L’assistenza fuori dall’ospedale rappresenta la chiave di volta del nuovo modello che deve caratterizzare il Servizio sanitario nazionale. Ne è convinta la presidente della Fnopi, Mangiacavalli, che sposa quanto affermato dal ministro Speranza. Il territorio costituisce il luogo privilegiato per la replica alle necessità di assistenza infermieristica, la prevenzione e il monitoraggio
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Assistenza domiciliare: la chiave di volta del Servizio Sanitario Nazionale
Siamo completamente d’accordo con il ministro della Salute, Roberto Speranza: l’assistenza domiciliare rappresenta la chiave di volta del nuovo modello che deve contraddistinguere il Servizio Sanitario Nazionale
. Così Barbara Mangiacavalli, presidente della Fnopi, in riferimento alle parole del ministro Speranza che ha commentato l’intesa tra Stato e Regioni (sottoscritta all’inizio do agosto a adesso in vigore) che estende alle cure domiciliari il sistema di autorizzazione e accreditamento per ciascun ente e soggetto, pubblico e privato, erogante tali servizi. In questo modo si compie un passo basilare per edificare la sanità di domani. Attraverso il Pnrr investiamo 4 miliardi di euro nelle cure domiciliari, per portare l'assistenza pubblica e le cure più appropriate in casa dei pazient
i, le sue parole.
Piano nazionale di ripresa e resilienza cha ha nella sua missione 6 quella di realizzare una nuova salute territoriale. A margine di queste dichiarazioni, la presidente della Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche – che raccoglie gli oltre 456mila infermieri presenti in Italia – ricorda che, inevitabilmente, il punto cardine dell’assistenza domiciliare trova espressione nell’infermiere di famiglia e comunità.
Sono gli infermieri che, 24 ore al giorno, rimangono accanto alle persone, e che le stesse associazioni di cittadini/pazienti chiedono siano di più e maggiormente presenti proprio nel nuovo modello di prossimità delle cure
. È imprescindibile, dunque, la centralità di tale ruolo. A questo proposito, Mangiacavalli aggiunge: Il medico di medicina generale indica la diagnosi e la terapia da seguire, ma accanto al paziente c’è l’infermiere che ne garantisce appropriatezza, esecuzione, aderenza clinica
. Curare nel migliore modo possibile rimane l’obiettivo da perseguire, come ha rimarcato lo stesso ministro Speranza: Saremo in grado di curare meglio le persone, evitando il ricorso all’ospedale quando non è necessario e usando al meglio le risorse
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E appunto l’intesa stessa indica – tra i principali attori – l’infermiere di famiglia e comunità, per il quale l’Agenzia Nazionale per l’Assistenza Sanitaria (Agenas), nella sua proposta di decreto per la regolamentazione dell’assistenza sul territorio, ha indicato un fabbisogno che passa dagli 8 ogni 50 mila abitanti indicati nel Decreto Rilancio (legge n. 77 del 17 luglio 2020) a uno ogni 2000/2.500 abitanti. Esattamente per garantire le cure e l’assistenza di prossimità. Puntualizza Mangiacavalli: Il territorio rappresenta il luogo privilegiato per la risposta ai bisogni di assistenza infermieristica, la prevenzione e il monitoraggio
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Nasce da qui l’importanza – meglio ancora, l’urgenza – di riconfigurare tutti i sistemi di presa in carico e di continuità assistenziale, considerando che la replica ai bisogni di salute è ancora culturalmente “ospedalocentrica”. L’ospedalizzazione è una parentesi nella vita della persona che continua fuori dall’ospedale, laddove deve incedere anche la risposta. Il futuro del Servizio sanitario nazionale e quello di un’assistenza a misura di cittadino è nella multi-professionalità
, chiosa la presidente della Fnopi.
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