Storia del manichino basato sul volto de "La Sconosciuta della Senna"
Quello di Rescue Annie è il viso più baciato al mondo, su di esso si esercitano milioni di persone per imparare il metodo CPR.
Sono Annie. Sono mie le labbra di gomma che milioni di persone baciano per insufflare l'aria nel mio mezzobusto androgino.
Sono una donna, ma potrei essere anche un uomo o un ragazzino. Mi baciano e poi guardano il mio petto piatto, scoperto dalla giacchetta sportiva, per vedere se respiro. Se non do ancora segni di vita, i baci riprendono intervallati dalle compressioni toraciche.
È scomodo essere baciata da distesa, con il mento iperesteso. I medici che mi hanno dato queste nuove fattezze dicono che le mie sono le labbra più baciate del mondo, anche se sono inermi e non sanno di carne.
Su di me le persone imparano a salvare vite, io che la vita l'ho persa circa 140 anni fa. Era attorno al 1880, certamente prima della fine del secolo, quando mi ripescarono dalla Senna. Mi trovarono presso il Quai du Louvre. Non sanno ancora se fu suicidio o omicidio.
Su di me circolano vari aneddoti, ma soltanto io potrei sapere se allora mi sia gettata nel fiume parigino, come Ofelia, o se qualcuno assassinandomi forse per passione avesse voluto così nascondere il delitto, affidando il mio corpo già morto alle acque.
Credo in realtà di essere morta di tubercolosi , ma non ricordo come sia finita nella Senna. Chissà se la corrente mi avrebbe portata sino al mare, attraversando la Francia, se mi sarei arenata nei pressi di qualche argine a chilometri di distanza dalla capitale o se non sarei stata mai restituita dai fondali fangosi, come capita agli sventurati che si annegano.
Qualche buon’anima mi ha invece raccolta quand'ero ancora dalle parti della città. Sono stata portata in obitorio, dove sono rimasta qualche giorno. Non avevo documenti con me e i miei abiti tradivano le mie povere origini. Tuttavia, come era costume a fine Ottocento, hanno aspettato che qualcuno che mi amasse, o fosse legato a me da qualche vincolo familiare, denunciasse la mia scomparsa e mi venisse a cercare anche qui, per darmi sepoltura.
Aspettavo distesa su una lastra di ghiaccio. Sono stata esposta a lungo al pubblico, l'ingresso era libero. Sono stata un macabro spettacolo per tanti, ma nessuno mi ha alla fine riconosciuta. Andai alla sepoltura senza essere stata identificata. Mi chiamarono “la Sconosciuta della Senna ”. Rimasi anonima. E non fu mai chiarito come fossi morta.
Certamente sapevano che ero stata bella . La violenza della mia morte e le circostanze inspiegabilmente non mi hanno deturpata. Ero bella persino da morta, troppo bella per essere un'annegata, pensarono abbandonando questa ipotesi tra le tante che fecero in quei giorni.
Non ero infatti gonfia né deformata, piena d'acqua. Avevo conservato lineamenti delicati, rilassati. Sembravo essere stata una persona piacevole e con molta grazia, lo si capiva anche se avevo gli occhi ben chiusi.
Il mio viso sereno appariva come quello di una donna addormentata, che avrebbe potuto risvegliarsi in qualsiasi momento, piuttosto di una persona morta tragicamente. Avevo altresì conservato un imperturbabile sorriso, circostanza che li turbava alquanto.
Lo descrissero enigmatico come quello della Monnalisa di Leonardo da Vinci. Piacque molto ad un inserviente della Morgue, come si chiamava l'obitorio. Quel giovane uomo fu talmente affascinato dalla mia funerea bellezza che pensò di farmi un calco in gesso così da immortalare il mio viso e continuare ancora ad ammirarmi.
È macabro, ma la maschera mortuaria che realizzò di nascosto, prima che mi portassero al camposanto, per il suo intimo compiacimento mi diede quella notorietà e quella fortuna che non ebbi da viva.
Nei decenni successivi incominciarono a circolare varie copie di me, in parte ricostruite sulla base di alcune fotografie che scattarono alla maschera originale. Fui riprodotta a lungo dalle abili mani di un artigiano italiano, un certo mastro Lorenzi , specializzato in busti e calchi in gesso di persone famose e in formato originale rimasi appesa in una stanza della sua bottega in compagnia di altre maschere di vita e di morte di poeti.
Grazie a lui il mio volto attraente divenne popolare , mi cercavano nelle bancarelle dei mercati di quartiere anche se venduta come brutta copia o di seconda mano. Rimasi a lungo esposta anche in un atelier di uno stilista di moda. Parlavano di me tutti gli intellettuali più famosi, scatenai il loro immaginario. Stregai Rilke .
Il mio fascino misterioso ispirò novelle e drammi teatrali dell'epoca diventando dapprima musa e poi eroina da romanzo. Ricordandosi che ero comunque una defunta, divenni ad un certo punto quasi una reliquia sacra.
Un certo Albert Camus paragonò a quello della Gioconda il sorriso con cui avevo esalato il mio ultimo respiro e che la rigidità della morte non era riuscita a togliermi. Forse piacevo proprio perché sorridevo, in pace – eppure - ingannevolmente. Non ero meno indecifrabile della nobile donna disegnata sulla tela. Non sapevano, parimenti a lei, darmi un'età.
La mia fama cambiò, oltrepassando i confini della patria che mi aveva dato i natali, quando nel 1958 fui scelta da un medico anestesista austriaco . Si chiamava Peter Safar , l'inventore della respirazione bocca a bocca e della tecnica della rianimazione cardiopolmonare oggi universalmente riconosciuta.
Decise di dare le mie fattezze ai manichini che avrebbe usato per le esercitazioni del personale sanitario . Fu lui a cambiare la mia sorte, trasformandomi da una maschera di morte ad un simbolo di vita attraverso un bacio salvifico.
La mia immagine gli fu suggerita da un giocattolaio norvegese cui si era rivolto per costruire il manichino. Asmud Laerdal era diventato famoso per costruire bambole in PVC, un materiale rivoluzionario duttile e morbido che ben si adattava per le sue caratteristiche all'esigenza del dottore.
La loro collaborazione fu favorita dal fatto che il costruttore riteneva la richiesta del medico austriaco un segno del destino. Poco tempo prima egli aveva rischiato di perdere suo figlio per annegamento, così che per cercare di salvargli la vita aveva istintivamente poggiato le sue labbra contro quelle del bambino, soffiando aria nei suoi polmoni.
Aveva messo in pratica, senza saperlo, una tecnica che doveva essere ancora dimostrata scientificamente . Convincendosi che il manichino dovesse avere rassicuranti tratti femminili, per favorire il suo fine, al giocattolaio tornò alla mente la mia immagine. Mi aveva vista quand'era fanciullo nel salotto di sua nonna, appesa ad un muro. Non sapeva che si trattasse della mia maschera mortuaria, quella di un'annegata. Venne a cercarmi.
Quei due insieme mi diedero finalmente un nome. Anne . O Annie . Mi hanno progettata a grandezza ed aspetto naturale, aggiungendo alla mia testa anche un corpo, tutto in PVC.
Adesso mi chiamo Resusci Anne . O Rescue Anne . Sembra una sorta di cognome. Su di me, da oltre cinquant’anni, si esercitano milioni di persone per imparare il metodo CPR, la cardiopulmonary resuscitation.
Pensate alla mia storia, ora che la conoscete, mentre fate pratica sulle mie labbra socchiuse con un accenno di sorriso, così da sembrarvi meno minacciosa. Sappiate che dal basso io continuo a sorridervi rassicurante, mentre muta ed incosciente vi chiedo di salvarmi, fingendo di essere ancora umana, di pelle ed ossa. Pensatemi ogni tanto. Un tempo sono stata anche io una ragazza. Che forse avrebbe potuto essere salvata con la rianimazione.
Mi piace pensare che a 140 anni dalla mia morte vi possa aiutare a riportare in vita milioni di persone come me, semplicemente sorridendovi benevola, fiduciosa ed incoraggiante mentre vi allenate nei corsi.
Ci hanno già provato in quattrocento milioni. Guardatemi ogni tanto, mentre eseguite le compressioni. Il mio viso non può riprendere colore, resto di gomma. Non aprirò gli occhi. Ma se lo avrete fatto bene su di me, il soffio di vita ed il battito possono davvero tornare agli altri. Se vi succederà di riuscirci, quel giorno sorridete con me.
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