Se questa è vita, steso su di un letto, con gli occhi semiaperti a volgere il capo a destra e sinistra senza nemmeno averne coscienza. Sì certo è una vita, che va assistita, curata e preservata, ed è quello che facciamo ogni giorno, con professionalità, umanità e anche compassione.
Fine vita, quante domande nella mia testa di infermiera
Terapia intensiva
Le ore della giornata passano, scorrono velocemente e in maniera freneticamente affaccendata per coloro che si divincolano tra un letto di terapia intensiva o reparto di degenza, lentamente invece, eterne, con le lancette quasi immobili per coloro che poggiano su quel letto.
Ho trascorso gli ultimi due turni, 16 ore e più a chiamare quel ragazzone per nome, sperando che mi rispondesse, cercando di interpretare i suoi bisogni, di capire se avesse o meno male, provando a comprendere la rabbia e la frustrazione di una famiglia che quotidianamente lo assiste da anni.
Cercando di capire come mai si sia arrivati a questo punto e come potrà uscirne. Cosa farà? Tornerà a domicilio? Se sì, come?
Vorrei potermi dare delle risposte ma credo continuerebbero ad insorgermi solo domande, perciò provo a spegnere, o meglio mettere in attesa, il mio giudizio sulla qualità di vita e sul testamento biologico e mi metto in macchina, per affrontare un altro turno, con il sorriso e la voglia di provare a parlarti anche se so che probabilmente non mi risponderai
Lo guardo e vedo un corpo ancora giovane e robusto , intravedo all’apertura delle palpebre due splendidi occhi azzurri che chissà quanti sguardi avranno incrociato e cosa avranno visto nella loro vita precedente.
Ora vede casacche e camici di diversi colori e incrocia sguardi di persone estranee, mai viste prime e che in più vogliono anche delle risposte da lui.
Mi domando se lui abbia voglia di rispondere , forse no, forse è stanco, forse vuole solo riposare, forse invece vuole combattere ma non ne ha la forza. Io vedo solo una fetta della sua vita, quella più infelice purtroppo.
Immagino un corpo giovane e ancora atletico, nonostante il trauma e il deficit motorio conseguito, muoversi e condurre una vita normale, con impegni, lavoro e passioni, come tutti.
Vorrei potermi dare delle risposte ma credo continuerebbero ad insorgermi solo domande, perciò provo a spegnere, o meglio mettere in attesa, il mio giudizio sulla qualità di vita e sul testamento biologico e mi metto in macchina, per affrontare un altro turno, con il sorriso e la voglia di provare a parlarti anche se so che probabilmente non mi risponderai.
Your browser does not support the video tag.
Commento (0)
Devi fare il login per lasciare un commento. Non sei iscritto ?