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Un'interessante esperienza in terra anglosassone: London's Air Ambulance

di Simone Celi

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LONDRA. L'estate scorsa navigando su internet alla ricerca di qualche interessante corso d'aggiornamento scovai, quasi casualmente, la "London trauma conference", alla quale presi parte dal 10 al 13 Dicembre 2013, nella bella cornice della  Royal Geographical Society, situata nel lussuoso quartiere di Knightsbridge.

Proprio durante la prima giornata di lavori congressuali, ebbi la fortuna di conoscere il Dr. Gareth Davies, medical director di London's Air Ambulance, unico servizio di elisoccorso operante nella capitale britannica.

Chiacchierando un po' con Gareth, gentilmente mi invitò a visitare il loro servizio di elisoccorso e fu così che a Gennaio volai nuovamente a Londra.

LONDON'S AIR AMBULANCE

London's air ambulance nasce come Charity nel 1989 con lo scopo di ridurre il ritardo nell'ospedalizzazione dei pazienti traumatizzati e fornire adeguato soccorso preospedaliero.

Fin dalla sua nascita LAA si occupa di un gruppo ristretto di pazienti ovvero quelli con trauma maggiore.

È stato il primo servizio di elisoccorso del Regno Unito ad avere a bordo (24 h su 24) un senior trauma doctor e un paramedic (proveniente da London Ambulance Service) con almeno 5 anni di esperienza, permettendo di ridurre la mortalità nei traumi maggiori del 30-40%.

Questo servizio, da sempre innovativo e aperto a nuove sfide, è stato il primo servizio di elisoccorso al mondo a praticare la toracotomia nel paziente in arresto cardiaco per causa traumatica e il primo nel Regno Unito a infondere emoderivati sul territorio.

Questo ha permesso negli anni un incremento della sopravvivenza dei pazienti con arresto traumatico dallo 0,3% al 18% , diventando di fatto uno dei servizi di elisoccorso leader a livello mondiale per il trattamento del trauma preospedaliero.

Criterio assoluto di attivazione di London's air ambulance, come già citato in precedenza, è il trauma maggiore.

A Londra, ogni giorno, l'Emergency Operation Center di London Ambulance Service, riceve circa 3500-4000 richieste di soccorso; di queste solo sette mediamente vengono passate a LAA.

Il servizio opera fondamentalmente con due tipologie di mezzi:

  • elicottero
  • rapid responde car


L'elicottero, un MD 902 explorer, particolarmente adatto ad operare in contesti ad elevata urbanizzazione come Londra, opera nelle ore diurne (effemeridi), coprendo tutto il territorio della capitale, considerando come limite d'intervento l'autostrada M25.

Con un tempo medio di attivazione di 2 minuti, l'elicottero riesce a raggiungere ogni luogo di Londra in un massimo 15 minuti.

Quando il buio cala e l'elicottero per ovvie ragioni di sicurezza non può volare, esso viene sostituito da una rapid response car (auto a risposta rapida) in grado di garantire lo stesso livello di assistenza offerta dall'elicottero, avendo a bordo il medesimo equipaggio.

Per ragioni logistiche, la rapid response car, non ha uno stazionamento fisso, ma quando non impegnata in una missione di soccorso, gira continuamente all'interno di Londra, in modo tale da essere maggiormente competitiva in termini di tempo.

Dal 1989 ad oggi, London's Air Ambulance ha soccorso più di 30.000 pazienti, così divisi per meccanismo traumatico:

  • 35% incidenti stradali
  • 23% accoltellamenti e sparatorie
  • 26% cadute dall'alto
  • 16% altre tipologie


Durante gli attacchi terroristici che hanno sconvolto Londra il 7 Luglio 2005, London's Air Ambulance ha impiegato 18 equipaggi, triagiando e trattando più di 700 pazienti.

Più recentemente, nel dicembre 2013, Medic one (cosi è anche chiamato l'equipaggio di LAA), ha supportato London Ambulance Service nella gestione del crollo dell'Apollo Theatre, trattando decine di pazienti.

LA VISITA

Dopo qualche mail intercorsa tra il sottoscritto e un responsabile di LAA, il 20 gennaio mi reco in visita presso di loro.

Verso le 15.00 arrivo al Royal London Hospital, uno dei maggiori ospedali di Londra, situato nella zona sud-est della capitale, base operativa di London's Air Ambulance.

Il Royal (così semplicemente chiamato dai Londinesi) è uno dei quattro ospedali di Londra, assieme al St. Thomas, al St.Mary's e al King's Hospital, in grado di assicurare un trattamento adeguato ai pazienti con trauma maggiore.

Nella hall dell'ospedale trovo ad accogliermi calorosamente Chris Hassan, coordinatore dell'elisuperficie e responsabile degli studenti e dei visitatori.

Ci accingiamo  così a raggiungere la base, situata al 18° piano del Royal e Chris mi invita a visitare la piazzola, dalla quale è possibile godere di una splendida vista panoramica su Londra.

L'elicottero non si trova in base in quanto impegnato in un soccorso di un ragazzo di 20 anni coinvolto in quello che loro chiamano in gergo RTC (road traffic collision).

Nel frattempo Chris mi fa fare un tour della base e faccio la conoscenza dell'equipaggio con il quale svolgerò il turno della notte.

Infatti, nel momento in cui fui invitato a visitarli, mi venne anche proposto, in quando infermiere, di effettuare un turno a bordo della rapid response car in qualità di “clinical observer”.

L'equipaggio costituito, dal paramedic Lynsey e dalla dottoressa Clare, mi illustra le norme che dovrò seguire una volta a bordo del mezzo per non incorrere in rischi inutili.

Nel frattempo il buio è calato e l'elicottero, da poco rientrato in base, termina la propria operatività.

C'è tempo per una rapida visita all'elicottero stesso mentre si trasferiscono gli zaini sulla rapid response car.

Mentre completiamo le operazioni di trasferimento degli zaini e il controllo completo del mezzo, la vista mi cade sulla presenza di quattro giubbotti antiproiettile, dei quali qualche ora più tardi capirò l'utilità.

Dopo un breve briefing e il consueto passaggio di consegne, siamo pronti per iniziare il turno.

Lynsey, il paramedic che guiderà la rapid response car ha appena il tempo di fare carburante all'auto e di controllare la pressione dei pneumatici che il telefono già squilla.

L'E.O.C ci invia su uno “stabbing” (accoltellamento), due persone coinvolte con ferite multiple al torace.

Capisco ora la presenza e l'importanza dei giubbotti antiproiettile che di default vengono indossati su tutti gli eventi violenti.

Dopo aver impostato la destinazione sul navigatore satellitare e parallelamente sull'iPad in dotazione, si parte.

Il silenzio è d'obbligo nella fasi cruciali della guida verso il luogo dell'evento; il traffico congestionato di Londra, anche nelle ore notturne, impone al paramedic che guida un livello di attenzione sempre molto alto.

In questo è aiutato dal senior trauma doctor, che svolge un funzione di navigatore nel rally, indirizzando il paramedic nella guida e segnalandogli eventuali ostacoli non visti.

Pochi minuti e siamo sul luogo. La metropolitan police ha già reso sicura la scena e London Ambulance Service è sul posto con un'ambulanza e un'auto a risposta rapida con paramedic esperto.

Fortunatamente la situazione è meno critica del previsto; prendiamo in carico un ragazzo di 17 anni con due  ferite al torace non penetranti e lo accompagniamo al King's hospital, dove un team dedicato, già informato delle condizioni del pazienti, ci sta attendendo.

Ripristinato il materiale si riparte; la notte pare per il momento tranquilla, c'è tempo per un cena frugale e qualche attimo di convivialità con i membri dell'equipaggio.

Verso le 23 il telefono squilla nuovamente, il 999 ci invia su un altro accoltellamento nel sud-est di Londra.

Tempo di indossare i giubbotti antiproiettile e in 5 minuti siamo sul posto.

Un 30enne, accoltellato alla gamba sinistra, giace riverso sul marciapiede. Un paramedic, giunto sul luogo, ha già provveduto a tamponare l'emorragia, a reperire un accesso venoso e somministrato un'adeguata analgesia.

Il paziente presenta una ferita da taglia a livello del quadricipite femorale, ora non più sanguinante e non profonda. Si decide comunque di trasportare il paziente al royal hospital per valutazione ospedaliera più approfondita.

Neanche il tempo di sistemare gli zaini, che scatta un altro allarme; una caduta dall'alto nel quartiere di South Kensington richiede il nostro intervento.

Giunti in prossimità di St. Paul Cathedral, l'E.O.C., ci richiama comunicandoci che la missione è interrotta; l'auto a risposta rapida con il paramedic giunta sul posto, dopo aver valutato la dinamica dell'evento e le condizioni del paziente, ha reputato non necessaria una nostra valutazione.

È ormai l'una e mentre il telefono non squilla ne approfitto per fare quattro chiacchiere con Lynsley e Clare, che si mostrano molto disponibili a spiegarmi i loro protocolli operativi, in particolare quello riguardante la toracotomia.

In uno dei due zaini in dotazione a “Medic one”  è presente un set da toracotomia, che viene utilizzato per eseguire la complessa procedura, solitamente riservata all'ambito ospedaliero, nei pazienti soccorsi da LAA rinvenuti in ACC traumatico o in periarresto.

L'introduzione di questa metodica ha permesso di incrementare da 0,3% a 18% la sopravvivenza dei pazienti con ACC traumatico.

La notte continua e non c'è tempo per ammirare la bellezza della Londra by night perché il 999 ha di nuovo bisogno di noi.

Nel nord-ovest della città, una sparatoria ha coinvolto due persone, una delle quali pare essere stata colpita al torace.

Inizia una rapida corsa nel traffico di Londra, incredibilmente caotico anche alle due di notte.

Arrivati sul posto, riscontriamo che il ragazzo, di circa 20 anni, ha una ferita superficiale all'emitorace di sinistra che non compromette la meccanica respiratoria.

Dopo aver monitorato il paziente e aver effettuato analgesia con Fentanyl, provvediamo al trasporto del paziente presso il St Thomas Hospital.

Mancano meno di cinque ore alla fine del nostro turno. Ci fermiamo in un bar per un caffè (non è come quello italiano ma a quest'ora è indispensabile) e ripartiamo continuando a viaggiare in lungo e in largo per Londra, sempre pronti ad una nuova missione.

Per qualche ora tutto tace e a un quarto alle sette torniamo al royal hospital e diamo il cambio all'equipaggio del turno diurno.

Lynsley e Clare mi dicono che è stato una notte tranquilla (forse ho portato loro fortuna), ma in genere si svolgono mediamente più interventi. Le saluto, ringraziandole per la gentilezza e la disponibilità dimostratami con l'augurio di rivederci in futuro.

Stanco ma contento allo stesso tempo mi immergo nel caos della tube londinese e faccio ritorno all'hotel dove sono ospite.

 

COSA PORTO A CASA?

Sicuramente ho avuto modo di conoscere, anche se in maniera non approfondita, un sistema di emergenza/urgenza molto diverso dal nostro, con alcuni difetti, ma anche con innumerevoli pregi.

Credo che London's Air Ambulance, dopo 25 anni di attività, sia oggi un punto di riferimento a livello mondiale per il trattamento del trauma maggiore in  ambito extraospedaliero, avendo introdotto importanti innovazioni quali la sopracitata toracotomia, ma anche l'infusione di emoderivati sul territorio.

Ho avuto inoltre modo di osservare una forte integrazione tra intra ed extraospedaliero, frutto di anni di protocolli operativi condivisi tra London's Air Ambulance e gli Accident & Emergency Department, dei principali ospedali londinesi.

Esperienze del genere permettono, a mio avviso, di incrementare non solo il proprio bagaglio professionale, ma anche quello “umano”, confrontandosi con realtà spesso molto diverse da quelle nelle quali operiamo.

Doveroso ringraziare:

  • Gareth Davies, medical director of London's Air Ambulance

  • Chris Hassan, co-coordinator helipad of London's Air Ambulance

  • Lynsley Grant, paramedic of London's Air Ambulance

  • Clare Park, consulant di London's Air Ambulance e tutti gli altri addetti della base (servizio antincendio, piloti) per la calorosa accoglienza.

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