Dopo aver patteggiato pene minori a Milano, si apre un nuovo filone di accuse, nella capitale, per gli ex vertici dell’Enpapi, la cassa previdenziale degli infermieri liberi professionisti, coinvolti nello scandalo della maxi frode che avrebbe fruttato ai manager un bottino di 40 milioni. Il Pm Alberto Pioletti ha chiesto 9 anni di carcere per l’ex direttore generale Marco Bernardini, 8 per l’imprenditore Giovanni Conte.
Soldi per mazzette, hotel ed escort: chieste condanne ex vertici Enpapi
L'articolato sistema corruttivo messo in piedi dai vertici dell'ente era fatto di tangenti mascherate da consulenze, biglietti per andare a vedere la finale di Champions League (Juventus-Barcellona del 6 giugno 2015), compravendite illecite di immobili e un giro di prostituzione.
E ancora: cene, viaggi, ricche consulenze. Il tutto sottraendo alle casse dell'ente 40 milioni di euro, denaro solo in minima parte restituito, utilizzato a fini personali e di corruzione. Inoltre i vertici della cassa previdenziale hanno compiuto, secondo l’accusa, una serie di investimenti finanziari e operazioni immobiliari al solo fine dell'arricchimento personale
, utilizzando però i soldi dei lavoratori dei quali avrebbero dovuto tutelare gli interessi.
I finanzieri del Nucleo di polizia valutaria, dopo una segnalazione della Banca d’Italia, nel 2019 portarono alla luce quello che il gip Elvira Tamburelli ha riassunto nel totale disinteresse rispetto all’ente e al suo patrimonio, anche a danno di migliaia di lavoratori iscritti all’istituto previdenziale
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Sottolineando l’avidità mostrata da Schiavon - l'allora presidente Enpapi, che ha patteggiato la pena - al pari dei privati corruttori, nel perseguire e realizzare operazioni finanziarie anche pregiudizievoli per l’Enpapi; il ricorso sistematico a operazioni finanziarie assai complesse e di difficile ricostruzione e a ogni meccanismo utile a schermare le loro persone; le plurime condotte di inquinamento probatorio
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Oggi la procura, con il pm Alberto Pioletti, chiede una condanna a nove anni di carcere per Marco Bernardini e pene leggermente più lievi per l'imprenditore Giovanni Conte (8 anni di reclusione).
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