La libera professione si sta sempre più affermando con modalità di esercizio differenti, che esprimono le caratteristiche e la cultura dei vari territori di appartenenza. L’esercizio libero professionale infermieristico sta crescendo non solo quantitativamente, come evidenziano i numeri degli iscritti all’ente di Previdenza e Assistenza ENPAPI (circa 40 mila professionisti), ma anche nelle diverse espressioni di aggregazione interprofessionale, di strutturazione di nuovi servizi, di voglia di rispondere ai bisogni dei cittadini.
L’iter da seguire per diventare Infermiere Libero Professionista
Le nuove forme di collaborazione esprimono capacità e competenze che abbiamo acquisito e che si esplicano nella progettazione e gestione dei servizi erogati, di cui siamo titolari per legge.
Nell’attuale panorama sanitario, contrassegnato da difficoltà economica, contenimento della spesa sanitaria, tagli e blocco del turnover, la collettività infermieristica intende proporsi come una possibile nuova risposta alle necessità emergenti, attingendo al suo bagaglio cognitivo, esperienziale e valoriale e alle diverse modalità di espressione dell’esercizio professionale.
In questo quadro, l’esercizio libero professionale può essere inteso come un’opportunità e una sfida per aumentare la compliance, concorrendo all’effettuazione di percorsi di presa in carico olistica dell’assistito, al fine di arricchire l’offerta sanitaria e dare risposta alle richieste di interventi integrativi e/o aggiuntivi provenienti dalla collettività.
L’infermiere che lavora in regime di libera professione è diventato ormai da alcuni anni una figura che è possibile ritrovare ad operare in diverse strutture, pubbliche o private. La possibilità di esercitare la libera professione è diventata un’opportunità di lavoro cui spesso molti infermieri ricorrono (o sono costretti a ricorrere) per intraprendere la loro attività lavorativa, discorso valido soprattutto fra i neolaureati.
Adempimenti per l’esercizio della libera professione infermieristica
Al di fuori di un’attività di lavoro subordinato, l’esercizio professionale può essere svolto sotto forma di libera professione. La possibilità di svolgere l’attività libero professionale in concomitanza ad un contratto di lavoro subordinato è sempre vincolata all’autorizzazione da parte della struttura da cui si è assunti (per non incorrere in quello che generalmente viene definito “conflitto di interessi”). Diversa la questione nel Pubblico, dove, ad oggi, la condizione per fare domanda per poter svolgere anche la libera professione è quella di possedere o convertire il proprio contratto ad un part-time al 50%.
Modalità di esercizio della libera professione
L’infermiere Libero Professionista può organizzarsi ed esercitare in:
- attività in forma individuale;
- studio associato;
- attività professionale associata;
- cooperativa sociale.
L’infermiere che per la prima volta svolge l’attività professionale può avvalersi di un regime fiscale agevolato denominato “Regime fiscale agevolato per le nuove attività”.
Qualunque attività che abbia attinenza con la professione infermieristica, che non sia da lavoro dipendente, deve vedere il versamento dei contributi all’ENPAPI.
Alcuni soggetti possono ottenere la riduzione del 50% del contributo soggettivo minimo, se:
- svolgono, oltre alla libera professione, anche attività di lavoro dipendente con rapporto di lavoro a tempo parziale (part-time) con orario di lavoro inferiore o pari alla metà del tempo pieno (riduzione per contestuale lavoro dipendente);
- rimasti inattivi per almeno sei mesi continuativi nel corso dell’anno solare (riduzione per inattività professionale);
- gli iscritti che non abbiano compiuto il trentesimo anno di età all’atto della prima iscrizione all’Ente (riduzione per età);
- gli iscritti, titolari di partita IVA, per i primi 4 anni di iscrizione all’Ente.
Le riduzioni non sono tra di loro cumulabili e si applicano solo al contributo soggettivo minimo. È comunque dovuto il contributo soggettivo calcolato in percentuale sul reddito professionale prodotto.
Infine, il contributo è dovuto indipendentemente dall’effettivo pagamento eseguito dal debitore. Tali versamenti sono obbligatori e il professionista incorre in severe sanzioni nel caso evada i contributi previdenziali.
Il libero professionista, al di là della quota obbligatoria, è libero di versare quote superiori per poter accrescere il proprio “patrimonio contributivo” e godere in futuro di buone, se non ottime, prestazioni pensionistiche. Infine si ricorda che i contributi soggettivi sono fiscalmente deducibili ai fini Irpef, mentre il contributivo integrativo non è deducibile.
La libera professione quanto (e quando) conviene?
I dubbi sugli aspetti che caratterizzano tale modalità di lavoro sono molti. Si tenga presente che il lavoratore libero professionista è, in genere, meno “tutelato” per quanto concerne i periodi di eventuali malattia o ferie: questi ultimi non verranno affatto retribuiti come accade per i lavoratori dipendenti (no permessi, no ferie pagate, no tredicesime e quattordicesime, nulla di nulla!).
Spesso (se non sempre) costretti a lavorare per un compenso che spazia dai 5 ai 18 euro lordi l’ora. Le Cooperative, che hanno capito il divario esistente tra domanda e offerta, la crisi, che grava sul mercato del lavoro, la disperazione di molti colleghi, che non hanno trovato un posto di lavoro hanno contribuito a far moltiplicare le offerte di lavoro indirizzate ad infermieri liberi professionisti facendo sì che la libera professione sia diventata una scelta molto praticata da tutti quei colleghi in cerca di occupazione, poiché quest’ultima è l’unica soluzione o alternativa disponibile.
A fronte di tali problematiche, la libera professione consente al professionista una maggiore flessibilità nell’organizzazione del proprio lavoro, quindi la possibilità di prestare la propria opera non solo presso un unico datore di lavoro, come invece accade per il lavoratore dipendente.
Occorre effettuare un’attenta valutazione al fine di non ritrovarsi di fronte a spiacevoli sorprese, soprattutto in sede di dichiarazione dei redditi. L’invito rivolto a tutti i colleghi che decideranno di optare per la libera professione è quindi quello di avvalersi della consulenza di un buon dottore commercialista, che possa chiarire nel dettaglio ogni singolo dubbio relativo a tale modalità di lavoro.
Allora molti Professionisti si chiedono: lavorare a queste condizioni o non lavorare? Sì, perché oggi la domanda che molti giovani professionisti si pongono è proprio questa:
L’esercizio della libera professione infermieristica è una scelta libera e motivata o una scelta imposta dalle circostanze attuali?
Essere consci della propria professionalità permette di sperimentare e proporre nuove sfide; la condivisione e la diffusione di esperienze positive è un elemento di impulso allo sviluppo professionale. La libera professione viene presentata come una grande opportunità (per l'infermiere disoccupato), ma in realtà a volte è l'unica opportunità.
Sembra che l’esercizio della libera professione sia un comportamento “obbligato” non concepito e necessario, oggi, solo per rispondere all’affanno economico ed al contenimento della spesa e non come contribuito professionale vero e proprio utile per rilanciare il welfare locale, ad esempio.
angelina limone
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Angela.limone@yahoo.it
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Angelina LIMONE