C’è un’importante ed evidente carenza di professionisti sanitari e le iscrizioni al corso di laurea in infermieristica, piuttosto che aumentare, diminuiscono. Il presidente dell’Opi provinciale, Marco Senni: All’interno della nostra provincia mancano circa 400 infermieri, figura professionale sulla quale sono fortemente centrate le sfide dettate dal Piano nazionale di ripresa e resilienza
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Senni, Opi: infermieristica professione sempre meno attrattiva
In sinergia con le altre professioni socio sanitarie, nella visione a lunga gittata del Pnrr l’infermiere deve replicare, in modo importante, ai bisogni primari di salute nell’ambito di una logica tanto di prossimità quanto di vicinanza. La stessa Fnopi, per voce della presidente Barbara Mangiacavalli, ha puntualizzato che senza infermieri il Piano nazionale di ripresa e resilienza non può decollare.
Impossibile non essere d’accordo, ma l’attualità continua a registrare forte carenza di personale dedicato. E le iscrizioni al corso di laurea dedicata tendono a diminuire, invece che ad aumentare.
Solo nella nostra provincia permane una carenza di circa 400 infermieri – illustra Marco Senni, presidente dell’Opi Forlì-Cesena – e le ricadute dell’assenza ricadono in particolar modo sull’assistenza territoriale: pensiamo alle strutture per anziani e disabili, alle case della comunità
. Ma non è tutto.
C’è da registrare il calo delle iscrizioni ad infermieristica, così come il numero dei laureati, che per la prima volta dal 2011 è sceso sotto 10mila. Riprende Senni: Negli ultimi anni, nonostante l’incremento dei posti messi a disposizione dall’università, si nota un calo importante della domanda degli aspiranti infermieri
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Con riferimento a livello nazionale, prosegue, il calo riguarda il 9,2% e ci sono oltre 2.500 domande in meno rispetto agli anni precedenti. In Emilia-Romagna gli aspiranti infermieri sono 1.730 a fronte di 1.634 posti messi a disposizione nei quattro atenei regionali. Con più o meno gli stessi posti nel 2021 erano stati 1.995 a correre per entrare al corso di laurea
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Tradotto: c’è stato un brusco stop. E qui subentra un’altra questione: la scarsa attrattività della professione. L’Italia è un paese per gli infermieri?. Domanda che difficilmente può trovare un’unica risposta.
Il presidente dell’Opi Forlì-Cesena la vede così: Vorrei evitare di incorrere nel loop del tema stipendiale, ma di certo gli infermieri italiani hanno lo stipendio più basso d’Europa, in coda solo la Grecia. E il rinvio della firma del nuovo Ccnl Sanità, con il conseguente rinvio del pagamento degli arretrati, è un altro elemento a nostro sfavore. E non riconoscere la professione tra i lavori usuranti ma semplicemente tra i lavori gravosi di certo non aiuta
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Non tralasciando il fatto che i dati sul comprato riportano che l’età media dei professionisti sanitari di casa nostra, oggi, è di 52,2 anni: nel 2019 era di 45 anni. Dunque, infermieri italiani sempre più anziani. Conclude Senni: I percorsi di carriera esistono solo nella direzione del management e ancora troppo poco, per non dire nulla, si è fatto sullo sviluppo di carriera professionale. I colleghi ci chiedono di poter lavorare meglio, di avere dei percorsi di specializzazione che siano riconosciuti, di avere futuri infermieri formati da professori competenti
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