la contrarietà di alcune organizzazioni sindacali relativamente ad una proposta di integrazione e valorizzazione di tutte le professioni sanitarie nella programmazione strategica delle aziende sanitarie, attesa da anni da parte del territorio. Stupiscono altresì i toni del comunicato, a cui non corrispondono adeguate argomentazioni di contenuto
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Quindi l’assessore alle Politiche per la salute della Regione Emilia Romagna chiosa: Il tema è in discussione ormai da un anno ed è stato posto in valutazione sia sul piano giuridico sia in quello organizzativo ed economico
. Soprattutto, riconoscere diritti già peraltro agiti nella sostanza non significa minimamente toglierne ad altri. Per quanto mi riguarda non ho mai impedito, né tantomeno considerata conclusa, ogni forma di confronto e dialogo
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Coordinamento Opi ER: Direttore Assistenziale migliorerà qualità dei servizi
Pieno sostegno, invece, – da parte del Coordinamento regionale degli Opi dell’Emilia Romagna alla proposta dell’assessorato alla Salute relativamente alla modifica della legge regionale 29/2004 (“Norme generali sull’organizzazione ed il funzionamento del servizio sanitario regionale”) con l’intento di valorizzare le professioni sanitarie. Inserendo la figura del Direttore assistenziale in staff alla direzione generale, così come previsto dal testo aggiornato del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 50 (“Riordino della disciplina in materia sanitaria, a norma dell’articolo 1 della legge 23 ottobre 1992, n. 421”) come già inserito in altre Regioni.
Spiega il comunicato del Coordinamento: Il Direttore assistenziale partecipa al perseguimento degli obiettivi aziendali e alla mission dell’azienda, definendo delle strategie di governo delle professioni sanitarie che rappresentano nella Regione l’82% circa del personale dipendente, con la responsabilità dell’assistenza nelle strutture ospedaliere e nei contesti territoriali e domiciliari
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In particolare modo, il territorio e la domiciliarità necessitano di una visione differente per la loro gestione ottimale, ed è esattamente ciò che può dare il Direttore assistenziale, non disgiunto dallo staff della direzione aziendale
. Dunque, in un momento storico nel quale la presa in carico dei bisogni di salute dei cittadini – nonché l’educazione alla salute – ricoprono un ruolo basilare nella gestione parallela dell’emergenza pandemica e del piano vaccinale, l’organizzazione proposta permette di gestire le risorse e le potenzialità a servizio dei bisogni assistenziali della popolazione.
Insomma, un’ulteriore possibilità tanto per i cittadini quanto per i professionisti che – per naturale mandato – sono più vicini all’esigenza di salute. Non bisogna mai dimenticare, infatti, che la capacità di gestirla da parte di professionisti dedicati, ha spesso fatto la differenza – come ben sappiamo, vista anche l’emergenza pandemica – sia in termini di maggior possibilità sia di appropriatezza di risposta.
Da qui la direzione assistenziale che – come rimarcano il Coordinamento regionale Opi dell’Emilia Romagna – non deve essere inquadrata come strumento per la creazione di “nuove poltrone
. Piuttosto, la figura del Direttore assistenziale, come dimostrato nei contesti in cui è già attivo, rafforza la governante dei processi organizzativi, assicurando una più compiuta visione d’insieme, in grado di valorizzare tutte le professionalità presenti, e ancora generando una maggior capacità di rispondere ai bisogni dei cittadini
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Viene quindi rimarcato – qualora ce ne fosse bisogno – che questa figura non ha nulla a che fare con altre professioni con le quali opera in un team multidisciplinare e, rispetto alle quali affianca il Direttore sanitario
. E il Piano nazionale di ripresa e resilienza deve, necessariamente, basare il proprio risultato sulla multi-professionalità, che non può essere in alcun modo dipendere da gerarchie acquisite.
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